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Milano

Delpini alla Cisl: «Abitare la complessità con fiducia, saggezza e dialogo tra le generazioni»

Questi gli antidoti per vincere le tentazioni a vedere il futuro come fonte di «minaccia, smarrimento e frustrazione» indicati dall’Arcivescovo nel corso della sua visita alla segreteria metropolitana del sindacato

di Annamaria BRACCINI

9 Febbraio 2024
L'intervento dell'Arcivescovo (Agenzia Fotogramma)

Tre tentazioni «particolarmente insidiose» e altrettanti rimedi. Sono quelle sulle quali l’Arcivescovo, in visita nella storica sede della Cisl milanese di via Tadino, invita a riflettere l’oltre centinaio di associati che gremiscono la Sala dove si svolge il dialogo con il segretario nazionale Luigi Sbarra, il segretario di Cisl Milano Metropoli Carlo Gerla e quattro sindacalisti impegnati in diversi ruoli.

Tornato nella “casa” dei cislini per la seconda volta, dopo una sua prima visita nel 2019, l’Arcivescovo non ha dubbi nell’indicare a tutti la sua preoccupazione per la tentazione di «immaginare il futuro come minaccia». Trend oggi diffusissimo «anche tra la gente di questa area metropolitana così ricca e capace di intraprendenza». «Le proiezioni e il sentire comune, i dati sugli esiti della tecnologia, dell’inquinamento, sulla situazione occupazionale e abitativa, sui rapporti tra i corpi sociali, inducono a uno sguardo grigio sul futuro, come fosse un destino minaccioso». E quindi, proprio una sede associativa per il suo significato di presidio di solidarietà – suggerisce l’Arcivescovo – è «particolarmente adatta a ribadire una spiritualità della fiducia».

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Sfuggire al pessimismo creando luoghi di pensiero

«Noi, infatti, non siamo persone disperate, non per un volontarismo dell’ottimismo, ma perché interpretiamo il futuro come una missione. Noi cristiani, impegnati nella solidarietà sindacale come in tanti altri contesti, dobbiamo disegnare strade inedite, perché crediamo in Dio e in noi stessi e per questo riteniamo di avere una missione da compiere».

Poi, la seconda tentazione da contrastare: «abituarsi alla complessità come smarrimento». «La disponibilità inaudita di notizie, di sollecitazioni, di analisi su ciò che sta succedendo, ci fa immaginare una tale complessità che porta a un disimpegno e smarrimento come condizione paralizzante». La sfida è evitare di continuare a ripetere slogan e luoghi comuni con parole ormai retoriche e obbligatorie, come la sostenibilità: «Si può vincere la tentazione e abitare la complessità trovando la persuasione che questo tempo, in effetti così complesso, sia adatto a un incremento di umanità con la coltivazione condivisa della saggezza, capace di integrare anche la scienza e la tecnologia. Dobbiamo imparare a pensare, ad ascoltare, a dialogare con gli esperti, non come dispensatori di verità assolute, ma per avviare percorsi di sapienza. Non siamo consumatori dell’immediato e, forse, anche la Cisl può farsi carico di qualche segnale per dire che ci sono luoghi per pensare, tempi dedicati a una riflessione critica, pacata, costruttiva».

L’Arcivescovo, Carlo Gerla e Luigi Sbarra (Agenzia Fotogramma)

Infine, «la simpatia e il dialogo intergenerazionale» per resistere alla transizione vissuta come «una frustrazione». «Come dice il Papa, questo è un cambiamento d’epoca e abbiamo sempre la sensazione di essere in ritardo. L’evoluzione della società, degli strumenti e dei metodi di lavoro, il mutare rapido e imprevedibile della sensibilità delle generazioni, la constatazione di una sensibilità diversa e la difficoltà del ricambio generazionale creano frustrazione. Ma, c’è, in questo dialogo, una speranza, una sorgente d’acqua fresca che può essere elemento di arricchimento per le giovani generazioni, permettendo di procedere insieme»».

E, quindi, coltivare tali rapporti con fiducia, non può che dare fiducia, conclude l’Arcivescovo, tra gli applausi convinti dei partecipanti. Ai quali si era rivolto poco prima il segretario nazionale Sbarra, ringraziando monsignor Delpini e facendo riferimento alla Dottrina sociale della Chiesa.    

L’intervento di Sbarra

«La Cisl, la nostra comunità – ha spiegato – attinge da sempre, nei suoi 75 anni di vita, da posizione laica, alla sorgente della Dottrina sociale della Chiesa». Una «sorgente preziosa per non dire indispensabile – secondo il sindacalista -, soprattutto in questi ultimi anni, con le crisi provocate dalla pandemia e dalle guerre che hanno dispiegato i loro effetti perversi su un terreno in cui già si era radicata, in modo prepotente, quella cultura dello scarto che papa Francesco non si è mai stancato di denunciare».

«Un lungo inverno – per Sbarra -, che ha creato livelli di disuguaglianza sempre più ampi, ha accentuato la frammentazione dei rapporti sociali, ha alimentato, da una parte, un individualismo rancoroso e, dall’altra, una disperata solitudine di massa. Un inverno che, a livello globale, si traduce nei pericoli di una guerra mondiale a pezzi, che mette a rischio il bene più grande di cui disponiamo, la pace». Una stagione da cui, ormai, è venuto il tempo di uscire, «per volgere lo sguardo verso un orizzonte completamente diverso: quello di una pace giusta, rispettosa del diritto internazionale, del valore supremo della democrazia, della libertà dei popoli e degli individui». L’orizzonte, insomma, «dell’inclusione per unire e non per contrapporre ecologia, crescita, lavoro e diritti; per ricucire gli strappi e allargare le maglie di una rete sociale fatta di solidarietà ed equità, tenendo dentro tutti, nessuno escluso, e riconoscendo il valore unico e irripetibile di ogni persona».

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Le parole di Gerla

Carlo Gerla, da parte sua, aveva evidenziato nel suo intervento iniziale di benvenuto: «Siamo felici e onorati di accogliere l’Arcivescovo dopo la sua visita nel 2019, potremmo dire in un’altra epoca. Da allora abbiamo assistito a grandi cambiamenti: la pandemia ha avuto un impatto enorme sulla vita di tutti, creando diseguaglianze e problemi inediti, ma anche spingendo il sindacato a trovare nuove soluzioni. Quello che non è cambiato è il nostro desiderio di dare risposte ai lavoratori, ai cittadini, ai pensionati, alle fasce deboli della popolazione». Anche grazie a un osservatorio privilegiato che oggi conta sul territorio di Milano-Metropoli 140 sedi, diffuse in 134 Comuni. «Ma a fornire il quadro della situazione, sono le code che vediamo nei centri dove si distribuisce il cibo», avverte ancora Gerla, rivolgendosi direttamente a monsignor Delpini: «Per parafrasare il suo Discorso alla Città del 6 dicembre scorso, abbiamo bisogno di coraggio e di fiducia. Io credo che noi della Cisl siamo e dobbiamo essere seminatori di fiducia, come abbiamo dimostrato non avendo paura di assumerci le nostre responsabilità e anche posizioni scomode».

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