Si può leggere con interesse per molti motivi il libro Insieme si può, che don Massimo Mapelli, presidente dell’associazione «Una casa anche per te» e responsabile di Caritas ambrosiana per la Zona pastorale VI, presenterà lunedì 5 maggio nella sede di via San Bernardino a Milano (vedi box sotto).
Si può riscoprire, per esempio, nel decennale dell’avvio dell’esperienza la storia della Libera Masseria di Cisliano e di come questo bene confiscato di 10 mila metri quadrati abbia cambiato volto, da ristorante (e allo stesso tempo, luogo di usura ed estorsione) in mano alla famiglia della ‘ndrangheta Valle- Lampada fino al 2014 a spazio di tutti, tanto da ospitare anche corsi di acquagym nella piscina del grande giardino interno, coinvolgendo da subito il territorio; si può leggere della decisione presa fin dai primi momenti di ristrutturarne gli appartamenti per ospitare famiglie in situazione di fragilità.

Si può cogliere la motivazione che porta don Massimo sia a battersi per il recupero di questo e altri beni che erano in mano alla criminalità organizzata, sia a ospitare i minori stranieri non accompagnati nella sua comunità di Zinasco «Una casa anche per te», con il desiderio di mostrare anche ai suoi ragazzi, che per poter arrivare in Italia si sono lasciati alle spalle un percorso fatto di minacce e violenze subìte, che si può ribaltare la logica della sopraffazione.
E si può anche, attraverso il racconto di don Massimo che ha il ritmo incalzante della cronaca, ritornare sulla storia recente di questa fascia del Sud-ovest milanese dove c’è un bene confiscato ogni mille abitanti. E dove, per poter far valere le ragioni della legalità e l’effettivo interesse di tutta la comunità, don Massimo insieme a Libera e alle le associazioni che hanno da subito difeso lo spazio della Masseria hanno dovuto confrontarsi anche con la propria coscienza, decidendo – chiamato a raccolta anche il Consiglio comunale di Cisliano – di occupare la struttura prima ancora che la sua gestione gli venisse ufficialmente assegnata, per evitare che i tempi lunghi della burocrazia lasciassero spazio alle ritorsioni delle famiglie criminali, vanificando così la prima vittoria dello Stato arrivata con la confisca del bene.

Un racconto in prima persona, dunque, di questi anni vissuti senza tenere le mani in tasca, in cui però don Massimo usa spesso il noi. Il titolo, Insieme si può, esprime infatti la convinzione del sacerdote che il percorso della Chiesa coinvolga davvero «tutti, tutti, tutti», come più volte ripeteva papa Francesco. Nel caso della Masseria di Cisliano «ci siamo trovati insieme come Chiesa, Cgil, Coop… appartenenze diverse che su questo tema si sono però trovate dalla stessa parte: affermare che “nessuno è escluso” significa anche che ciascuno, in questo percorso, può portare il proprio desiderio e le proprie potenzialità», osserva don Massimo, che racconta il suo entusiasmo nel «riscoprire la verità del Vangelo nella varietà dei tanti volti e delle storie incontrate». Significa anche, avverte, «sapere che si può incontrare l’ingiustizia, e che il Vangelo appare nella carne viva della sofferenza patita, ma che non bisogna rassegnarsi al fatto che il male possa avere l’ultima parola, anche quando sembra che sia così».
Bisogna piuttosto, esorta don Massimo, alzare lo sguardo e immaginare vie nuove anche quando saremmo portati a fermarci al torto subìto. C’è posto poi per molte altre considerazioni: dal richiamo a non essere cinici, evitando di porsi tra chi è convinto che non cambierà mai niente e iniziando invece da ciò che è possibile: «Per accogliere i minori stranieri ci sono comunità specializzate – mette in chiaro don Massimo nel libro -, ma possiamo chiederci perché questi minorenni intraprendono il viaggio». Il suo richiamo all’impegno concreto è rivolto, dunque, anche alla comunità cristiana, nella convinzione che «la resurrezione tocca la vita delle persone e dei territori».
D’altra parte, don Massimo è consapevole della complessità di questi temi. Lo dimostra la storia stessa della Masseria di Cisliano, i cui lavori di riqualificazione attendono di poter ripartire superando lo scoglio dei finanziamenti necessari; così come, riconosce, non si possono sciogliere in cinque minuti i timori legati all’immigrazione e alla presenza di una comunità di accoglienza sul territorio. Per questo, sottolinea, «non ho mai rifiutato un invito a parlare nelle scuole o nelle comunità cristiane».
Anche l’appuntamento di lunedì 5 maggio sarà, dunque, un’occasione per conoscere più da vicino le tante storie incontrate in questi anni da don Massimo.




