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VINCENZO FOPPA E fu subito Rinascimento

Un viaggio affascinante nell'arte del "padre" del Rinascimento lombardo, tra nuove scoperte, importanti conferme e splendide opere

653 - Itinerari Redazione Diocesi

2 Ottobre 2003

di Luca Frigerio

Fu Vincenzo Foppa il vero, grande padre della nuova pittura lombarda del Rinascimento.
Generoso, come molti, se non tutti, i padri. Instancabile per energia e creatività, geniale nelle invenzioni, sapiente nel segno e nel colore. Ai suoi “figli”, numerosi e grati in terra di Lombardia, lasciò un’eredità straordinaria di insegnamenti e di idee, da mettere a frutto e via via incrementare.
Bresciano d’origine, il Foppa (1430 – 1515) viaggiò a lungo, studiando il gusto veneziano del Bellini, osservando l’impronta del Mantegna, curiosando tra i fiamminghi e i provenzali attivi nel genovese. Da tutti apprese, con curiosità, con umiltà. Eppure la sua espressività risultò infine unica e originale, interessata e partecipe alle nuove forme rinascimentali, ma lontana sia dalla visione figurativa dei toscani, sia dalla concezione archeologizzante degli umanisti.
Una maniera, quella del Foppa, segnata piuttosto da un’atmosfera soffusa, da toni smorzati e composti, che, da allora in poi, sarà detta, per l’appunto, “foppesca” o, ancora più semplicemente, “lombarda”.

Un anno fa, molti probabilmente l’avranno visitata, Brescia dedicava al Foppa una splendida mostra, preziosa per i molti capolavori esposti, notevole per i nuovi studi giunti a illuminare ulteriormente la figura del maestro.
Oggi, finalmente, quelle ricerche e quei contributi sono stati raccolti in un bel volume, che del pittore lombardo ripercorre l’opera intera, dagli anni giovanili alla maturità, proponendo confronti con autori e lavori contemporanei, evidenziando le influenze che i dipinti del Foppa seppero suscitare tra gli artisti delle generazioni successive.
Il volume può dunque accompagnarci in un lungo itinerario “virtuale” nell’arte di Vincenzo Foppa. Ma può anche dare lo spunto per visite concrete e reali alle opere stesse del nostro pittore, avendo così nuovi elementi e inedite informazioni per una loro migliore comprensione.
Da dove partire? Due soli suggerimenti.
Innanzitutto da Bergamo, dove l’Accademia Carrara conserva uno dei primi lavori del Foppa, la splendida «Crocifissione» databile attorno al 1450. Un’opera che può essere considerata un vero manifesto della nuova concezione spaziale prospetticamente articolata, eppure coinvolgente, emozionante, con quel Cristo ingrandito rispetto alle leggi matematiche delle proporzioni, e il cattivo ladrone è illuminato di una luce sinisitra, quasi che le fiamme dell’inferno già si riverbassero sul suo volto.
E poi la Cappella Portinari a Milano, presso la basilica di Sant’Eustorgio, che squaderna uno dei brani più rappresentativi non solo dell’arte foppesca, ma di tutta la pittura lombarda della seconda metà del Quattrocento.
Una summa di scene narrative incentrate sulla vita di san Pietro Martire, un punto di arrivo delle esperienze maturate e meditate dal Foppa, “inventore” del naturalismo lombardo nella percezione della luce e nell’adesione ai valori di verità e concretezza.

VINCENZO FOPPA
di Autori Vari

Skira Editore
formato 24 x 28 cm
(brossura con cofanetto)
352 pagine
188 illustrazioni a colori e in b/n
65 euro