Cosa possiamo vedere/fare/pensare per e con i preadolescenti, anche in questo tempo così particolare? Abbiamo vissuto con gli educatori dei preadolescenti, online su Zoom, mercoledì 27 gennaio, nell’ambito della Settimana dell’educazione 2021, una serata di ascolto e confronto per comprendere meglio la situazione attuale e le opportunità per accompagnare i preadolescenti nell’avventura di crescere, alla luce della proposta delle nuove linee guida, dal titolo "Ora andiamo!", per la pastorale diocesana dei preado.


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Una riflessione fondamentale per ogni équipe di educatori, che incoraggia, nonostante tutte le difficoltà, a continuare a mantenere vivo, con tutto il nostro impegno, il rapporto con i ragazzi.

 

Mettiamo a disposizione in allegato i materiali utili per confrontarsi con la propria comunità educante, in un lavoro di gruppo, e continuare la condivisione, a partire dalle considerazioni più importanti che ci ha offerto l’intervento della prof.ssa Augelli, docente di pedagogia interculturale all’Università Cattolica del Sacro Cuore (è disponibile la diretta integrale dell’incontro su YouTube Canale Pastorale Giovanile FOM Milano).

 

Quali sono le dinamiche da tenere presenti in questo tempo, che richiedono ancora più attenzioni, nell’accompagnamento dei preadolescenti?

«Dobbiamo tenere conto di alcune situazioni, che fanno parte del vissuto ordinario dei preado, e vedere come si svolgono, spesso in un modo un po’ contraddittorio in questo periodo particolare di chiusura e isolamento. L’elemento caratteristico della preadolescenza è il cambiamento e l’evoluzione corporea, che genera altri cambiamenti e intercetta tante sensibilità, a seconda del genere (maschio/femmina), e influenza altri piani (modo di vestirsi, apprezzarsi o meno, sfera del piacere ecc.): sono elementi che si snodano nel dialogo e nel confronto con gli altri, oggi vissuti per lo più in solitaria (gli adulti faticano in questo dialogo e narrazione; i ragazzi non riescono a parlarne facilmente con gli amici più intimi e sono privati di esperienze, come lo sport, di esposizione fisica e confronto). Come educatori occorre prestare attenzione affinché queste dinamiche vengano vissute pienamente, elaborando un significato dentro questi cambiamenti, preservando una buona immagine di sé.

L’altro aspetto molto importante che vivono i preado: l’uscita di casa. I preadolescenti, per maturare e crescere, hanno bisogno di uscire dalla sfera familiare e vivere a contatto con altri: fare esperienza di un mondo che c’è fuori. È l’esperienza dell’erranza e dell’esplorazione fisica (conoscere nuovi spazi, contesti) ma anche relazionale ed emotiva (mettere in contatto con dimensioni diverse). In questo periodo i ragazzi sono per lo più relegati a una dimensione di familiarità, proprio con i genitori che dovrebbero mettere un po’ in discussione, portandoli a vivere con loro una grande simbiosi e vicinanza fisica. In questo paradosso occorre incentivare esperienze non solo sul web e canali mediatici (anche se aiutano), venendo incontro al loro bisogno di esplorazione e di relazioni con l’esterno: non far venire meno la dimensione relazionale con i coetanei, gli amici stretti, gli adulti di riferimento, gli educatori.

Se, secondo la definizione montessoriana, il preadolescente è “colui che rinasce socialmente”… come fa, oggi, a “nascere di nuovo” un preadolescente che non vive esperienze fisiche di contatto con gli altri e di esplorazione? Questa esperienza della pandemia toglie molto della relazione diretta ma ci mette in contatto con una relazione globale, facendoci capire che non siamo isolati ma inseriti dentro un mondo più vasto. Questo può far maturare un senso di responsabilità globale e collettivo più alto. Dobbiamo aiutare i preado a cogliere questi passaggi di senso!

Accompagnare i preadolescenti non è un processo facile in generale, al di là della pandemia (anche se ora è percepito in maniera maggiore): genera difficoltà e bellezza insieme. Bisogna ricordarsi dell’eterogeneità, della soggettività e della specificità dei vissuti di ogni ragazzo/a: non tutti fanno questi passaggi (cambiamenti corporei e non solo, dimensione dell’erranza e volontà di esplorare, rinascita sociale) contemporaneamente: dobbiamo ascoltare i loro vissuti, attenti alle esigenze specifiche di ciascuno e ai loro passaggi, che non avvengono tutti insieme e nello stesso tempo».

 

 

Quali consigli possiamo dare a un educatore preado per star vicino ai ragazzi in questo periodo e in generale?

«Ascoltare è la cosa più importante per un educatore e quando manca o non hanno voglia di raccontare… stimolare, sollecitare, suggerire il racconto (il rischio più grande in questa solitudine è di rinchiudersi, per alcuni) e ascoltare anche con lo sguardo: hanno bisogno che qualcuno ponga su di loro lo sguardo, non facendolo sentire uno dei tanti, dietro uno schermo, ma dimostrare di aver a cuore l’unicità della loro storia, accompagnando i passaggi che i ragazzi vivono (fisici, emotivi, di cambiamenti nello stare con gli altri ecc.). E se, magari, a volte, accolgono con entusiasmo una proposta e poi diventano schivi e si allontanano, non prenderla mai sul personale, assolutizzando questa posizione: comprendere il vissuto che stanno esprimendo (fa parte dell’ambivalenza ormonale che vivono), orientando la loro provocazione in una co-costruzione di qualcosa di condiviso che li faccia sentire protagonisti, chiamandoli in causa e legittimando ciò che stanno esprimendo in maniera costruttiva».

