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Stampa e dintorni

La voce degli “altri”

Sono una quindicina le testate prodotte da diverse comunità etniche nelle regioni del Nord. L'integrazione degli immigrati in Italia passa anche attraverso i mezzi di comunicazione di massa

di Rosangela VEGETTI Redazione

28 Luglio 2010

Il 60% delle notizie che ci vengono propinate dai vari mezzi di comunicazione sono di cronaca nera e per giunta con protagonisti, vittime o responsabili, provenienti da altri Paesi e le immagini dei migranti sono sempre da leggere in chiave di “problemi di sicurezza” o di “criminalità”. Questi sono i dati di sintesi di una recente ricerca condotta dall’Università La Sapienza di Roma e che ha fornito materiale di discussione a un gruppo di giornalisti italiani e immigrati nel corso di un recente incontro promosso dalla Senami (Secretarìa Nacional del Migrantes) della Repubblica dell’Ecuador, sul tema «Il ruolo dei media etnici nella comunicazione della diversità».
Guardarsi in faccia e dirsi i propri progetti costituisce un passo importante nella professione giornalistica dove, da parte italiana c’è più ignoranza e indifferenza che ascolto e attenzione, e, dall’altra parte, una domanda inespressa di essere protagonisti e di avere accesso alle fonti di informazione.
Una quindicina sono le testate prodotte da diverse comunità di migranti nelle regioni del Nord Italia: alcune sono riviste mensili, altre di varia periodicità, non mancano presenze radiofoniche con programmi interculturali che mirano ad agevolare l’integrazione degli immigrati diffondendo notizie e informazioni sulle concrete situazioni di vita. C’è pure un’Associazione nazionale della stampa interculturale (Ansi), con sede a Torino presso l’Associazione Stampa Subalpina, con 500 aderenti, promossa e costituita da giornalisti di origine straniera che lavorano in testate a larga diffusione e multiculturali di varie regioni italiane.
Tra gli intervenuti all’incontro, la presidente del Gruppo cronisti lombardi: Rosy Brandi ha riconosciuto la cattiva abitudine di diffondere notizie e foto di persone straniere coinvolte in fatti di cronaca con molta “disinvoltura”, senza cioè preoccuparsi di verificarle con cura o di velarle se troppo lesive delle persone quando queste sono straniere. La difesa della privacy deve valere per tutti anche per romeni, marocchini o cinesi.
«Siamo tutti migranti»: più che uno slogan è un preciso programma di lavoro, addirittura una campagna internazionale di informazione e sensibilizzazione sulla diversità e l’integrazione lanciata dall’Ecuador. «Il governo ecuadoriano intende lavorare a favore dei propri cittadini migranti (sono 3 milioni sparsi nel mondo) e partecipare a un’azione internazionale per comprendere i cambiamenti del mondo in atto con la globalizzazione. Questo – spiega José Galvez, rappresentante del Segretariato nazionale del migrante in Italia (piazza Bottini 1 a Milano, tel. 02.36.63.65.00) – è uno sforzo collettivo con la finalità di rendere consapevole la società sull’importanza della migrazione come dinamica fondamentale nel mondo globalizzato e fonte di ricchezza e di progresso per i popoli. Il governo dell’Ecuador riconosce il diritto alla mobilità dei suoi cittadini e si impegna ad agevolarli nei Paesi in cui vanno a risiedere e nel caso del successivo ritorno in patria. Nell’ambito di questo programma si pone anche l’attenzione all’informazione per creare correnti di scambio di notizie e partecipare alla costruzione di un mondo veramente interculturale». Il 60% delle notizie che ci vengono propinate dai vari mezzi di comunicazione sono di cronaca nera e per giunta con protagonisti, vittime o responsabili, provenienti da altri Paesi e le immagini dei migranti sono sempre da leggere in chiave di “problemi di sicurezza” o di “criminalità”. Questi sono i dati di sintesi di una recente ricerca condotta dall’Università La Sapienza di Roma e che ha fornito materiale di discussione a un gruppo di giornalisti italiani e immigrati nel corso di un recente incontro promosso dalla Senami (Secretarìa Nacional del Migrantes) della Repubblica dell’Ecuador, sul tema «Il ruolo dei media etnici nella comunicazione della diversità».Guardarsi in faccia e dirsi i propri progetti costituisce un passo importante nella professione giornalistica dove, da parte italiana c’è più ignoranza e indifferenza che ascolto e attenzione, e, dall’altra parte, una domanda inespressa di essere protagonisti e di avere accesso alle fonti di informazione.Una quindicina sono le testate prodotte da diverse comunità di migranti nelle regioni del Nord Italia: alcune sono riviste mensili, altre di varia periodicità, non mancano presenze radiofoniche con programmi interculturali che mirano ad agevolare l’integrazione degli immigrati diffondendo notizie e informazioni sulle concrete situazioni di vita. C’è pure un’Associazione nazionale della stampa interculturale (Ansi), con sede a Torino presso l’Associazione Stampa Subalpina, con 500 aderenti, promossa e costituita da giornalisti di origine straniera che lavorano in testate a larga diffusione e multiculturali di varie regioni italiane.Tra gli intervenuti all’incontro, la presidente del Gruppo cronisti lombardi: Rosy Brandi ha riconosciuto la cattiva abitudine di diffondere notizie e foto di persone straniere coinvolte in fatti di cronaca con molta “disinvoltura”, senza cioè preoccuparsi di verificarle con cura o di velarle se troppo lesive delle persone quando queste sono straniere. La difesa della privacy deve valere per tutti anche per romeni, marocchini o cinesi.«Siamo tutti migranti»: più che uno slogan è un preciso programma di lavoro, addirittura una campagna internazionale di informazione e sensibilizzazione sulla diversità e l’integrazione lanciata dall’Ecuador. «Il governo ecuadoriano intende lavorare a favore dei propri cittadini migranti (sono 3 milioni sparsi nel mondo) e partecipare a un’azione internazionale per comprendere i cambiamenti del mondo in atto con la globalizzazione. Questo – spiega José Galvez, rappresentante del Segretariato nazionale del migrante in Italia (piazza Bottini 1 a Milano, tel. 02.36.63.65.00) – è uno sforzo collettivo con la finalità di rendere consapevole la società sull’importanza della migrazione come dinamica fondamentale nel mondo globalizzato e fonte di ricchezza e di progresso per i popoli. Il governo dell’Ecuador riconosce il diritto alla mobilità dei suoi cittadini e si impegna ad agevolarli nei Paesi in cui vanno a risiedere e nel caso del successivo ritorno in patria. Nell’ambito di questo programma si pone anche l’attenzione all’informazione per creare correnti di scambio di notizie e partecipare alla costruzione di un mondo veramente interculturale». – – «Mixa», per stranieri e italiani – «Mi Pais», latinos a Milano – Una Babele su Radio Marconi