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Beccafumi, classicista ma con “maniera”

653 - Itinerari Redazione Diocesi

8 Ottobre 2003

Domenico di Giacomo di Pace, detto Beccafumi dal nome del suo protettore, nacque a Montaperti (Si) nel 1484 e morì a Siena nel 1551.
Come riferisce Giorgio Vasari, il pittore non amava allontanarsi dalla sua città. Tuttavia, intorno al 1510, egli si recò una prima volta a Roma, venendo a contatto con gli affreschi di Raffaello nelle Stanze Vaticane e con la volta della Cappella Sistina di Michelangelo.
La prima commissione di rilevante importanza fu la decorazione della cappella della Madonna del Manto e della pala d’altare della «Trinità» nell’Ospedale di Santa Maria della Scala a Siena, del 1512.
Il risultato fu talmente apprezzato dai concittadini che immediatamente fiorirono moltissime commissioni, pubbliche e private. Nel 1518 l’artista lavora, insieme al Sodoma, per la prestigiosissima decorazione dell’Oratorio di San Bernardino, una sorta di galleria della pittura senese di inizio Cinquecento.
A partire dall’anno successivo è impegnato in un’impresa eccezionale: l’esecuzione dei cartoni per il pavimento del Duomo di Siena, impresa che lo vedrà coinvolto per tutta la sua vita.
Sulla linea di una adesione al classicismo romano, Beccafumi prosegue la sua attività, impegnato, intorno al 1520, nell’esecuzione degli affreschi di Palazzo Venturi a Siena e licenziando opere come l’affascinante «Natività» della chiesa di San Martino (databile al 1522).
Il Beccafumi, pur tenendo fede alle lezioni di Michelangelo e Raffaello, mostra talvolta di prediligere accenti più intimi e quotidiani.
Le opere della sua maturità rivelano un notevole virtuosismo nella definizioni dello spazio prospettico e un uso visionario del colore, alternando tuttavia opere in cui prevale un’atmosfera straordinariamente intima, come è il caso della Pala di Sarteano.