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La storia

Solange, il coraggio di una donna

La solidarietà dell’Arcivescovo per la giornalista congolese minacciata da anni per le sue denunce della pulizia etnica in atto nel Sud Kiwu

di Veronica TODARO

22 Settembre 2014

È un personaggio “scomodo”, non solo nel suo Paese, da cui denuncia le atrocità della “pulizia etnica”, ma anche in Italia, dove qualche giorno fa, alla stazione di Bologna, è stata avvicinata da un uomo ruandese che l’ha minacciata di morte. A esprimerle tutta la solidarietà e l’apprezzamento per l’importanza di quello che sta portando avanti è stato l’arcivescovo Angelo Scola.

Lei è Solange Lusiku Nsimire, 42 anni, giornalista, direttore ed editrice di Le Souverain, unica pubblicazione di Bukavu, capitale della provincia del Sud Kivu, regione congolese al confine con il Rwanda e il Burundi, arrivata in Italia pochi giorni fa per ritirare il riconoscimento assegnatole dalla Fondazione Unicredit nell’ambito del premio “Ilaria Alpi”. Il suo curriculum è un lungo elenco di titoli: presidente dell’Unione nazionale della stampa (sezione di Bukavu/Sud Kivu), vicepresidente dell’Unione nazionale della stampa della Repubblica democratica del Congo, laurea honoris causa all’Università di Lovanio in Belgio, premioFemme de Courage 2013dell’Ambasciata Usa a Kinshasa, membro del Consiglio di amministrazione dell’Università Cattolica di Bukabu. Eppure, nonostante le posizioni che ricopre, Solange, mamma di sette ragazzi (dai 17 ai 4 anni, di cui uno adottivo), è costantemente nell’occhio del mirino.

Solange è abituata a convivere con paura e minacce per il suo lavoro. L’“accusa”nei suoi confronti sarebbe quella di aver detto chiaro e tondo che il Rwanda è il vero artefice della terribile situazione nell’est del Congo, che dal 1994 ha provocato quasi otto milioni di morti e centinaia di migliaia di stupri e violenze tipiche di quella che viene definita “pulizia etnica”, oltre ad aver attaccato il governatore del Sud Kivu, Marcellin Cishambo. Solange non si dà per vinta e per difendere la libertà di stampa continua a stampare il suo giornale, mettendo a rischio la sua vita arrivando fino a Bujumbura, capitale del Burundi, perché in tutta la regione non esiste una tipografia. Solange è stata minacciata di morte prima da esponenti del governo locale e ultimamente da lettere e telefonate anonime giunte nella sua abitazione.

«Nel Sud Kivu – spiega la giornalista africana – ci sono per la stampa due tipi di problemi: la proprietà dei media e il contesto di povertà e insicurezza che deriva dal fatto che negli ultimi quattro anni sono stati uccisi tre giornalisti e un difensore dei diritti umani. Il Congo è diventato terreno di guerra, ma le donne sono campo di battaglia, sono violentate davanti a mariti e figli, ci sono state donne incinta che sono state sventrate».

A Bologna la donna è stata riconosciuta da un connazionale: «Se non la smetti di parlare ti facciamo fuori». Nonostante questo, Solange è rientrata in Congo per continuare a denunciare quello che accade. «La situazione è estremamente instabile. Ci sono ancora gruppi armati che imperversano e seminano morte. Abbiamo un’aspettativa di vita di 24 ore rinnovabili. La situazione è tale che chiunque può prendere in mano un fucile e ammazzarti. In questo momento ci sono agitazioni e manifestazioni di piazza contro il tentativo dell’attuale presidente Joseph Kabila di modificare la Costituzione per essere ottenere un terzo mandato elettorale. Una cosa antidemocratica e del tutto inaccettabile. Io trovo la forza di resistere e di continuare un lavoro in cui credo. E poi credo molto in Dio e confido nella sua protezione».