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Sirio 09 - 15 dicembre 2024
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3 ottobre

Acli Milanesi, artefici quotidiani della cultura della cura

A Cascina Triulza il XXXI Congresso provinciale. La tesi centrale riassunta dal presidente uscente Paolo Petracca: «L’epoca attuale è una straordinaria occasione per ritessere il vivere associato delle nostre comunità nel segno della solidarietà e dell’apertura»

di Paolo PETRACCAPresidente Acli milanesi

27 Settembre 2020
Paolo Petracca

Per rappresentare il tempo inedito e sfidante che stiamo vivendo, l’immagine più forte, più efficace e più reale, a mio avviso, è ancora quella del cambiamento d’epoca proposta da papa Francesco. Una trasformazione – e al tempo stesso una transizione – generata dall’interagire di alcuni fenomeni molto rilevanti: il nuovo disordine mondiale e «la terza guerra mondiale a pezzi», la vorticosa crescita delle diseguaglianze e le sempre maggiori difficoltà di tenuta dei sistemi di welfare, la questione ambientale e in particolare il climate change, la rivoluzione tecnologica digitale e quella demografica, la presenza di imponenti flussi migratori in ogni area del pianeta, la crisi delle democrazie, l’enorme crescita incontrollata della finanza, il cambio di paradigma nel campo dell’energia e – buona ultima, ma non ultima – l’emergenza sanitaria, sociale ed economica generata dalla pandemia mondiale da Covid-19.

Negli ultimi decenni il condensarsi e l’assommarsi di tutte queste dinamiche interrelate e l’incapacità di governarle con equità, giustizia e rispetto del creato ha reso tutti più vulnerabili, più fragili e più insicuri. In un contesto come questo occorre combattere innanzitutto la disillusione, la diffidenza e l’isolamento che rendono difficile ogni ripartenza. Se però si affinano le nostre capacità di ascolto, emergono domande assai interessanti, si avverte il bisogno di un clima più positivo, cresce la domanda di un diverso modo di stare insieme.

È su questo che ci si deve misurare: pare ormai in via di esaurimento il tempo dell’espansione, dell’individualismo, dello slegamento. Può essere che ciò ci spinga verso (e faccia prevalere) il tempo della rabbia, del risentimento, della chiusura. Ma può essere invece che ciò costituisca una straordinaria occasione per ritessere, nel segno della solidarietà e dell’apertura, il vivere associato delle nostre comunità che negli anni si è sfrangiato.

Occorre dunque, da una parte, agire politicamente e chiedere e vigilare che dall’Europa alle città si operi sapientemente, efficacemente e in modo partecipativo e condiviso, per ridurre le disuguaglianze e per tracciare itinerari di sviluppo umano e sostenibile e, dell’altra, lavorare per ricostruire la qualità del nostro tessuto sociale, a partire dalla cura della persona e dei territori.

Questa è la tesi centrale della stagione congressuale che le Acli milanesi stanno concludendo in questi giorni. La nostra associazione si sta interrogando su quali azioni mettere in campo nei prossimi anni, mai da soli ma sempre insieme gli altri, per raccogliere questa sfida.

Sul come farlo il nostro “vangelo sociale” dell’ultimo lustro (e per quelli a venire), la Laudato si’, ci viene in soccorso; in particolare al punto 231 ci aiuta meglio a comprendere quale debba essere il nostro rinnovato approccio. «L’amore per la società e l’impegno per il bene comune sono una forma eminente di carità, che riguarda non solo le relazioni tra gli individui, ma anche le macro-relazioni ovvero i rapporti economici e politici. In questa prospettiva, insieme all’importanza dei piccoli gesti quotidiani, è necessario pensare grandi strategie che arrestino efficacemente il degrado ambientale e sociale e incoraggino una cultura della cura che impregni tutta la società». Questa prospettiva francescana unifica e nobilita ogni nostra azione personale e associativa e mette sullo stesso piano di importanza i mille mestieri delle Acli, i mille fiori del nostro campo settantacinquennale.

Da cento porte centinaia di migliaia di persone entrano nella nostra Diocesi nel nostro sistema associativo e di imprese sociali; ma solo sapendocene prendere cura le donne e gli uomini che incontriamo potranno diventare nostre amiche e nostri amici, nostre compagne e nostri compagni di strada, disposti a costruire insieme a noi esistenze più piene di vita e di verità.

Questo è e dovrà essere il nostro principale impegno; anche il mio, ora che tornerò a essere una semplice aclista ambrosiano. Per chi scrive, infatti il trentunesimo congresso segna il termine del servizio come presidente. È stato per me un onore rappresentare nel ruolo più importante l’associazione nella quale sono cresciuto come persona e come lavoratore sin dagli anni giovanili. Ho provato a dare il meglio di me confidando ogni giorno nell’aiuto del buon Dio. L’augurio sincero che rivolgo, in particolare al gruppo dirigente (e al nuovo primus inter pares che lo coordinerà), è quello di continuare a tenere unite e in dialogo le diverse generazioni e di compiere un cammino comune rendendo la nostra associazione sempre più all’altezza del futuro che ci attende e che non è già scritto.

Il 9 ottobre Messa con l’Arcivescovo

Era in programma a marzo, poi il Covid ha fermato e stravolto tutti i programmi. Così il XXXI congresso delle Acli Milanesi si svolgerà sabato 3 ottobre in Cascina Triulza (area Expo) in una sola giornata. I 200 delegati si confronteranno sul tema dei diritti, dell’inclusività e dell’eguaglianza e al termine del dibattito eleggeranno i 60 consiglieri che faranno parte del nuovo Consiglio provinciale, che nella prima seduta eleggerà il presidente. «Per una città sostenibile, aperta e inclusiva» il titolo dell’assise, in questi mesi preceduta  da oltre centosessanta assemblee precongressuali in altrettanti circoli e nuclei di Milano, Monza e Brianza.
Un’associazione, quella aclista molto radicata sul territorio con oltre 40mila iscritti, ma che attraverso i servizi, gli incontri formativi, l’azione sociale e i momenti ricreativi e culturali proposti dal sistema incontra ogni anno oltre 700 mila cittadini: 150 mila solo le persone che l’anno scorso si sono rivolte al Patronato e 6mila gli stranieri che accedono allo Sportello Immigrati per il permesso di soggiorno, 1500 per la sola emersione lavoro domestico della scorsa estate, 300 mila i dichiarativi fiscali preparati dai Caf Acli (730, Isee, Successioni…) e 11 mila i contratti di colf, badanti e baby sitter gestiti, più di 40 le cooperative sociali iscritte al Consorzio Ccsl, tra cui spicca Ripari, la cooperativa sociale promossa direttamente dalle Acli che si dedica all’assistenza domiciliare e alla lotta alla povertà educativa.
Venerdì  9 ottobre alle 19.30 in Santo Stefano appuntamento con l’Arcivescovo per la Santa Messa conclusiva del percorso congressuale.

 

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