L’ultimo incontro dell'anno pastorale degli adolescenti ambrosiani con l’Arcivescovo Mario Delpini, prima di Piazza Duomo e delle visite agli Oratori estivi, si è tenuto lunedì 27 marzo con i gruppi del decanato di Sesto San Giovanni, riuniti all’Oratorio Sant’Andrea. La cena insieme è stata pensata come momento di scambio e reciproca conoscenza tra l’Arcivescovo e gli adolescenti. Poi un intenso confronto sul tema della preghiera e della lettera agli adolescenti “Parla con Dio. Chiamare il Padre nella preghiera”, partendo dalle domande dei ragazzi, per concludere con la preghiera in chiesa parrocchiale.


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Un caloroso applauso accoglie l’Arcivescovo al suo arrivo, lunedì 27 marzo, nel salone riempito dai gruppi adolescenti del decanato di Sesto San Giovanni: Oratorio San Luigi, Oratorio Sant’Andrea, Oratori Cascina Gatti e Resurrezione, Oratorio Rondinella, Oratorio San Giovanni Battista e Oratorio San Carlo.

Nel ringraziare dell’accoglienza, l’Arcivescovo prende la parola, prima di dare la sua benedizione per la cena e l’incontro: «Sono contenuto di incontrarvi. Vi ho scritto una lettera sul tema del chiamare e pregare Dio come Padre – è un tema che mi sta molto a cuore -, questa sera le domande impegnative che mi rivolgerete ci provocheranno su questo tema del “come si fa a pregare”».

 

C’è un posto vuoto, con scritto “occupato”, come capotavola di ogni tavolo. L’Arcivescovo non ha volutamente un posto fisso per la cena e – pur non potendo per questioni di tempo raggiungere tutti – si siede a diversi tavoli per scambiare alcune parole con gli adolescenti presenti. Che sono tanti, tantissimi, 170 se ne contano, di ragazzi e ragazze gioiosi: un’allegra confusione di “chiacchiere” e sorrisi fa da sottofondo alla condivisione della cena.

 

Poi, nel salone, il momento del dialogo con tutti. Le domande preparate dagli adolescenti sono delicate ma fondamentali, segno evidente del desiderio di affrontare il tema della preghiera con serietà.

Pur con qualche piccola trovata per alleggerire la serata, come il costante e ripetuto riferimento al leggere il Vangelo («lo conoscete questo libretto, che tra l’altro sono quattro, o licenziamo i vostri educatori»), l’Arcivescovo non si tira indietro e consegna con cura le sue risposte ad ogni domanda del cuore.

«Come posso sapere – chiede Jacopo, dell’Oratorio San Luigi – se la mia fede è veritiera o se prego solo per abitudine? La quantità della preghiera è importante? Potrebbe darci dei consigli su come pregare? Per lei che cosa significa?».

«Sul tema della preghieraafferma l’Arcivescovo – vorrei dire questo: la cosa fondamentale è che Dio nessuno lo ha mai visto, soltanto il Figlio ce lo ha rivelato. Il criterio per sapere se sto pregando bene è se sto pregando come Gesù, perché lui è il maestro della preghiera e ci insegna come parlare con Dio, come riconoscere la volontà di Dio e ascoltare la voce di Dio. Prego bene o prego male? Preghi bene se preghi come Gesù. Per sapere come Gesù pregava bisogna leggere i Vangeli, ecco quello che vorrei proporvi: ogni tanto leggeteli, perché ci sono le risposte.

Io credo che Gesù ci insegna con il suo esempio, le sue parole nel “Padre nostro” non insegnano una formula da ripetere come una filastrocca a memoria, ma dice il rapporto del Figlio con il Padre. Pregare in spirito e verità vuol dire che la preghiera non è “una cosa da fare” ma è un rapporto del cuore, personale, un modo di sentire veramente che Dio mi vuole bene e mi salva.

La Chiesa insegna a pregare in alcuni momenti della giornata, per esempio al mattino, a mezzogiorno e alla sera, e questo dà un ritmo. La quantità ciascuno dovrebbe deciderla cercando di capire di cosa ha bisogno (in base alla tua età, alle scelte che ti si pongono davanti, se stai vivendo un momento particolare ecc.), magari parlandone con un sacerdote o un educatore.

Bisognerebbe partire dal domandarsi: che sete ho io di Dio? Che vuol dire anche: che sete ho io di gioia? Perché senza Dio la vita è buia… Il mio consiglio per pregare è avere sufficientemente tempo per domandarsi “qual è la mia sete”, così si può apprezzare l’acqua fresca.
La preghiera deve nascere da un desiderio.

Un altro consiglio per la preghiera è farsi aiutare dall’amicizia: soprattutto in certe età della vita il pregare insieme, sentendosi parte di un gruppo, lasciandosi condurre dalla Chiesa, aiuta anche il giorno in cui sei meno predisposto.

E come terzo consiglio: fare un proprio programma, ad esempio, all’inizio del tempo di Quaresima. proporsi di alzarsi 5 minuti prima – o la sera o il pomeriggio – perché “Voglio pregare”».

 

 

Irene dell’Oratorio S. Giovanni Battista chiede di specificare meglio, chiedendo suggerimenti per pregare insieme: «Stiamo cercando di trovare un modo per vivere la preghiera comunitaria».

