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Scuola

Zoomer, un supporto alla salute mentale dei giovani

Il progetto, operativo a Milano e Sesto San Giovanni, durerà 18 mesi e vedrà la partecipazione di circa sessanta persone. Sono incluse anche attività con i minori stranieri non accompagnati

di Lorenzo Garbarino

12 Giugno 2023

Nasce a Milano e Sesto San Giovanni il progetto Zoomer, uno spazio d’ascolto ed esperienziale per supportare gli adolescenti sul tema della salute mentale.

Il progetto vede capofila la Cooperativa sociale Lotta contro l’emarginazione, Ceas e l’Università Cattolica del Sacro Cuore. Avrà una durata di 18 mesi e vedrà la partecipazione di circa sessanta persone.

«L’idea nasce dal bando Attenta-Mente della Fondazione Cariplo – spiega Benedetta Castelli, responsabile del settore dell’area accoglienza Sai (sistema di accoglienza immigrati ex SPRAR) – e l’obiettivo è individuare un modello che possa agganciare i ragazzi per poter lavorare con loro sul tema della salute mentale, e quindi sul benessere psicologico, emotivo e relazionale».

Zoomer prevede un’attività di aggancio e di intervento all’interno delle scuole. Sesto San Giovanni e Milano sono i territori scelti come raggio d’azione, perché rappresentativi dei due radicamenti associativi delle organizzazioni. «Nelle scuole – aggiunge Castelli – sono proposte una serie di attività in gruppi. L’idea è di lavorare anche con il corpo docente per migliorare e aumentare le competenze della comunità educante. Saranno successivamente aperti sportelli a cui anche i genitori, oltre che i ragazzi, si potranno rivolgere».

Benedetta Castelli, responsabile del settore dell’area accoglienza Sai

Sono incluse anche attività con i minori stranieri non accompagnati. «Abbiamo ipotizzato – prosegue Castelli – che la differenza culturale influenzi profondamente anche l’idea di benessere e malessere. E quindi ci siamo immaginati di creare gruppi monolingua e in cui indagheremo con esperti i ragazzi beneficiari dell’intervento, per creare una sorta di identikit del benessere».

Sono previste tre fasi di intervento: «Nella prima i ragazzi vengono ingaggiati per costruire gli indicatori di benessere secondo loro. In base a quello che emergerà a noi adulti facilitatori, ingaggeremo professionisti esperti in alcune materie affinché creino esperienze laboratoriali brevi, ma incisive».

Dopo queste esperienze ci sarà una verifica finale con i ragazzi, per confermare o aggiornare quali siano gli effettivi indicatori di malessere e come chiedere aiuto.