 

Lo strumento più importante che sta accompagnando gli educatori preadolescenti (alcuni lo stanno già utilizzando, per le altre comunità educanti invitiamo a prenderlo in considerazione ora, anche in questo tempo che stiamo vivendo) è “Ora andiamo!”, le nuove linee guida della pastorale preadolescenti, frutto della collaborazione tra i due uffici Servizio per l’Oratorio e lo Sport e Servizio per la Catechesi. In un percorso che ha cura di tutti i preadolescenti della comunità cristiana in cui viviamo (non solo di chi partecipa agli incontri di catechesi), attraverso 12 esperienze imperdibili e quattro passaggi importanti (Vissuto dei ragazzi, Parola di Dio, Liturgia e Preghiera, Esperienza di Chiesa), accompagna i preado ad incontrare personalmente Gesù dentro il vissuto della Chiesa.

Per comprendere che cosa possono significare e come possono tradursi, nell’atto pratico, queste 12 esperienze imperdibili, durante la serata si adopera uno dei sussidi da utilizzare trasversalmente, il testo “La bellezza invisibile agli occhi” (ristampa del sussidio precedente, adottando le nuove linee guida della pastorale preadolescenti), sul “Il Piccolo Principe” riletto attraverso le 12 esperienze.

 

 

Ci si concentra su una delle tappe, la tappa 6, che tratta delle nostre schiavitù, con la lettura del capitolo 12 del Piccolo Principe, che introduce alla tematica delle dipendenze. Come si può concretizzare allora l’incontro con i ragazzi? Ecco un esempio: cercare cosa vuol dire la parola “dipendenza” (cercandola sul vocabolario, anche online), scrivere un brainstorming sulle dipendenze (con le idee dei ragazzi: quali possono essere le dipendenze, ecc.), usando un padlet scrivere le reazioni e le dipendenze che ognuno pensa di avere, ragionare sui tipi di dipendenza (positive,/negative, come possono essere le relazioni forti che mi fanno crescere o le dipendenze che mi distruggono), ragionare su quali caratteristiche/sensazioni rendono qualcosa una dipendenza (raccogliendo le idee dei ragazzi con un word cloud).

Riferito al Vissuto dei ragazzi (imparare a conoscere il proprio corpo) potrebbe essere interessante chiedere ai preado, con la guida di un educatore, durante la settimana, di pensare alle emozioni che provano e verso cosa (cellulare, cibo, videogiochi, social, sessualità, sport, ecc.).

Sulla dimensione della Parola di Dio (rileggere il proprio vissuto alla luce della proposta cristiana), può essere significativo invitare i preado a condividere con un educatore il proprio vissuto (anche attraverso il word cloud), prendendosi come impegno quello di portare in preghiera, quotidianamente, questa propria difficoltà.

Per il terzo passaggio, Liturgia e Preghiera: durante una Messa si può invitare ciascuno a scrivere una difficoltà (dipendenza da cui si fa fatica a discostarsi) che lo allontana dagli altri e fa chiudere in se stessi, portandola all’offertorio o in un altro momento all’altare (senza leggerla, donandola semplicemente al Signore).

E per ultimo, l’Esperienza di Chiesa: sarebbe arricchente ascoltare l’esperienza di un testimone che ha dovuto lottare contro una particolare dipendenza e, ancora più bello, se è riuscito a superarla intensificando la relazione con il Signore.

 

 

Da qui inizia la condivisione e il lavoro di gruppo di équipe che si struttura in due momenti: una parte più riflessiva (tramite la condivisione nell’équipe di educatori preado su alcune domande, che nascono dalla riflessione della professoressa, sul vostro rapporto con loro) e una parte progettuale (realizzare un piccolo progetto, in poche righe, per ideare un’esperienza possibile sulla dinamica delle dipendenze, condividendola tramite un padlet, scegliendo tra le quattro dimensioni fondamentali quella che sentite più vostra: Vissuto dei Ragazzi, Parola di Dio, Liturgia e Preghiera, Esperienza di Chiesa).

 

Qui il link del padlet con le idee emerse durante la serata, condivise con questo strumento: https://padlet.com/pgdiocesimilano/5cn6c726nya3yzyv

 

Sempre utile leggere e confrontarsi anche su altri suggerimenti, grazie agli spunti forniti da educatori di altri oratori, che ci permettono di allargare lo sguardo, suggerendoci dinamiche, attività e proposte che possono essere rimodulate per i nostri ragazzi. Quello che conta è proprio questo: il desiderio di un incontro imperdibile, in qualunque situazione, con i ragazzi che accompagniamo come educatori, per aiutarli a crescere nella relazione con il Signore.

Abbiamo uno strumento utilissimo, la nuova pastorale dei preadolescenti.

Abbiamo idee, passione, creatività che dimostrano che abbiamo a cuore i nostri ragazzi.

…Ora andiamo!

 

 

 

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