«Benvenuti, oggi è una festa bellissima, per tutta l’Italia, per tutta la Chiesa, per tutto il mondo. È un giorno di molta gioia. Saluto soprattutto tanti giovani che sono qui. È veramente una benedizione del Signore trovarsi insieme con voi che siete venuti da diversi Paesi. È un dono di fede che vogliamo condividere: sentiamo tutti nel cuore la stessa cosa che Pier Giorgio e Carlo hanno vissuto, soprattutto nell’Eucaristia, ma anche nei poveri, nei fratelli e nelle sorelle. Tutti siamo chiamati a essere santi». Inizia, così, con un saluto tanto affettuoso quanto inatteso di papa Leone, che arriva presso il palco attrezzato all’aperto quasi mezz’ora prima dell’avvio delle celebrazione solenne, la mattina della canonizzazione di Pier Giorgio Frassati e di Carlo Acutis.

L’attesa
Quel 7 settembre che, in verità, per moltissimi di coloro che gremiscono piazza San Pietro – alla fine saranno più di 80.000 – è cominciato all’alba o addirittura nella notte, tra viaggi e spostamenti. Come per i nostri oltre 1000 ambrosiani guidati dall’Arcivescovo che concelebra il rito accompagnato da altri sacerdoti, tra cui il vescovo ausiliare monsignor Luca Raimondi, il vicario episcopale di settore, don Giuseppe Como, il direttore della Fom, don Stefano Guidi, il responsabile della Pastorale giovanile don Marco Fusi e don Michael Pasotto, assistente Azione Cattolica settore Giovani, oltre naturalmente a tanti altri presbiteri impegnati nella pastorale sull’intero territorio della Chiesa di Milano.
Riconoscibili dalla tipiche sciarpe portate, con orgoglio, anche come bandane, i pellegrini diocesani, sono immersi in un mare di altri colori, di bandiere di ogni parte del mondo, di stendardi dell’Azione Cattolica e di immagini di Carlo e Pier Giorgio. In tutto simili a quelle che campeggiano sulla facciata della basilica quasi a vegliare, in una mattina ancora estiva, sulla folla che arriva fino a via della Conciliazione.

«Carlo per noi è un esempio e per questo siamo qui e non al mare come altri nostri amici», spiega un emozionato diciassettenne. «Oggi mi sembra di essere ancora di vivere il Giubileo dei giovani: è bellissimo», dice una ragazza di passaggio, mentre un’altra cita Acutis nella sua famosa espressione «Non io, ma Dio», aggiungendo: «infatti, siamo originali e non fotocopie».
La celebrazione
Finalmente scoccano le 10.00 e sulla piazza appare il Papa. Trentasei i cardinali concelebranti, 270 i vescovi, 1700 i preti in totale. Foltissimo il parterre delle autorità civili e militari con la delegazione italiana guidata dal presidente della Repubblica, Sergio Mattarella.

Dopo l’invocazione del «Veni Creator Spiritus», è il cardinale Marcello Semeraro, prefetto del Dicastero delle Cause dei Santi che si reca presso il Papa, unitamente ai postulatori Silvia Correale per Frassati e Nicola Gori per Acutis, e che legge brevi biografie dei due beati. Le Litanie dei Santi, precedono la formula di Canonizzazione letta dal Papa – anche per lui è una prima volta – e, tra gli applausi, Piergiorgio e Carlo vengono dichiarati santi. Sono le 10.24.

