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Solidarietà

«Pane in piazza», ecco i frutti

Monsignor Angelo Pagano, Vescovo di Harar (Etiopia), fa il punto sul progetto del panificio industriale St. Augustin realizzato grazie ai proventi dell’iniziativa dei Cappuccini: «Produciamo 7000 pani a settimana, ma dobbiamo arrivare a 3000 quintali all’anno»

14 Marzo 2022
Da sinistra, monsignor Angelo Pagano, il sindaco di Milano Beppe Sala e Cesare Marinoni

Al primo «Pane in piazza Forum», nell’ambito dell’Olio Officina Festival, partecipa in teleconferenza anche monsignor Angelo Pagano, il Cappuccino Vescovo della Diocesi di Harar, in Etiopia, per portare il progetto del panificio industriale in via di realizzazione nella città di Dire Dawa, parrocchia St. Augustin, grazie ai proventi raccolti con le manifestazioni fisiche di «Pane in Piazza», in particolare le grandi kermesse che si sono tenute in piazza Duomo a Milano dal 2018 fino ai lockdown. Appuntamento aperto al pubblico sabato 19 marzo, dalle 9 alle 16 al Palazzo delle Stelline (corso Magenta 61).

L’iniziativa del panificio in Etiopia è nata per opera dei Missionari Cappuccini di piazza Cimitero Maggiore 5 con la Famiglia Marinoni. I Frati del Centro Missionario di piazzale Cimitero Maggiore 5 a Milano coordinano l’attività di animazione missionaria della Provincia dei Frati Minori Cappuccini di Lombardia, che ha un centinaio di missionari presenti in varie nazioni dei diversi continenti: oltre all’Etiopia, Brasile, Costa d’Avorio, Camerun, Thailandia, Emirati Arabi, India.

Lavoro e futuro

Monsignor Pagano spiega che la popolazione del Vicariato di Harar è di oltre 8 milioni di persone, per la maggior parte giovani senza un impiego. L’obiettivo del Progetto St. Augustin è quindi di donare il pane alle istituzioni benefiche locali, ma anche di dare lavoro e futuro alle nuove generazioni. E che cosa si poteva insegnare loro di più importante in ogni tempo se non a fare il pane?

Tewodros e Abyi con monsignor Pagano
Tewodros e Abyi con monsignor Pagano

Il panificio St. Augustin dovrà avere una capacità produttiva di 3.000 quintali all’anno. A oggi, grazie a «Pane in piazza» e alle donazioni, è stato avviato un primo forno e sono stati formati nell’arte bianca in Lombardia due giovani etiopi – Tewodoros e Abiy – che ora sono il fulcro del panificio che assicura il pane a orfanotrofi e scuole di Dire Dawa, di ogni religione ed etnia. Ecco cosa riferiscono Teddy e Abiy: «Attualmente nella panetteria lavorano otto persone, delle quali tre ragazze. Abbiamo anche due giovani che stanno imparando la pasticceria. Uno di loro è impiegato come fornaio ausiliario nel nostro panificio. La panetteria ha 5 forni, ma uno è da sistemare. Produciamo 7000 pani a settimana. Principalmente i nostri clienti sono lavoratori, donne e missionarie della carità ai quali riserviamo uno sconto. Le condizioni di lavoro del panificio sono migliori di prima e confidiamo che tutto vada sempre per il meglio. Stiamo adottando misure per produrre di più, massimizzare il nostro reddito e la nostra quota di mercato. Il nostro Vescovo monsignor Pagano ci sta supportando per risolvere le nostre sfide. La vita a Dire Dawa sta diventando sempre più difficile perché l’inflazione rende inaccessibili gli acquisti. Abbiamo bisogno di forni aggiuntivi per aiutare gli altri a imparare la panificazione e impiegare più giovani».

L’ultima edizione di «Pane in Piazza» a Milano aveva registrato 250.000 visitatori, grazie al servizio di tanti volontari di cui 225 fornai professionisti, 95 studenti delle scuole di panificazione lombarde e 200 giovani di un gruppo missionario milanese.

Per contribuire al Progetto St. Augustin: www.missioni.org/come-aiutarci/ (causale: Panificio Harar).