Link: https://www.chiesadimilano.it/news/chiesa-diocesi/tiziano-il-saluto-a-francesco-dellex-detenuto-2835804.html
Speciale

Papa Francesco, una vita per la Chiesa

Sirio 8 - 14 dicembre 2025
Radio Marconi cultura
Share

Testimonianza

Tiziano, il saluto a Francesco dell’ex detenuto

Venerdì era in San Pietro. Avrebbe dovuto suonare davanti al Papa lo scorso 15 febbraio, per il Giubileo degli artisti. In carcere, a San Vittore, aveva letto la sua prima enciclica, "Lumen Fidei". Da allora un legame invisibile lo ha unito a Bergoglio

di Luisa BOVE

26 Aprile 2025

Si è commosso Tiziano quando ieri ha varcato la porta di San Pietro per andare a dare l’ultimo saluto a papa Francesco. Si è alzato all’alba ed è partito col treno delle 6.10 dalla Stazione Centrale di Milano. Un viaggio in solitaria cui non poteva rinunciare per quel filo invisibile che lo lega a Bergoglio. Il giorno della sua morte ha scritto di getto una breve riflessione: «Caro Francesco, te ne sei andato in silenzio, con grande dignità, portando e dando a tutti noi il segno del tuo grande amore per Cristo. Anche nell’ultima settimana di vita hai voluto andare a trovare i nostri fratelli detenuti a Rebibbia, sofferente, senza forze, ma presente e sempre con quella domanda che ti ponevi: “Perché loro e non io?”. Questo eri tu Francesco, però ti sei perso una grande esibizione, quando hai deciso di ammalarti a pochi giorni dal Giubileo degli artisti, avresti goduto di un altro miracolo della tua presenza tra noi, infatti saremmo stati al tuo cospetto, detenuti, ex detenuti credenti e non, tutto perché la passione e la tua voglia di vivere in mezzo ai comuni ci aveva contagiato!!!».

Tiziano è un ex detenuto, libero dal marzo 2024. Il 15 febbraio scorso doveva andare a Roma insieme al coro “Amici della nave” del carcere di San Vittore per esibirsi a Cinecittà, in occasione del Giubileo degli artisti, insieme ad altri carcerati, volontari e operatori. «Eravamo stati scelti dalla Curia Romana, anche perché il Papa aveva già aperto la porta santa nel carcere di Rebibbia», ma dopo il suo ricovero al Gemelli è stato tutto annullato.

A Roma è andato ieri, in giornata. Quando nella tarda mattinata Tiziano ha varcato la porta della basilica di San Pietro, si è commosso. «Ho pianto e mi sono emozionato per la bellezza e lo splendore, era 20 anni che non vi tornavo. C’erano tantissime persone di varie nazionalità. Tutti erano molto composti e regnava un grande silenzio. Poi ho pianto anche davanti alla salma».

Il Coro “Amici della Nave” di San Vittore, di cui Tiziano fa parte

Il suo legame con il Pontefice è iniziato nel 2017, quando Francesco si è recato a Milano in visita pastorale. «Io avevo appena traslocato ed ero andato a vivere in via Mecenate, alle spalle di via Salomone dove il Papa stava andando a incontrare le persone meno abbienti che vivevano alla Trecca, nei vecchi palazzoni Aler, le famose case bianche occupate da indigenti. Mi sono affacciato e l’ho visto, per me è stato un grande impatto. Poi è andato a trovare i detenuti di San Vittore. Non avrei mai immaginato che, a distanza di sette mesi, mi sarei ritrovato nello stesso reparto che aveva visitato lui. Francesco mi colpiva per il fatto di non essere andato a vivere nel lusso, ma a Santa Marta. Era il Papa dei poveri, a differenza di Ratzinger che era un teologo e di Giovanni Paolo II che ha segnato un’epoca combattendo mille battaglie».

Tiziano è un uomo credente ed è rimasto affascinato da Francesco. «Quando ero a San Vittore mi sono fatto portare Lumen fidei, la sua prima enciclica, l’unica nella storia della Chiesa che è stata scritta a quattro mani, iniziata da Benedetto XVI e ripresa da Francesco. È molto bella, ma difficile da interpretare, io me la sono letta con cura, anche perché in carcere avevo tempo».

A San Vittore la fede lo ha sostenuto: «Mi ha sempre accompagnato e non mi ha fatto cadere», racconta ancora. «Chiedevo al Signore di darmi la forza di andare avanti, anche perché la mia condanna era lunga; mi è sempre stata negata la possibilità di uscire in permesso premio o alle misure alternative perché dicevano che ero pericoloso. Però in carcere ho fatto un percorso, andavo sempre a Messa, cercavo di aiutare le persone che avevano più bisogno, non avevo possibilità economiche, però ero disponibile nelle piccole cose, scrivere una lettera oppure tradurre dei brani. Questi gesti mi hanno permesso di migliorare, dando speranza e sperando io stesso. Gli anni di carcere non si cancellano, anche se adesso mi sto comportando bene».

Tiziano era ancora a San Vittore durante la pandemia e ricorda: «Mi è rimasto impresso quando nel 2020 il Papa ha fatto la processione e ha pregato da solo. È stato molto toccante, anche perché da noi era appena finita la rivolta. Francesco mi ha accompagnato in quel momento triste della mia vita e quindi mi è sembrato doveroso andare a vedere le sue spoglie in San Pietro. Mi è costata fatica, perché sabato e domenica lavoro, ma non è niente rispetto a quello che merita quest’uomo. E ora sono contento».