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Pace

Sportoletti: «Preghiamo e lavoriamo con il Papa»

Comunione e liberazione conferma la presenza alla Camminata per la Pace: «Sosteniamo gli immani sforzi di chi si sta adoperando per la Pace»

di Annamaria BRACCINI

5 Settembre 2023
Il rappresentante Cl nel Coordinamento diocesano Alberto Sportoletti

«Abbiamo fortemente voluto questo gesto per tre motivi. Il primo è che dobbiamo domandare anzitutto per noi la pace: prima che per gli altri, abbiamo bisogno di lavorare per essere uomini di pace in ogni ambito in cui siamo. Le guerre hanno sempre alla radice una cultura di conflittualità che si crea nel tempo, quindi abbiamo la grande responsabilità come cattolici di lavorare in ogni ambito per considerare l’altro un bene per noi. Questo lo diceva bene anche monsignor Pezzi quando ha commentato la visita del cardinale Zuppi a Mosca: prima che essere pacificatori dobbiamo essere pacificati noi». A motivare l’impegno del movimento di Comunione e liberazione per l’iniziativa di giovedì 7 settembre è Alberto Sportoletti, che rappresenta Comunione e liberazione nel Coordinamento diocesano.

«Inoltre, vogliamo sostenere chi guida la Chiesa oggi – ha aggiunto Sportoletti – negli immani sforzi che sta operando per la pace. Sappiamo bene cosa stia facendo il Papa e il cardinale Zuppi: da loro dobbiamo imparare un metodo di dialogo, ma anche a spingere su iniziative umanitarie molto concrete che rispondano al bisogno della persona, come per esempio riportare alle loro famiglie i bambini ucraini che sono stati deportati o lo scambio di prigionieri che già in qualche caso è avvenuto grazie alla mediazione della Chiesa. Il terzo grande motivo, più peculiare del movimento di Cl, è che il 15 ottobre scorso, quando abbiamo vissuto la nostra udienza in piazza San Pietro, papa Francesco, ci ha chiesto di accompagnarlo nella profezia della pace. Abbiamo preso molto sul serio questo mandato, promuovendo tante iniziative in tutto il mondo e teniamo moltissimo al cammino del 7 settembre. Non è una manifestazione, ma un gesto di preghiera: questa è la forma che insieme agli amici degli altri movimenti abbiamo scelto, sottolineando che non è l’ennesima marcia che protesta contro qualcuno, ma vogliamo chiedere il dono della pace e aiutare concretamente tutto ciò che tende ad alleviare le sofferenze delle popolazioni colpite. Molti di noi hanno accolto e ci sono opere come la Comunità Emmaus di Kharkiv che adesso è qui a Milano, tuttavia c’è il rischio di dimenticarsi, quasi di avere fastidio per le notizie che ci dicono che queste guerre continuano».

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