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Occupazione

Lombardia, i numeri della crisi

Sono a rischio 250 mila posti di lavoro, la maggior parte tra gli edili e i metalmeccanici. Preoccupazione anche fra gli artigiani, mentre dalla grande distribuzione e il settore cosmetico arrivano alcuni segnali positivi

Cristina CONTI Redazione

12 Marzo 2009

Sono 250 mila i posti di lavoro a rischio in Lombardia: tra i 30 e i 40 mila nell’edilizia, 50 mila in metalmeccanica, 10 mila nella chimica e 19 mila nel tessile. Queste le categorie più in difficoltà, secondo i dati della Cisl. In affanno anche il turismo d’affari, da sempre fiore all’occhiello del capoluogo lombardo. «La politica dovrebbe fare la sua parte – commenta Giuseppe Truglia, presidente di Manageritalia, associazione dei dirigenti dei servizi di Milano e provincia -. Bisogna sbloccare i cantieri dell’Expo. E poi intervenire con fondi di garanzia che incentivino le banche ad allargare i cordoni della borsa».
Anche gli artigiani lanciano l’allarme. I piccoli imprenditori fanno fatica perché il credito erogato dalle banche è un terzo della richiesta, mentre sui fidi c’è stato un incremento del 40% delle istanze di rientro. «O la situazione si sblocca per il rientro dalle vacanze o le imprese artigiane resteranno senza ossigeno – commenta Marco Accorsero, segretario generale dell’Unione artigiani di Milano -. E allora dovremo fare i conti con un’ondata di chiusure». Sono 250 mila i posti di lavoro a rischio in Lombardia: tra i 30 e i 40 mila nell’edilizia, 50 mila in metalmeccanica, 10 mila nella chimica e 19 mila nel tessile. Queste le categorie più in difficoltà, secondo i dati della Cisl. In affanno anche il turismo d’affari, da sempre fiore all’occhiello del capoluogo lombardo. «La politica dovrebbe fare la sua parte – commenta Giuseppe Truglia, presidente di Manageritalia, associazione dei dirigenti dei servizi di Milano e provincia -. Bisogna sbloccare i cantieri dell’Expo. E poi intervenire con fondi di garanzia che incentivino le banche ad allargare i cordoni della borsa». Anche gli artigiani lanciano l’allarme. I piccoli imprenditori fanno fatica perché il credito erogato dalle banche è un terzo della richiesta, mentre sui fidi c’è stato un incremento del 40% delle istanze di rientro. «O la situazione si sblocca per il rientro dalle vacanze o le imprese artigiane resteranno senza ossigeno – commenta Marco Accorsero, segretario generale dell’Unione artigiani di Milano -. E allora dovremo fare i conti con un’ondata di chiusure». In fondo al tunnel Ma qualche spiraglio nel tunnel della crisi si vede. Secondo i dati di Unipro, l’associazione delle imprese cosmetiche, a metà marzo si confermano i dati positivi presentati a fine anno. Il fatturato nel settore si manterrà positivo anche se di pochi decimali. «Sul nostro territorio c’è una miriade di piccole imprese ad altissimo tasso di innovazione che producono per marchi stranieri – spiega Gian Andrea Postano, responsabile ufficio studi Unipro -. Basti pensare che il 60% del make-up venduto nel mondo esce dalle nostre aziende».Bene anche la grande distribuzione. A tenere di più sono le grandi catene dell’alimentare: McDonald’s prevede per il 2009 sette nuove aperture in Lombardia, tre a Milano e provincia, due nel Bergamasco, una nel Varesotto e una nel Pavese, per un totale di 240 assunzioni.Selezioni aperte anche nel settore dell’energia. «È vero, i consumi di elettricità e gas sono in calo. Ma da Eni ed Enel fino alle piccole aziende dell’energia la situazione è ancora discreta», spiega Clara Poletti, direttore dello Iefe Bocconi. E un grande contributo viene anche dalla produzione di energia da fonti rinnovabili come eolico, solare e biomasse.