A tenere in braccio Gesù bambino avvolto in una coperta termica è una figura senza volto. Oltre ad alcuni rami d’ulivo, a colpire l’immaginario dello spettatore è però lo sfondo: un muro grigio con alcuni fori, da cui emergono fotografie di bambini, accompagnate dalla scritta ‘Infanzia negata’ ripetuta più volte. È l’immagine che tutti quanti possono osservare nel nuovo Presepe della Casa della Carità, dedicato da sempre ai riferimenti della nostra attualità.
La Natività di quest’anno è ispirata alle vicende in corso nella Striscia di Gaza, con un riferimento specifico anche ad un passo del Vangelo di Matteo (2,16-18), in riferimento alla strage degli innocenti: «Erode, accortosi che i Magi si erano presi gioco di lui, s’infuriò e mandò ad uccidere tutti i bambini di Betlemme e del suo territorio dai due anni in giù, corrispondenti al tempo su cui era stato informato dai Magi. Allora si adempì quel che era stato detto per mezzo del profeta Geremia: un grido è stato udito in Rama, un pianto e un lamento grande; Rachele piange i suoi figli e non vuole essere consolata, perché non sono più».
«Sta a ciascuno, guardandosi nello specchio che riflette il proprio volto, scegliere se rimanere spettatore o farsi custode di quest’infanzia ferita», ha affermato Iole Romano, l’operatrice della Fondazione che immagina e realizza i presepi della Casa. Nell’intento di questo Presepe, che sarà visibile all’interno della Casa accedendo dall’ingresso principale in via Francesco Brambilla 10, tutti i giorni dalle 9 alle 20 fino al 7 gennaio, si vogliono infatti ricordare gli occhi le immagini dei bambini di Gaza, che vagano soli e senza meta in cerca di un rifugio.
Immagini di un’infanzia negata e tradita che, come ricorda la Casa della Carità, sono simili in tutte le guerre. Come la tragedia dimenticata del Sudan, dove i bambini, oltre a vittime innocenti, sono reclutati come soldati. O quando alle bambine, spesso giovanissime, sono imposti matrimoni combinati. O quando si sfruttano i minori in lavori disumani, o sono deportati con i genitori, solo perché non hanno un regolare permesso di soggiorno.
Ma che cosa può fare ognuno di noi di fronte a quest’infanzia negata? A questa riflessione la Casa della Carità vuole spingere grazie alla figura umana che accompagna Gesù bambino, che con la sua nascita continua a portare una promessa di speranza e di vita, e al posto del volto ha uno specchio, così che ogni persona che si avvicina possa riconoscersi.




