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Milano

Bressan: «Idee per Mind, un seme di promettenti relazioni»

Il Vicario episcopale spiega che la Call di proposte per una presenza religiosa nel nuovo quartiere è stata l’occasione per rendere credibile l'inserimento della Chiesa in una forma tradizionale, ma innovativa, in dialogo con le altre religioni e con la scienza

di Annamaria BRACCINI

16 Aprile 2024

A meno di un mese dall’Innovation week promossa da Area Mind, in programma dal 4 all’11 maggio, e nel momento in cui l’Area ha “messo le ali” tra inaugurazioni e sempre maggiori presenze, è tempo di bilanci anche per l’iniziativa “Call for Ideas”, promossa dall’Arcidiocesi un anno fa, con il titolo «Immaginare la presenza religiosa in Mind». Istituendo la Call si era inteso non solo raccogliere stimoli e suggerimenti per la realizzazione di una presenza stabile della Chiesa in questo nuovo “quartiere”, ma anche verificare la disponibilità di associazioni e istituzioni interessate all’ecumenismo e al dialogo, mostrando in questo modo il ruolo essenziale delle religioni nella vita umana, individuale e comunitaria. Monsignor Luca Bressan, vicario episcopale e referente del progetto, si dice oggi soddisfatto.

Come è stata la ricezione dell’iniziativa?
È un seme che sta portando i suoi frutti, avendo effettivamente dato parecchi risultati. Come avevamo annunciato, abbiamo chiusa la Call prima di Natale 2023.

Qualche numero?
Abbiamo avuto 29 risposte di persone che si sono rivolte direttamente a noi: siamo stati per esempio contattati da due studi professionali di architettura. Tuttavia, ciò che ritengo sia più interessante è che la Call ci ha permesso di costruire una grande rete di relazioni. Abbiamo potuto dialogare, così, con il Comune di Milano, con Regione Lombardia, che proprio in questi giorni ha costituito la Consulta interreligiosa che è, in parte, legata anche al cammino della nostra presenza in Mind. Abbiamo, inoltre, avuto contatti con i soggetti che fanno parte del Consiglio di amministrazione di Arexpo, come la concessionaria degli spazi Landlease, Federated Innovation che impegna tutte le start up presenti, la Fondazione Triulza, le Università.

Ci sono stati contatti con gli atenei milanesi?
Con l’Università Cattolica con alcuni docenti di Facoltà e Dipartimenti, in particolare del Centro di Ateneo per la Dottrina sociale della Chiesa che su questi temi è in piena ricerca, così come con professori del settore informatico. Ci siamo confrontati anche con la Facoltà teologica dell’Italia settentrionale e, naturalmente, con la Statale che, oltretutto, fa parte del Cda di Arexpo e che porterà in Mind il suo Campus scientifico. Io personalmente ho anche incontrato lo Human Technopole, il Politecnico – in particolare la Facoltà di Architettura – e la Bocconi, il cui già rettore Gianmario Verona è l’attuale presidente di Human Technopole.

Tali sinergie hanno già generato scelte condivise?
Tutta questa serie di relazioni, anzitutto, ci è servita per creare quello che potremmo definire un processo di accountability della nostra Chiesa, nel senso di un riconoscimento reciproco e di una costruzione di credibilità, in modo che la presenza che vogliamo costruire sia riconosciuta, cercata e voluta. E questo secondo le tre dimensioni che ci eravamo proposti e che hanno fatto da guida alla Call.

Quali?
La prima è quella che vuole ripresentare, anche se in modo innovato, la forma tradizionale della Chiesa: l’area sarà frequentata da studenti, lavoratori, comunità diverse di persone – non dimentichiamo la presenza di un grande ospedale come il Galeazzi-Sant’Ambrogio -, quindi abbiamo sviluppato contatti con le Pastorali di riferimento e i Decanati della zona nord di Milano. Accanto a questo accompagnamento vogliamo, però, porre due dimensioni nuove, quella di un grande dialogo, anzitutto tra le religioni come portatrici di radici, perché senza radici non c’è futuro, e con una scienza capace di lavorare sulla comprensione di chi siamo veramente.

L’ipotesi della creazione di uno spazio espressamente dedicato alla fede sta procedendo?

Il progetto va avanti, anche se risente delle fatiche di questi ultimi mesi, quali l’aggravamento delle tensioni a livello internazionale. Abbiamo l’intenzione di realizzare un luogo che parli dell’identità ambrosiana, ma guardando al mondo plurale che si sta costruendo anche a Milano. Vogliamo portare a sintonia la rilettura del nostro passato con un’identità aperta al futuro.

 

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