Le immagini dei maxischermi scorrono sui volti dei parenti, tra cui la mamma di Carlo, Antonia commossa, con accanto il marito Andrea e i gemelli avuti dopo la morte di Carlo, Francesca e Michele che legge la prima lettura in inglese. Da qui e dalla pagina del Vangelo di Luca al capitolo 14 – proclamato anche in greco a sottolineare il senso di una Chiesa indivisa che cammina sulle vie della santità – prende spunto l’omelia del Santo Padre, attenta a sottolineare la necessità che, specie nella vita giovane, «nulla vada perduto». Ma come fare, si chiede, nel libro della Sapienza, il giovane Salomone.
L’omelia del Papa
«Tanti giovani, nel corso dei secoli, hanno dovuto affrontare questo bivio nella vita. Pensiamo a san Francesco d’Assisi: in questa cornice, oggi guardiamo a san Pier Giorgio Frassati e a san Carlo Acutis: un giovane dell’inizio del Novecento e un adolescente dei nostri giorni, tutti e due innamorati di Gesù e pronti a donare tutto per Lui. Entrambi hanno coltivato l’amore per Dio e per i fratelli attraverso mezzi semplici, alla portata di tutti: la santa Messa quotidiana, la preghiera, specialmente l’Adorazione eucaristica. Carlo diceva: “Davanti al sole ci si abbronza. Davanti all’Eucaristia si diventa santi”, e ancora: “La tristezza è lo sguardo rivolto verso sé stessi, la felicità è lo sguardo rivolto verso Dio. La conversione non è altro che spostare lo sguardo dal basso verso l’Alto, basta un semplice movimento degli occhi”. Un’altra cosa essenziale per loro era la Confessione frequente. Carlo ha scritto: “L’unica cosa che dobbiamo temere veramente è il peccato”; e si meravigliava perché “gli uomini si preoccupano tanto della bellezza del proprio corpo e non si preoccupano della bellezza della propria anima”. Tutti e due, infine, avevano una grande devozione per i Santi e per la Vergine Maria, e praticavano generosamente la carità. Perfino quando la malattia li ha colpiti e ha stroncato le loro giovani vite, nemmeno questo li ha fermati e ha impedito loro di amare, di offrirsi a Dio, di benedirlo e di pregarlo per sé e per tutti. Carissimi, i santi Pier Giorgio Frassati e Carlo Acutis sono un invito rivolto a tutti noi, soprattutto ai giovani, a non sciupare la vita, ma a orientarla verso l’alto e a farne un capolavoro. Ci incoraggiano con le loro parole: “Non io, ma Dio”, diceva Carlo. E Pier Giorgio: “Se avrai Dio per centro di ogni tua azione, allora arriverai fino alla fine”. Questa è la formula semplice, ma vincente, della loro santità. Ed è pure la testimonianza che siamo chiamati a seguire, per gustare la vita fino in fondo e andare incontro al Signore».

Come vogliono fare tanti giovani che seguono la Messa in un raccoglimento difficile da credere essendo in una piazza affollatissima – nel silenzio, ad esempio, l’Arcivescovo legge parte della preghiera eucaristica dall’altare accanto a papa Leone – arrivando fino all’Angelus, nel quale il Papa torna a chiedere con forza ai potenti del mondo di operare per la pace, e al festeggiatissimo e prolungato giro della piazza in papamobile.
«Siamo qui perché Carlo ci ha chiamato»
Mentre lasciano lentamente – e quasi controvoglia – piazza San Pietro, non si spegne l’emozione e la gioia specialmente dei ragazzi, come quelli dell’Unità pastorale di Lambrugo e Lurago d’Erba che hanno avuto l’onore, nei mesi scorsi, di essere i primi ad ospitare le reliquie di Carlo per l’iniziativa della Fom, «La staffetta di preghiera» e che, con Matilde, dicono: «Carlo è un ragazzo che mi sta molto a cuore e questa stima è nata proprio dalla Messa in cui ci sono state consegnate le reliquie». Michele da Erba sottolinea: «siamo qui tutti insieme con gli amici: certo, ci divertiamo ma siamo uniti anche nella preghiera e da un evento che per noi è storico».

Samuela, una mamma che arriva da Quarto Oggiaro, evidenzia, come adulto (ma anche per i ragazzi che ha vicino a sé) l’importanza degli incontri fatti in queste ore a Roma, come quello con una giovane famiglia francese che si è affidata all’intercessione di san Carlo per superare le difficoltà di una nascita gemellare problematica. Federica di Lacchiarella con il figlio, conclude. «Siamo stati chiamati da Carlo ad aprire il nostro cuore, oggi, in un momento di sofferenza familiare. Siamo un gruppo di mamme dell’oratorio e io sono convinta che san Carlo aiuterà me e mio figlio a capire questa nostra sofferenza».
«Sono venuto a Roma con un gruppo di 30 giovani di Azione Cattolica ambrosiana in treno e molti altri nostri associati lo hanno fatto in gruppi», riflette il presidente diocesano Gianni Borsa. «È stata un’esperienza molto vivace e intensa dal punto di vista della fede e dell’amicizia. Questo mi ha fatto pensare proprio alle figure, ai profili dei 2 santi giovani Carlo e Pier Giorgio che erano gente di fede capace di costruire bellissime relazioni nell’amicizia concreta di ogni giorno. Con questo spirito vivremo il pellegrinaggio diocesano di Ac a Oropa e Pollone, il prossimo 18 ottobre».




