Durante il vespero i giovani partecipanti al Gruppo Samuele hanno consegnato nella mani dell'Arcivescovo le lettere di fruttificazione al termine del percorso di discernimento vocazionale che li ha visti impegnati in questo anno pastorale. La consegna è stata preceduta da un bel dialogo tra l'Arcivescovo e questi stessi giovani, al quale hanno preso parte anche alcuni loro amici appositamente invitati per conoscere questa proposta.


Gruppo Samuele - 2 giugno 2019 (2)

Domenica 2 giugno 2019 presso il Centro Pastorale Ambrosiano di Seveso si è tenuto l’ultimo incontro del Gruppo Samuele, iniziato lo scorso mese di novembre ed articolatosi in otto incontri mensili.

Per i giovani che hanno preso parte a questo cammino di discernimento vocazionale è stata l’occasione per fare un bilancio dell’esperienza vissuta, per mostrare la loro riconoscenza agli educatori che li hanno accompagnati lungo le varie tappe del percorso e per ringraziare con la preghiera il Signore dei doni ricevuti.

Ad essi si sono uniti alcuni loro amici, appositamente invitati per conoscere in prima persona questa proposta: tutti i duecento giovani presenti hanno potuto incontrare, pregare e porsi in ascolto delle parole del nostro Arcivescovo, Mons. Mario Delpini, che ha presieduto quest’ultimo appuntamento.

Particolarmente significativo è stato il gesto della consegna all’Arcivescovo delle lettere di fruttificazione, sintesi dei frutti del percorso di ricerca vocazionale compiuto.
Attraverso di esso i giovani partecipanti al Gruppo Samuele, a conclusione del cammino, hanno preso impegni concreti per il futuro a riguardo del loro stato di vita, del desiderio di proseguire nel discernimento, della decisione di prestare un particolare servizio nella comunità ecclesiale e nella società civile.
È infatti importante che l’esperienza del Gruppo Samuele non rimanga lettera morta, ma anche nei mesi a venire continui ad avere risonanza nel cuore e nella mente e ad incidere concretamente nella vita di quanti vi hanno preso parte con così tanto impegno e dedizione.

La consegna della lettera, avvenuta durante la celebrazione del vespero, è stata preceduta da un dialogo molto bello e intenso tra l’Arcivescovo ed i giovani presenti.
L’Arcivescovo ha preso spunto dalle testimonianze e dalle domande che alcuni dei giovani partecipanti al Gruppo Samuele gli hanno rivolto e che hanno riguardato le loro attese, le loro intuizioni, le loro consolazioni/desolazioni, nonché i passi concreti che hanno deciso di compiere al termine di questo cammino di discernimento vocazionale.

Tutte le risposte dell’Arcivescovo sono state precedute da un ascolto attento di quanto i giovani hanno voluto comunicargli: del resto, come si legge nella Christus vivit (n° 291), “quando ci capita di aiutare un altro a discernere la strada della sua vita, la prima cosa è ascoltare”.

A Giulio, che gli ha domandato come rimanere fedeli alla chiamata alla carità, l’Arcivescovo, rispondendogli, ha sottolineato tre aspetti: la necessità di conservarsi sempre docili allo Spirito di Gesù, l’appartenenza alla Chiesa nella sua conformazione di comunità e il non essere sordi al grido dei poveri.

A Chiara, che gli ha chiesto come riesce a vivere il tempo della preghiera personale all’interno di una quotidianità così ricca di impegni e di responsabilità, l’Arcivescovo ha indicato alcune priorità per lui irrinunciabili: la celebrazione comunitaria, l’ascolto della Parola di Dio, l’esame di coscienza e, quando ne ha l’occasione, il compiere un pellegrinaggio immerso nella natura e in compagnia di persone a lui care.

Laura ha invece invitato l’Arcivescovo a dare qualche suggerimento su come affrontare i momenti di consolazione, in cui si corre il rischio di considerarsi autosufficienti, e quelli di desolazione, in cui è più difficile mantenere viva la fede. L’Arcivescovo ha risposto ricordando l’importanza che la vita di un credente sia sempre abitata da Gesù, goda dell’accompagnamento di una guida spirituale ed appartenga ad una comunità che ne qualifichi i rapporti ed all’interno della quale abbia delle precise responsabilità che gli permettano di essere fedele a Gesù anche nei momenti di maggiore aridità spirituale.

Marco si è rivolto all’Arcivescovo chiedendogli consigli circa gli errori che un seminarista non deve commettere nel primo periodo di vita comunitaria, ricevendo queste indicazioni: la costanza nella preghiera e nel servizio, la vigilanza verso quelle che potrebbero rivelarsi delle occasioni di distrazione rispetto alla scelta compiuta e non considerare mai quest’ultima come un punto di arrivo, bensì di partenza.

Miriam lo ha invece interrogato su cosa voglia dire per dei giovani che stanno per sposarsi vivere da cristiani ed essere testimoni della Parola di Dio in questo determinato momento storico. L’Arcivescovo nella sua risposta ha evidenziato l’importanza di vedere l’altro non più e non solo come persona desiderata e desiderabile, ma come qualcuno destinatario del proprio amore, del proprio desiderio di donarsi: una dedizione completa che si apra anche agli altri e che faccia intravedere una costante attenzione al territorio ed alla comunità in cui si andrà a vivere allo scopo di costruire relazioni di buon vicinato.

Infine, Francesco gli ha posto quest’altra domanda: “Come si fa nei nostri vissuti complessi e anche nell’impegno socio-politico, in un mondo fatto di ansie, timori e paure, a vivere il futuro come una promessa e non una minaccia? E a mostrarlo così anche ai tanti che incontriamo nelle nostre strade?”. L’Arcivescovo ha ribadito che il futuro non è una minaccia: esso sarà come lo costruiremo sulla base delle nostre scelte e della nostra capacità di studiare i problemi della convivenza, entrandone nel merito con competenza e dedizione e collaborando con quanti hanno già fatto qualcosa a vantaggio di altre comunità; siamo infatti immersi dentro ad una storia dalla quale possiamo imparare.

L’incontro, come è ormai tradizione, è terminato con un momento conviviale e di festa, in cui tutti i presenti, giovani ed educatori, hanno espresso la gioia dello stare insieme.

L’appuntamento è ora per il prossimo anno pastorale, nella speranza che altri giovani sull’esempio di coloro che li hanno preceduti accolgano l’invito loro rivolto di prendere sul serio la domanda circa la loro vocazione e il loro posto su questa terra.

Una cosa è certa: Gesù, l’eternamente giovane, non mancherà mai di rivolgere ai giovani un tale invito ad incontrarlo, perché desidera donare a ciascuno di loro un cuore sempre giovane (cfr. Christus vivit n° 13).

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