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Discorso alla Città: non dimenticarsi degli altri

Sirio 26-29 marzo 2024
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«Il Segno»

NoLo, i nuovi locali sfrattano gli abitanti

Nel Discorso alla Città l’Arcivescovo ha lanciato l’allarme sulla Milano «inospitale» per i prezzi delle case spesso inaccessibili, soprattutto ai giovani. In uno degli ultimi numeri il mensile diocesano ha approfondito il tema

di Stefania CECCHETTI

14 Dicembre 2022
Foto Agenzia Fotogramma

Tra le inquietudini elencate dall’Arcivescovo nel Discorso di Sant’Ambrogio c’è quella di una «città che riqualifica quartieri e palazzi, la città che fa spazio all’innovazione e all’eccellenza, la città che seduce i turisti e gli uomini d’affari, la città che demolisce le case popolari e costruisce appartamenti a prezzi inaccessibili. Dove troveranno casa le famiglie giovani, il futuro della città? Dove troveranno casa coloro che in città devono lavorare, studiare, invecchiare?».

L’argomento, più che mai attuale, è stato di recente oggetto di un approfondimento de «Il Segno», il mensile della diocesi di Milano. Nel numero di ottobre, in occasione della visita pastorale di monsignor Delpini nel Decanato di Turro, Dario Paladini ha raccolto le preoccupazioni di alcuni esponenti delle tante associazioni che costituiscono il tessuto sociale di un territorio da sempre complesso, ma ricco di storia e molto vivace. Ci troviamo tra il massiccio della ferrovia e via Palmanova, in quello spicchio di città la cui parte più meridionale è stata ribattezzata «North of Loreto», per gli habitués NoLo. Al centro di questo quartiere c’è la multietnica via Padova, dove abitare qualche anno fa era disdicevole, per via del forte degrado del quartiere e della criminalità; oggi invece fa tendenza, per il moltiplicarsi di locali alla moda e la nuova presenza di giovani creativi, galleristi, musicisti e designer.

La «gentrificazione»

Nulla a che vedere con gli abitanti storici del quartiere, che stanno cominciando a non potersi più permettere di vivere dove sono nati. Paladini riporta la storia di Francesco: «I miei familiari vivono in questa zona dalla fine dell’800. Mia moglie e io abbiamo dovuto trasferirci a Sesto San Giovanni, perché avevamo bisogno di un appartamento con un locale in più, ormai i prezzi al metro quadro o per l’affitto sono diventati troppo alti».

È il fenomeno della «gentrificazione» che, rileva Paladini, «è già avvenuta in altre zone di Milano, basti pensare ai Navigli o all’Isola, e avviene in quasi tutte le grandi città del mondo. Qui a Turro però sta avvenendo ora, è solo agli inizi e proprio le associazioni della zona si sono mobilitate perché il miglioramento dei quartieri, ovviamente auspicabile, non sia a discapito dei più poveri».

La città dovrebbe chiedersi in primis cosa significa riqualificazione. Bastano alcuni negozietti e locali trendy, che tra l’altro arrecano disturbo ai residenti e lasciano una scia di bottiglie e rifiuti in strada la mattina dopo? Una vera riqualificazione non dovrebbe piuttosto partire dalle realtà che da tanti anni abitano il quartiere e lavorano per creare connessioni, combattere la povertà, favorire l’integrazione? Realtà come gli Amici del Parco Trotter, B-Cam Cooperativa sociale, Cooperativa Comin, Villa Pallavicini, Associazione di promozione sociale “Fabrizio Casavola” che, riporta Paladini, hanno promosso la petizione “Abitare in via Padova”, chiedendo «provvedimenti decisi da parte della Giunta comunale per garantire a tutti l’accesso alla casa risanando l’edilizia pubblica e intervenendo anche sull’abitare privato, come avviene in molte grandi città europee».

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