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Vedano al Lambro

Assistenza Fraterna, un impegno che si rinnova

La Fondazione intitolata ad Adele Bonolis, impegnata in percorsi di cura e reinserimento di pazienti psichiatrici, venerdì 15 dicembre, alla presenza dell’Arcivescovo, inaugura alloggi protetti realizzati con il contributo di Fondazione Cariplo e di altri sostenitori. Ne parla il presidente Alessandro Pirola

di Claudio URBANO

12 Dicembre 2023
La sede della Fondazione Bonolis a Vedano al Lambro

Si prefiggeva di «riabilitare l’amore» nell’umanità sofferente che incontrava, Adele Bonolis, quando negli anni Cinquanta iniziò a Milano iniziò a ospitare prostitute e donne sole coi loro bambini, e poi ancora ex carcerati. La sua opera iniziata nel primo dopoguerra non si è mai interrotta, e ora il lavoro di riabilitazione dalla sofferenza prosegue con la Fondazione Assistenza Fraterna (As.Fra.) che porta il suo nome, e quattro “Case” in cui si ospitano e si curano persone con patologie psichiatriche e donne vittime di maltrattamento.

Venerdì 15 dicembre (alle 10), alla presenza di monsignor Delpini, si aggiungerà un’altra tessera a quest’opera di carità, con l’inaugurazione presso la fondazione AsFra di Vedano al Lambro di sei alloggi per la residenzialità assistita (realizzati con il contributo di Fondazione Cariplo e di altri donatori), destinati agli ospiti del centro di cura psichiatrica. Vi abiterà, spiega il presidente di AsFra Alessandro Pirola, «chi è al termine di un percorso che ha avuto forme più intense di ricovero, e che ora viene accompagnato progressivamente al recupero dell’autonomia, fino a un’auspicata guarigione».

Uno degli appartamenti

Come funziona la riabilitazione

AsFra ospita ora circa 80 pazienti con sofferenza psichica, di cui un terzo, precisa il presidente, ha alle spalle una storia giudiziaria, ed è quindi ancora sottoposto a vincoli restrittivi. C’è anche un Centro Diurno, a cui fanno riferimento 40 pazienti del territorio. «Quella psichiatrica – chiarisce Pirola – è una malattia lunga e con fasi alterne. Serve dunque attivare percorsi, anche al di fuori di quelli già immaginati, che offrano quella cura proporzionata e sufficiente a compensare ciò che manca per l’autonomia».

Con i pazienti, prosegue il presidente, «si tratta senz’altro di introdurre regole da seguire, ma la riabilitazione è fatta anche di una rielaborazione della propria esperienza, di un reingaggio della libertà, fortemente indebolita e provata dalle situazioni che ciascuno ha alle spalle; c’è chi sta lentamente recuperando una capacità relazionale dopo il periodo del Covid e chi soffre di disturbi più severi, fino ai casi di abuso di sostanze o di violenza agita o subita». Un terzo dei pazienti, aggiunge, è di origine straniera, e spesso ha contratto la patologia durante il suo percorso di migrazione.

Alessandro Pirola

Obiettivo autonomia

Nei nuovi appartamenti gli ospiti gestiranno in modo autonomo la propria routine quotidiana, ma rimarranno essenziali il contatto con gli operatori e con il centro. Perché, evidenzia Pirola, «l’obiettivo è sì l’autonomia, ma è la relazione è la risorsa principale che ci rende capaci e lieti». E dunque c’è una tisaneria gestita direttamente dagli ospiti, ci sono le uscite tra la movida dei Navigli, ci sono le attività di giardinaggio e floricoltura. E, per alcuni ospiti, il lavoro all’esterno, in un vivaio e in una società di pulizie.

«La visita dell’Arcivescovo non è estemporanea rispetto al nostro percorso – sottolinea Pirola -: nei nostri ospiti incontrerà infatti un’umanità ferita e che ha ferito. C’è in loro una pienezza di vita che va abbracciata, anche nell’esperienza di fede». Un’esperienza viva all’interno del centro, conferma il presidente, che aggiunge un’osservazione: «Vediamo come molte patologie si sviluppano proprio quando manca uno sguardo alla totalità della persona».

Anche il Natale sarà poi vissuto in pienezza dagli ospiti, con un pranzo aperto a parenti e amici e, il 23, la Messa celebrata da monsignor Camisasca, che fu alunno di Adele Bonolis. E per il futuro, Pirola non mette limiti alla Provvidenza, immaginando che AsFra possa diventare in futuro anche la sede per la formazione di nuovi professionisti delle malattie mentali.