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Milano

«Il Papa richiama valori favorevoli al bene dell’umanità»

L’autorità morale e profetica del Pontefice («il Vaticano porta la dottrina, anche se può non essere ascoltato») richiamata dall’Arcivescovo all’incontro di presentazione del libro del direttore del Tg2 Antonio Preziosi sulla storia dei rapporti tra Repubblica italiana e Santa Sede

di Annamaria BRACCINI

23 Maggio 2025
Il tavolo dei relatori

Due chilometri e mezzo. È la distanza, percorribile in 40 minuti scarsi di una passeggiata tranquilla, tra il Quirinale e Piazza San Pietro. Due Stati in un’unica città, Roma. E proprio ai «retroscena tra Stato e Vaticano» è dedicato il bel volume di Antonio Preziosi dal titolo, indubbiamente suggestivo, Linea segreta. Edito da San Paolo, il saggio – di oltre 300 pagine, ma agilissimo e avvincente grazie alla maestria dell’autore, giornalista, saggista e scrittore, dal 2022 direttore del Tg2 – ripercorre decenni di storia patria e della Santa Sede, da De Gasperi a papa Francesco.

Le copie del volume

Alla presentazione, dopo Roma svoltasi a Milano, presso la Fondazione Ambrosianeum, non hanno così voluto mancare, insieme all’autore, l’Arcivescovo, il sindaco Beppe Sala e, in un secondo tavolo di relatori, Lino Stoppani (presidente della Federazione Italiana Pubblici Esercizi) e Luca Arnaboldi (avvocato e docente alla Liuc). L’incontro, introdotto da Andrea Vento (Ceo di Vento & Associati, promotore dell’evento) e moderato da Sara Monaci (giornalista de IlSole24 Ore), ha preso l’avvio dagli interventi dell’Arcivescovo e del Sindaco.  

L’intervento dell’Arcivescovo

«Quelli tra Stato e Vaticano sono rapporti molto diversificati – nota subito monsignor Delpini -. C’è un atteggiamento di deferenza, con Presidenti della Repubblica che si inginocchiamo a ricevere la benedizione del Papa e, dall’altra parte, vi è un atteggiamento di attrattiva reciproca, per cui quello che il Vaticano dice è attraente per lo Stato e ciò che dice lo Stato ne fa un interlocutore promettente per la Santa Sede».

L’intervento dell’Arcivescovo

Ma, poi, c’è anche «l’insofferenza», peraltro documentata da Preziosi. «Le due sponde del Tevere, nella varia tipologia dei loro rapporti, evidenziano un’evoluzione dal tempo della Costituente, caratterizzato dal ricorrere di un aggettivo che mi ha fatto molto pensare», osserva l’Arcivescovo. «I dibattiti di allora – si legge nel volume – dimostrano un confronto di altissime idealità: l’aggettivo “altissimo” torna sempre per l’eccellenza dei Padri della Repubblica. Invece, proseguendo nel tempo, sembra di passare a più modeste contrapposizioni sui particolari, con la rivendicazione di diritti individuali di fronte al ribadire dei princìpi da parte della Chiesa. Le due sponde risultano qui inconciliabili».

«Il libro – prosegue – descrive l’abbassarsi del tono e del contenuto del confronto, da cui il Vaticano, comunque, emerge con un prestigio accresciuto con il crescere di un tratto di discrezione e di non intervento nelle decisioni politiche, presentando comunque una proposta di vita e di valori, talvolta, alternativi rispetto allo Stato. Le due sponde hanno, quindi, registrato un’evoluzione diversa: la Santa Sede verso una visione più planetaria della storia, dove l’Italia rappresenta uno Stato del mondo come ve ne sono altri».

L’intervento del sindaco Sala

Le parole del Sindaco

«Ho letto il libro – spiega il sindaco Sala -, che è interessante, riuscendo a muoversi tra la dimensione politica e quella istituzionale e lasciando spazi alla riflessione e anche alla curiosità. Comprendere come i rapporti tra Stato e Vaticano hanno intessuto la nostra storia non può, infatti, che essere rilevante anche per capire i tempi che cambiano. Con i problemi seri e importanti che riguardano il nostro destino comune: dal divorzio all’aborto, dal terrorismo ai diritti civili per arrivare a oggi, col tema dell’immigrazione che, per me, è quello che più si presta a semplificazioni sbagliate. Tutte questioni su cui si possono avere opinioni diverse ma che la nuova fase del Papato dovrà comunque affrontare. Avere un interlocutore che parla la stessa lingua sulle problematiche che riguardano il mondo è fondamentale, anche se si hanno idee differenti. Il saggio apre finestre sul futuro».

L’autore e la pagina non scritta

«Questo non è un libro storico, ma una narrazione giornalistica», sottolinea Preziosi, frutto di una fascinazione nata in lui fin dalla giovinezza universitaria, «per la presenza di due Stati in un’unica città».

Il richiamo è ad alcuni passaggi-chiave della storia recente, con quell’anno incredibile che fu il 1978, «con la drammaticità degli anni di piombo, tre Papi e due Presidenti della Repubblica: un momento di cesura incredibile. Il volume passa attraverso i decenni e termina con la partecipazione di papa Francesco al G7 del 2024. Ma la pagina più bella del mio libro è quella che non è ancora stata scritta, con l’arrivo di papa Leone. Esiste una diplomazia che passa dai canali ufficiali, ma ne esiste anche una non scritta, fatta di incontri con quella capacità, che definirei ontologica, che può avere soltanto una città come Roma. Finalmente, grazie a papa Francesco e al successore, abbiamo messo in primo piano la parola pace, e così probabilmente anche come giornalisti stiamo dando il nostro contributo».

L’intervento di Antonio Preziosi

Il Papa e la pace

«Sono ottimista sulla possibilità che Leone possa incidere a livello diplomatico – termina Preziosi -. Pensiamo a Giovanni Paolo II. Siamo tutti persone, ma ve ne sono alcune che possono cambiare la storia».

Di diverso avviso Sala: «Sono un poco pessimista sul fatto che il Vaticano possa incidere in profondità. Non credo, e me ne dispiace, che la Santa Sede possa dare un contributo straordinario su questo, ma può farlo su altre questioni etiche, come il fine-vita che è un problema universale. Questo è un Papa universale e il giudizio che potrà dare sarà importantissimo».  

«Ritengo che il Papa abbia una responsabilità di autorità morale e di profezia, entrando con una proposta di principi – scandisce l’Arcivescovo -. La dottrina della Chiesa è conosciuta e non penso che il Pontefice la cambierà. I cattolici italiani devono dire in cosa credono e se votano una legge pro o contro, ma il Vaticano ha un ruolo diverso: porta la dottrina anche se può essere ascoltato o meno. La regolamentazione di alcune prassi è doverosa, ma il Papa richiama valori favorevoli al bene dell’umanità, che invece pare avere una passione per suicidarsi e uccidere gli altri».

Infine la moderatrice sollecita l’Arcivescovo: è un dispiacere che il Pontefice non sia italiano? Delpini conclude: «Io sono convinto che il Papa non è italiano o americano, ma è il Pastore e servo per l’unità della Chiesa cattolica. Il fatto che non sia né italiano né europeo è, forse, un segnale del declino complessivo dell’Europa, che non esprime più un pensiero e un’economia al servizio del bene comune. Il tema è in quale Europa stiamo vivendo e, forse, ormai serve una rivoluzione culturale e morale». 

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