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16 maggio

La Giornata delle comunicazioni sociali

A tema la scommessa dei "testimoni"

di Bruno CESCON Redazione

11 Maggio 2010

Digitale ormai non è più una parola sconosciuta. Nota solo agli addetti. È entrata nelle nostre case con l’invito martellante ai possessori di tv in alcune Regioni italiane, ma sarà così per tutte, a passare dall’analogico al digitale. Chi già ce l’ha il digitale terrestre sa che può ricevere sulla sua tv un molteplicità di programmi, alcuni gratuiti altri a pagamento. Di fatto il digitale è una tecnologia raffinata che ha potenziato in maniera straordinaria le nostre comunicazioni. Viene applicata a tutti i mezzi, compresa la macchina fotografica, il telefonino, i giornali, ovviamente internet.
Ma non è solo un’innovazione tecnologica. Cambia il nostro modo di comunicare. Un solo esempio. Il nostro cellulare si trasforma in una immensa piazza globale dove troviamo il giornale, la tv, libri, intere biblioteche, la nostra banca con la quale fare delle operazioni. E soprattutto permette a noi di collegarci con il mondo intero, anzi di essere costantemente in Rete. Insomma fa di noi degli esseri digitali. Ci rende parte di un continente, di un mondo digitale. Con linguaggio più complicato si dice che siamo in perenne connessione. Non solo materiale ma di menti, di cuori, di relazioni.
La novità è colta con estrema puntualità da Benedetto XVI nel messaggio per la 44ª Giornata mondiale delle comunicazioni sociali, dal tema “Il sacerdote e la pastorale nel mondo digitale: i nuovi media a servizio della Parola”, che si celebrerà domenica prossima, l’Ascensione del Signore. Perché proprio questa domenica? Perché Cristo invita gli apostoli ad andare nel mondo per comunicare il Vangelo. Le comunicazioni sociali, dai mezzi tradizionali ai nuovi, sono oggi indispensabili per formare opinioni, per partecipare alla formazione delle coscienze.
Il Papa invita a non essere estranei al nuovo mondo digitale sia la Chiesa in generale, ciascun cristiano, sia direttamente il sacerdote, la sua pastorale. Perché? Incredibile solo a pensarlo qualche anno fa. I sacerdoti possono, anzi debbono «esercitare il proprio ruolo di animatori di comunità» anche attraverso le tanti voci che scaturiscono dal mondo digitale, e «annunciare il Vangelo avvalendosi di questa nuova generazione di audiovisivi (foto, video, animazioni, blog, siti web)».
Per il Papa sono «inedite occasioni di dialogo». In soldoni la catechesi, l’evangelizzazione non passano più soltanto attraverso il contatto diretto dell’attività parrocchiale. Vi è un’altra parrocchia, grande quanto il mondo, il continente digitale, nella quale si possono contattare, incontrare, persone, per instaurare dei rapporti anche solo mediatici. Importante è che da questo mondo “immateriale” si passi al mondo di tutti i giorni.
La scommessa è di farsi testimoni, come si è detto nel recente convegno ecclesiale “Testimoni digitali” nella grande rete. Impossibile? Assolutamente no. Troppo pericoloso? Certo non è un mondo per ingenui, serve sempre vigilanza. Lo sanno i genitori quanto importante è seguire i figli che navigano in questo ambiente. Ma guai a rifiutare questa «grande risorsa per l’umanità». Conta in fondo «la qualità del contatto umano e l’attenzione alle persone e ai loro veri bisogni spirituali», ricorda Benedetto XVI nel messaggio. Infatti si possono creare contatti con non credenti, con credenti di altre religioni, soprattutto si possono rinforzare le relazioni con altre comunità cristiane e generare anche solidarietà caritative.
