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SACRO MONTE DI OSSUCCIO

25 Giugno 2003

di Luca Frigerio
«Ave Maria gratia plena Dominus tecum…». Saliva adagio, Teresa, a testa china, il rosario tra le mani. Dal lago soffiava un vento freddo che aveva gelato l’ultima neve sparsa sul viale. Ma il cielo era azzurro, quel pomeriggio di quaresima dell’anno del Signore 1683, e il sole sembrava voler giocare con le tegole delle cappelle, nascondendosi tra i rami degli alberi ancora spogli. «Benedicta tu in mulieribus et benedictus fructus ventris tui Iesus…». Pregava Teresa, mormorando appena, ma con un fervore nuovo, più intenso, che la costringeva a chiudere gli occhi e serrare forte le dita sui grani della corona. Aveva una grazia particolare da chiedere in quei giorni. Una grazia che solo una madre, un’altra Madre, poteva comprendere. E forse esaudire. «Sancta Maria Mater Dei…». A Ossuccio, sulla sponda esterna del Lario, era giunta in mattinata, da un piccolo paese della Val d’Intelvi, dov’era la sua casa. Si era alzata all’alba e il cammino era stato lungo. Ma c’era abituata e non le pesava. Il lago, per lei, era una visione inconsueta, e ora contemplava l’acqua di un blu metallico e le belle montagne attorno con sguardo incantato, con occhi di fanciullesca meraviglia. Teresa era una donna semplice, ancora giovane. Un marito lontano a lavorare in terra straniera, tre figli piccoli da sfamare. Non era facile, ma si tirava avanti, con la forza delle proprie braccia e l’aiuto di Dio. Ma ora la malattia dell’ultimo nato aveva complicato tutto. I medici avevano scosso la testa, sua madre aveva pianto a lungo, in silenzio, davanti al camino. E lei aveva voluto partire, venire fino a qui, per implorare quella Madonna del Soccorso che tanti prodigi aveva compiuto per la povera gente. «Ora pro nobis peccatoribus…». C’era una nostalgia di Terra Santa, in quel Sacro Monte costruito cappella dopo cappella sul fianco della montagna. Teresa lo sentiva, anche se non sapeva bene spiegarsi il come e il perché. Ma era così proprio così. E passo dopo passo, le pareva di rivivere davvero quello che tante volte il suo parroco aveva raccontato nelle messe domenicali, commentando i passi evangelici.