«Il primo – inizia la risposta l’Arcivescovo – è che ci sia qualcuno che prepara la preghiera, non è una cosa automatica: anche a turno, occorre preparare l’incontro, il momento, ciascuno si impegni per questo, per aiutare affinché preghino anche gli altri (che ci sia quello che serve, il libro, la chitarra, chi canta, chi suona, un fiore, il crocifisso ecc.).
Il secondo è preparare il cuore e poi che l’essere insieme aiuti veramente a pregare e non sia un elemento che disturba e porti l’attenzione fuori dal centro della preghiera».

 

«Quando prego Dio mi ascolta? Qual è il modo che Dio ha di risponderci quando preghiamo?», si domanda Marco, dell’Oratorio S. Giovanni Bosco, e questo sembra rivelare un po’ di delusione nella preghiera.

«Dio realmente mi ascolta? Forse ho l’impressione di no, che prego e non succede niente, perché non avviene magari quello che ho chiesto… questo può essere un momento difficile della preghiera. Dialoga con Dio per dirgli quello che hai nel cuore, se sei lieto e capisci che hai ricevuto molti doni ringrazia, Dio ascolta. Nell’esperienza di una scelta difficile o un momento duro della vita, quando prego ricevo il dono di affrontare quel momento senza perdere la speranza. Qualche volta nella mia vita ci son stati momenti in cui anche il rapporto con alcune persone è stato difficile e pregando ho sentito la forza di chiedere scusa, anche se magari non era colpa mia».

 

Lorenzo dell’Oratorio San Carlo pensa ai fatti di attualità e chiede: «Che senso ha pregare perché una guerra finisca o per una persona che era malata e non c’è più quando Dio può permettere che guerra e malattie non accadano in generale?».

«La forza dell’amore di Dio è tale che anche quando tu gli dai uno schiaffo lui non ricambia con quello, quando tu lo fai soffrire lui non ti fa soffrire. Dio non è uno che elimina la sofferenza, frutto della libertà complicata delle persone che vogliono farsi la guerra, del male, e anche della natura, a volte ingiusta, che sembra tradire la promessa… Bisognerebbe leggere il Vangelo per capire meglio che anche Gesù, il più santo di tutti, viene maltrattato dalle percosse degli uomini, e Dio che cosa fa di fronte alla crudeltà degli uomini verso gli uomini? Allo stesso tempo quando uno prega per la pace non è che dice “pensaci tu”, ma capisce a poco a poco che cosa può fare lui o lei per la pace. Ecco, la preghiera ci trasforma, ci fa vivere la situazione come la vivrebbe Gesù. Pregando ci trasformiamo e diventiamo uomini e donne di pace».

 

E ancora, Jambattista dell’Oratorio Cascina Gatti e Resurrezione, sottolinea che «Noi ragazzi comprendiamo di più la preghiera attraverso i momenti di condivisione, di ritiro e di vita comune. Come vede questo cambiamento nel rapporto tra i giovani e la Chiesa?».

Sull’atteggiamento dei giovani verso la Chiesa l’Arcivescovo dice: «Mi piacerebbe che voi foste un po’ originali, ve lo raccomando, il vostro rapporto con la Chiesa non sia condizionato dalla moda, dai luoghi comuni, siate più realisti, e vi invito anche a non sottovalutarvi, sentendo la vocazione a fare cose grandi».

 

Marco, sempre degli Oratori Sesto Cares (Cascina Gatti e Risurrezione), si domanda se esiste un modo di pregare più “giusto”, che non sia solo ripetere o ascoltare parole che ci consegna la tradizione della Chiesa.

«Io credo – spiega l’Arcivescovo – che il pregare bene si capisce perché mi rende buono. Come cambio a motivo della mia preghiera, questo è un modo per capire: sì, sto pregando nel modo giusto. “Preghi nel modo giusto se diventi giusto”, nel senso che capisci meglio la tua vocazione, il tuo peccato… Ti apre, la preghiera, a una specie di miracolo che è la gioia, e anche se preghi per qualcosa che ti ha fatto soffrire senti come una consolazione, diventi più sereno, fiducioso, persino più gioioso. E impari a guardare gli altri, ciascuno, con gli occhi di Dio, trovandoli amabili».

 

Tantissimi gli spunti che derivano per tutti da questo confronto tra l’Arcivescovo e gli adolescenti del Decanato Sesto San Giovanni (che consegnano, a fine serata, in dono, le offerte per la “Carità dell’Arcivescovo”). A conclusione di questo momento si raccolgono insieme in preghiera nella chiesa parrocchiale di San Giuseppe, inginocchiandosi all’esposizione della Croce. Lì, a quei piedi, vicini all’ingresso nella Settimana Santa, mettono nelle mani del Signore il loro cuore pieno di sogni, il loro desiderio di felicità, semplicemente ciò che sono, tra talenti e fragilità, ringraziando per quell’amore che salva e chiedendo in silenzio quella sete di Te che ci insegna ad amare come Tu sai amare.

 

Pubblichiamo il link della registrazione (segui dal minuto 1:58:00), all’interno del salone e della chiesa, dell’intera serata a cura dell’Oratorio Sant’Andrea di Sesto San Giovanni (OSA), cena esclusa. Si può seguire il dialogo e il confronto fra l’Arcivescovo e i gli adolescenti a partire dal minuto 1:58:00

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