Lunedì 2 giugno, data tanto significativa per la vita civile del Paese, una processione ecumenica, promossa dal Consiglio delle Chiese cristiane di Milano, attraverserà il centro della città, testimoniando il desiderio di unità dei cristiani e l’appello alla pace. «Abbiamo lavorato a lungo per pensare, ideare e costruire questo evento – spiega il diacono permanente Roberto Pagani, responsabile del Servizio diocesano per l’Ecumenismo e il Dialogo -. La scelta del 2 giugno, Festa della Repubblica, dice della nostra volontà di compiere un gesto con un significato anche civile».

La preghiera delle Chiese – che coinvolgerà rappresentanti, ministri e fedeli delle diverse confessioni cristiane presenti in città – intende ricordare i 1700 anni dall’inizio del Concilio di Nicea (20 maggio 325): il primo Concilio ecumenico, convocato dall’imperatore Costantino I, momento fondativo nella storia del Cristianesimo. In quell’occasione, infatti, fu definito il Credo che, come espressione concorde della fede, ancora oggi unisce i cristiani delle diverse confessioni. «Con l’Editto di Milano nel 313 la cristianità aveva trovato la possibilità di un’espressione pubblica, seppure minoritaria. Oggi, in un contesto nel quale i cristiani sono tornati a essere una minoranza, vogliamo ridire il senso del nostro credere e riaffermare ciò in cui crediamo», sottolinea Pagani.
La processione partirà alle 18.30 dalla chiesa di San Sepolcro, al cui interno vi sarà una prima preghiera, mentre una seconda sosta, prima di arrivare nella Basilica di Sant’Ambrogio, sarà, in largo Gemelli, davanti all’ingresso dell’Università Cattolica. In Basilica, oltre alla proclamazione corale del Credo niceno e a un breve momento di preghiera accompagnato da alcuni canti, prenderanno la parola l’Arcivescovo, il metropolita Policarpo della Diocesi ortodossa d’Italia, Esarca dell’Europa Meridionale del Patriarcato ecumenico, e il pastore Andreas Koehn della Chiesa valdese metodista di Milano. Saranno presenti molte confessioni ed è bello, per esempio, ricordare la partecipazione del Patriarcato di Mosca e della Chiesa Ortodossa ucraina.

«Questa celebrazione ecumenica vuole mettere in evidenza l’importanza che ha per noi oggi il simbolo di fede formulato a Nicea, sostando in alcuni luoghi emblematici come la Basilica dedicata a Sant’Ambrogio, che ebbe un ruolo determinante nella difesa della città di Milano dall’eresia ariana – aggiunge padre Traian Valdman, presidente di turno del Consiglio delle Chiese Cristiane di Milano e vicario eparchiale emerito della Diocesi ortodossa romena d’Italia -. Questa preghiera ecumenica è quindi di particolare attualità perché, da una parte, rafforza la nostra consapevolezza di avere la stessa fede e, dall’altra, sottolineando come l’unità della Chiesa presupponga la comunione di tutti pone il tema del risultato a cui dovrebbe portare questa stessa comunione: la pace».
Insomma, un segno di unità che significa anche ripetere, a una sola voce, un’invocazione di pace. «Sì, assolutamente – conclude Pagani -. Non a caso abbiamo scelto la chiesa del Santo Sepolcro – con la sua simbologia della risurrezione – come avevamo fatto per la celebrazione della Pasqua, quest’anno celebrata nella stessa data sia dai cristiani occidentali, sia dagli ortodossi, affermando la risurrezione di Cristo come elemento centrale della nostra fede, anche nella sua espressione pubblica».





