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Le opposte situazioni di due azzurre CAROLINA INIZIA, GABRY FINISCE

5 Giugno 2008

La Kostner chiude al nono posto nel pattinaggio la sua prima
Olimpiade: il futuro è tutto suo. Onorevole quinto posto
nella 30 km di fondo per la Paruzzi, al passo d’addio.
Ancora bravo Enrico Fabris, ottavo nei 10 mila metri

Era la prima volta, va bene così. Carolina Kostner chiude con un nono posto nel pattinaggio artistico un’Olimpiade che per lei è stata un coacervo di emozioni: la cerimonia d’apertura come portabandiera; la tensione crescente mentre si avvicinava il giorno della gara; finalmente in pista, accompagnata dal tifo di tutti; l’errore nella prima prova, subito rimediato con grinta e personalità; la seconda prova condotta con grande coraggio fino a recuperare due posizioni in classifica.

La 19enne altoatesina è finita lontana da quel podio che molti, un po’ avventatamente, avevano pronosticato alla sua portata, ma non ha smarrito per strada la serenità e la gioia di aver vissuto un’esperienza in ogni caso unica. Non ha neppure accampato scusanti riguardo la pressione che indubbiamente è stata esercitata su di lei, perché è conscia che il futuro è dalla sua parte: a Vancouver 2010 sarà tra le migliori.

Al passato, ma senza rimpianti, guarda invece Gabriella Paruzzi, che ha concluso la sua carriera con il quinto posto – complice anche una caduta nel finale – nella 30 km a skating in linea. Cinque medaglie ai Giochi (tra le quali l’oro a Salt Lake City 2002) e una Coppa del Mondo dicono che lei è stata ben più che una comprimaria nell’epoca caratterizzata dal dualismo Belmondo-Di Centa.

La standing ovation del pubblico, premio alla sua generosità, saluta l’azzurra più anziana degli sport invernali, ultima protagonista di un’epoca indimenticabile, ma forse non irripetibile: il testimone ora passa a Valbusa, Follis e Confortola.

Il protagonista azzurro di questi Giochi, Enrico Fabris, ha terminato la sua avventura con un ottavo posto nei 10 mila m. Non era la sua gara, ma l’atleta vicentino ha comunque confermato lo stato di grazia psico-fisico che l’ha accompagnato in queste due settimane torinesi. La progressione con cui ha concluso la prova testimonia che in futuro i big della specialità – gli olandesi de Jong e Verheijen e lo statunitense Hedrick – dovranno fare i conti con lui. (m.c.)