Possiamo rileggere qui di seguito l'omelia di S.E. Mons. Paolo Martinelli, Vescovo ausiliare di Milano, nella Messa degli oratori che, simbolicamente, è stata celebrata - in comunione con tutti gli altri oratori della Diocesi - nella chiesa di Santa Maria Segreta a Milano, la chiesa frequentata da Carlo Acutis, in cui si fermava a pregare davanti all'Eucaristia e nella quale partecipava spesso alla Messa quotidiana. Mons. Paolo Martinelli ci ha spronato a prendere lo slogan della Settimana dell'educazione «scrivere insieme il futuro» e farlo diventare realtà accogliendo il dono dello Spirito, coltivando la virtù della speranza, rimanendo nell'amore del Signore Gesù, soprattutto attraverso l'Eucaristia, così come ha fatto il beato Carlo Acutis, modello di santità non solo per ragazzi e adolescenti ma anche per i loro educatori.

+ Fr. Paolo Martinelli
Vescovo ausiliare di Milano

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Carissimi e carissime,
celebriamo questa sera la santa Messa in occasione della Settimana dell’educazione, organizzata dalla Fondazione Oratori Milanesi; è la Santa Messa degli Oratori. Questa sera siamo in comunione con tanta gente, giovani, ragazzi, educatori, comunità educanti che si trovano, come noi qui, a pregare insieme e a ringraziare il Signore per il cammino compiuto e per affidare a Dio il tempo futuro. La rete dei nostri oratori è come un immenso abbraccio che la Chiesa ambrosiana offre a tutti i ragazzi e giovani in cammino e alle loro famiglie, anche in questo tempo difficile.

Saluto tutti voi, fratelli e sorelle, saluto in particolare don Stefano Guidi, direttore della FOM e i suoi validi collaboratori, il parroco don Maurizio Corbetta e don Matteo Baraldi, con gli altri sacerdoti. Ma soprattutto desidero rivolgere un saluto pieno di gratitudine agli educatori!

Ci troviamo nella chiesa parrocchiale di Santa Maria Segreta, che da ormai qualche tempo colleghiamo spontaneamente alla figura bella e solare del beato Carlo Acutis, poiché qui ha vissuto; qui vive la sua famiglia; Carlo è espressione di quella “santità adolescente” – come l’ha chiamata il nostro arcivescovo Mario – che rappresenta un riferimento, un modello per ragazzi, giovani e anche per i meno giovani. Non una “santità da museo”, ma una santità giovane, che cresce ogni giorno e sa desiderare cose grandi, la felicità!

Ma come beato, Carlo è per noi anche qualcuno a cui ci rivolgiamo nella preghiera, perché interceda presso Dio per noi, per i nostri ragazzi e gli educatori, per i nostri oratori, per tutti gli ambienti educativi, a cominciare dalla famiglia, la scuola, gli ambiti dello sport e dell’arte, perché siano luoghi di intensa comunicazione della fede, luoghi di crescita umana e cristiana.

 

Il tema della Settimana dell’educazione di quest’anno è molto significativo: scrivere insieme il futuro. «Pensare all’educazione – afferma papa Francesco – è pensare alle generazioni future e al futuro dell’umanità»; educare è di chi ha speranza, di chi guarda al domani.

Se non fossimo animati dalla speranza non ci interesseremmo del futuro, saremmo ripiegati sull’immediato, sul tornaconto breve delle cose che abbiamo tra mano. Al contrario l’incontro con Cristo, l’esperienza della comunità cristiana è animata dalla speranza, nella certezza che lui è presente, abita il nostro tempo, ne è il senso ultimo. E’ questa presenza di Gesù che muove i cuori al bene, che ci fa scrivere, immaginare, ci fa desiderare il futuro.

Ma il futuro lo scriviamo insieme, non ciascuno nella solitudine dei propri pensieri; consapevoli che Gesù ci ha resi membra del suo corpo, partecipi della comunità dei credenti.

Ed il beato Carlo Acutis ci suggerisce quale sia la storia che dobbiamo scrivere insieme; la sua santità giovane ci mostra che la storia più bella che possiamo scrivere insieme per il futuro è quella della nostra vocazione. Non c’è storia più entusiasmante che quella della santità.

Certo, non una santità del “collo storto”, separata dalla vita di tutti, che ha paura del mondo e dei cambiamenti; ma una santità come quella che ha vissuto Carlo, la santità della porta accanto, la santità che trovi camminando per le strade del tuo quartiere, come compagno di banco a scuola ogni giorno.

Carlo ci insegna che la santità non è un nascondiglio, ma una via da percorrere. Quella di Carlo è una santità creativa, che non si fa intrappolare e sedurre da false attrattive, ma che piuttosto sa, da persona libera, utilizzare anche i mezzi del mondo digitale, per comunicare a tutti la gioia del vangelo, la felicità di essere voluto bene da Gesù, per creare legami, relazioni, per fare progetti di bene e gesti di solidarietà verso i poveri, che Carlo ha amato e servito con semplicità e fedeltà, con attenzioni concrete, ad imitazione di san Francesco di Assisi, nella cui terra ora riposa.

