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Società

Prostituzione, la rete Caritas a tutela delle vittime

Davanti a un fenomeno che negli anni ha mutato profondamente natura e caratteristiche, l'organismo diocesano offre alle donne coinvolte accoglienza e assistenza sanitaria, psicologica, educativa, sociale e legale, accompagnandole in un percorso verso l’autonomia

di Lorenzo GARBARINO

30 Maggio 2025

L’omicidio avvenuto recentemente a Legnano ha riportato l’attenzione sul fenomeno della prostituzione e sulle sue ramificazioni. Contrariamente all’immaginario comune legato alla prostituzione “di strada”, la vittima, Vasilica Potincu, 35 anni, riceveva i propri clienti all’interno di un appartamento in affitto. L’utilizzo di domicili privati complica ulteriormente lo studio e la prevenzione del fenomeno, soprattutto nei casi di possibile sfruttamento.

L’evoluzione della prostituzione è monitorata da Caritas Ambrosiana da più 30 anni. Se negli anni Novanta era un fenomeno prevalentemente di strada, legato allo sfruttamento di donne straniere e irregolari, oggi ha assunto forme più invisibili grazie a internet: oltre ai cambiamenti nelle nazionalità delle donne coinvolte, già prima della pandemia si erano sviluppate bacheche online per incontri e la gestione di appartamenti.

Nadia Folli, responsabile dell’unità di strada “Avenida” ed esperta dell’area tratta e prostituzione di Caritas Ambrosiana, spiega come le informazioni riportate sui giornali siano in parte riconducibili a dinamiche di femminicidi, già osservate più volte nella sua ventennale esperienza: «In passato centinaia e migliaia di donne e ragazze, sudamericane, nigeriane, albanesi, erano costrette in un circuito di sfruttamento che pochi conoscevano. L’attivismo cattolico ha cominciato primo di tutto a incontrarle, per conoscerle e capire le loro storie. Non a caso in quegli anni le Forze dell’ordine ricevevano in contemporanea denunce di donne che scappavano, scomparse o di episodi di cronaca simili a quello attuale».

Gli interventi di Caritas

Assieme a una rete coordinata di enti e associazioni del territorio, Caritas Ambrosiana ha sviluppato nel tempo una serie di strumenti su questo fronte. La prima azione parte dalle unità di contatto, le unità di strada, che oggi raggiungono sia le donne che si prostituiscono in strada, sia quelle che operano in contesti indoor, grazie a metodologie di aggancio differenziate. 

Oltre all’attività sul territorio, la rete offre sportelli di ascolto e centri drop-in, spazi protetti accessibili sotto anonimato dove ricevere sostegno in un ambiente sicuro. Qui sono avviati anche una serie di colloqui individuali di orientamento sociale. Fondamentale è anche l’accompagnamento sanitario, che garantisce l’accesso a screening medici e assistenza di base, così come l’accesso ai servizi legali per la regolarizzazione dei documenti e la tutela dei diritti. In parallelo sono offerti percorsi di supporto educativo e sociale per l’autonomia e l’inclusione. 

Insieme alla cooperativa Farsi Prossimo e ad altri enti della rete, si è sviluppato nel tempo anche un sistema di accoglienza e protezione delle vittime di tratta e sfruttamento. Le donne che scelgono di uscire dal giro sono così accolte in comunità protette e  accompagnate in un percorso psicologico, di regolarizzazione amministrativa, formazione e inserimento sociale, fino al raggiungimento dell’autonomia.

Professionisti e volontariato

In particolare all’interno di Caritas Ambrosiana, l’équipe che si occupa di prostituzione e tratta è composta da diverse figure specializzate: le assistenti sociali sono fondamentali nella presa in carico globale della persona e nella costruzione di percorsi di fuoriuscita dallo sfruttamento; gli educatori contribuiscono alle relazioni di fiducia e all’attivazione di processi di autonomia; le psicologhe e i consulenti legali garantiscono il supporto emotivo e la tutela dei diritti dell’utente.  Sul versante sanitario, Caritas svolge anche un’attività di accompagnamento e orientamento verso i servizi territoriali, facilitando l’accesso a cure mediche, screening e servizi specialistici, in collaborazione con le strutture sanitarie pubbliche.

Un tratto distintivo dell’intervento, in particolare per le unità di strada, è la presenza attiva dei volontari. «Ancora oggi – spiega Folli – Caritas attribuisce grande valore all’apporto di cittadini formati che, pur non essendo professionisti del settore, ci dedicano parte del proprio tempo. Grazie a loro instauriamo relazioni non giudicanti, informali e “normali” con le persone incontrate, e soprattutto mostriamo alle donne l’esistenza di esperienze relazionali positive, libere da stigmi e pregiudizi».

Secondo Folli, è proprio in questa parte dell’intervento che si instaura il primo e fondamentale rapporto con l’utente: «In quei 5, 10 minuti o mezz’ora si può parlare di tutto. Negli anni le donne hanno imparato a identificare il nostro apporto e, dopo una naturale diffidenza iniziale, riescono comunque a raccontarci delle loro condizioni. Sanno che noi ci saremo sempre, e proveremo sempre a instaurare uno spazio di normalità». 

Questa relazione tra operatori e donne si basa sulla possibilità di essere disponibili a chiamate “in ogni momento”, ragione per cui è attivo anche un numero di cellulare sempre pronto a ricevere le telefonate. Informazioni reperibili anche nei loro volantini, scritti appositamente in diverse lingue per poter raggiungere ogni persona. 

L’importanza della sensibilizzazione

Una parte che Folli sottolinea come fondamentale del lavoro del gruppo è la sensibilizzazione sul tema: «In ogni occasione noi cerchiamo di vivere il territorio andando a parlare nelle scuole, nei gruppi scout, nelle comunità cristiane, ma anche nelle università e a gruppi di cittadini. Cerchiamo di allargare lo sguardo su un settore ad altissima marginalità. Perché non solo in Italia i numeri della prostituzione affermano che chi si prostituisce ed entra nel mercato del sesso sono donne povere, che entrano in un circuito gestito dalla criminalità».