L’esperienza cristiana del beato Carlo ci ricorda che la santità non è una cosa per soli bambini o per soli anziani, ma è qualche cosa di interessante anche per chi cresce, per chi cerca un senso alla propria vita, un orientamento per il futuro.

Si capisce l’esperienza di Carlo Acutis solo se abbiamo nel cuore grandi desideri. La sua non è una santità per “anime rattrappite”.

 

La Parola di Dio che abbiamo ascoltato ci rivela la radice dell’avventura vissuta da Carlo e apre anche a noi un cammino possibile. Innanzitutto a partire dalle parole che il Signore rivolge a Mosé: «siate  santi, perché io il Signore vostro Dio, sono Santo». Dio invita la creatura umana alla santità, che è la vita stessa di Dio; Dio si è fatto conoscere a noi come amore senza limiti.

E ciascuno di noi è stato fatto ad immagine e somiglianza di questo Dio-amore. Per questo noi ci siamo per amore, ci siamo per essere amati e per amare; se non rischiamo la vita sull’amore, sicuramente rischiamo di buttare via la vita, perché “chi non ama rimane nella morte”. La vita si realizza solo nell’amore, nel dono di sé gratuito, come ha fatto Gesù per noi, come hanno fatto i santi, come ha fatto Carlo; ha amato, per questo la sua è una vita riuscita.

Ma forse nell’ascoltare questo invito, possiamo sentire sorgere dentro di noi obiezioni, resistenze, stanchezze. Celebriamo quest’anno la Settimana dell’educazione in un momento tribolato della storia dell’umanità. Ci siamo scoperti tutti più fragili e vulnerabili; rischiamo di ripiegarci su noi stessi invece di scrivere insieme un futuro di santità.

Ecco la risposta che l’apostolo Paolo ci offre e che ci scuote dal torpore: «lo Spirito viene in aiuto alla nostra debolezza». Lo Spirito scrive insieme a noi il nostro futuro; è lo Spirito della Santità; nei nostri cuori è riversato quello stesso Spirito che ha agito nel cuore di Carlo e ne ha fatto un santo inedito, “originale” – “non una fotocopia”.

Ma come facciamo? C’è la pandemia, c’è il contagio, da mesi e mesi abbiamo ridotto tutte le attività: come facciamo a scrivere insieme il futuro se ci sfugge il domani, se non riusciamo a scrivere un punto nel presente? Quello che è impossibile agli uomini è possibile allo Spirito di Dio in noi.

 

Davanti alle difficoltà più brucianti, san Paolo ha una frase che le smonta tutte: «noi sappiamo che tutto concorre al bene, per quelli che amano Dio».

Attenzione a questa frase, attenzione a non confonderla con un’altra che dicevamo qualche mese fa, all’inizio della pandemia. Vi ricordate? Andrà tutto bene, andrà tutto bene. Non è andato tutto bene! Tanto che nei mesi scorsi, con la seconda ondata, nessuno sembra abbia avuto più il coraggio di ripetere questa frase, con il rischio di fermarsi e di aspettare passivamente tempi migliori.

San Paolo invece dice «tutto concorre al bene»; non “tutto andrà bene”, ma “tutto concorre al bene”. Sant’Agostino commenterà questa frase dicendo, «misteriosamente anche il male».

Ecco quello che sperimentano i santi, ecco ciò che ci permette oggi di scrivere insieme il nostro futuro, la certezza di un amore che sa piegare anche il male, anche le difficoltà, anche le nostre ferite a nuovi percorsi di bene.

Se abbiamo la coscienza di questo amore, chi ci potrà fermare? Nessuno, nemmeno la pandemia! C’è un amore che segna la nostra vita più profondamente che le difficoltà di questi mesi; quando scopriamo di essere amati non ci ferma più nessuno!

Abbiamo un solo compito, che è il cuore di ogni esperienza educativa, è quello di cui ci parla Gesù nel vangelo: rimanere, rimanere nel suo amore, rimanere nelle relazioni che ci fanno vivere, come i tralci nella vite per portare molto frutto. Se rimaniamo insieme, se continuiamo a stare nella comunità seguendo il cammino educativo che ci viene proposto, portiamo frutto. L’immagine della vite e dei tralci è una immagine di comunione, di comunità, di relazione: è questo che ci educa e ci fa diventare grandi. Rimanere nel suo amore ci apre all’avventura della santità.

 

In queste parole di Gesù troviamo il segreto della santità del beato Carlo Acutis, che ha frequentato questa parrocchia, ha pregato in questa chiesa, ha frequentato le nostre scuole, le Marcelline, il Leone XIII, qui vicino. Lui è rimasto nel suo amore, per questo ha portato molto frutto, ha vissuto alla grande.

Carissimi e carissime, il segno più evidente che il beato Carlo è rimasto nell’amore di Cristo, è proprio il suo amore all’Eucaristia – che amava definire: «la mia autostrada per il cielo» –; per lui era il segno tangibile e concreto dell’amore di Cristo presente, qui e ora. Non un amore pensato o passato, ma un amore presente che accende il desiderio e spalanca il futuro: un futuro che vogliamo scrivere insieme!

Così sia per noi! Auguri a tutti di santità, sulle orme del beato Carlo!

Milano, chiesa parrocchiale Santa Maria Segreta
Venerdì 29 gennaio 2021
Messa degli oratori

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