Con una prima preoccupazione specifica: il digitale è solo parte del nostro mondo reale. Con una seconda: non dimenticare il modo di comunicare di ieri: stampa, radio e tv. Un solo dato a conferma: il 95% delle informazioni in rete viene dai giornali. La giornata rafforzi la convinzione sull’indispensabilità di comunicare a tutto campo. La Chiesa non può mancare questa straordinaria opportunità. Digitale ormai non è più una parola sconosciuta. Nota solo agli addetti. È entrata nelle nostre case con l’invito martellante ai possessori di tv in alcune Regioni italiane, ma sarà così per tutte, a passare dall’analogico al digitale. Chi già ce l’ha il digitale terrestre sa che può ricevere sulla sua tv un molteplicità di programmi, alcuni gratuiti altri a pagamento. Di fatto il digitale è una tecnologia raffinata che ha potenziato in maniera straordinaria le nostre comunicazioni. Viene applicata a tutti i mezzi, compresa la macchina fotografica, il telefonino, i giornali, ovviamente internet.Ma non è solo un’innovazione tecnologica. Cambia il nostro modo di comunicare. Un solo esempio. Il nostro cellulare si trasforma in una immensa piazza globale dove troviamo il giornale, la tv, libri, intere biblioteche, la nostra banca con la quale fare delle operazioni. E soprattutto permette a noi di collegarci con il mondo intero, anzi di essere costantemente in Rete. Insomma fa di noi degli esseri digitali. Ci rende parte di un continente, di un mondo digitale. Con linguaggio più complicato si dice che siamo in perenne connessione. Non solo materiale ma di menti, di cuori, di relazioni.La novità è colta con estrema puntualità da Benedetto XVI nel messaggio per la 44ª Giornata mondiale delle comunicazioni sociali, dal tema “Il sacerdote e la pastorale nel mondo digitale: i nuovi media a servizio della Parola”, che si celebrerà domenica prossima, l’Ascensione del Signore. Perché proprio questa domenica? Perché Cristo invita gli apostoli ad andare nel mondo per comunicare il Vangelo. Le comunicazioni sociali, dai mezzi tradizionali ai nuovi, sono oggi indispensabili per formare opinioni, per partecipare alla formazione delle coscienze.Il Papa invita a non essere estranei al nuovo mondo digitale sia la Chiesa in generale, ciascun cristiano, sia direttamente il sacerdote, la sua pastorale. Perché? Incredibile solo a pensarlo qualche anno fa. I sacerdoti possono, anzi debbono «esercitare il proprio ruolo di animatori di comunità» anche attraverso le tanti voci che scaturiscono dal mondo digitale, e «annunciare il Vangelo avvalendosi di questa nuova generazione di audiovisivi (foto, video, animazioni, blog, siti web)».Per il Papa sono «inedite occasioni di dialogo». In soldoni la catechesi, l’evangelizzazione non passano più soltanto attraverso il contatto diretto dell’attività parrocchiale. Vi è un’altra parrocchia, grande quanto il mondo, il continente digitale, nella quale si possono contattare, incontrare, persone, per instaurare dei rapporti anche solo mediatici. Importante è che da questo mondo “immateriale” si passi al mondo di tutti i giorni.La scommessa è di farsi testimoni, come si è detto nel recente convegno ecclesiale “Testimoni digitali” nella grande rete. Impossibile? Assolutamente no. Troppo pericoloso? Certo non è un mondo per ingenui, serve sempre vigilanza. Lo sanno i genitori quanto importante è seguire i figli che navigano in questo ambiente. Ma guai a rifiutare questa «grande risorsa per l’umanità». Conta in fondo «la qualità del contatto umano e l’attenzione alle persone e ai loro veri bisogni spirituali», ricorda Benedetto XVI nel messaggio. Infatti si possono creare contatti con non credenti, con credenti di altre religioni, soprattutto si possono rinforzare le relazioni con altre comunità cristiane e generare anche solidarietà caritative.Con una prima preoccupazione specifica: il digitale è solo parte del nostro mondo reale. Con una seconda: non dimenticare il modo di comunicare di ieri: stampa, radio e tv. Un solo dato a conferma: il 95% delle informazioni in rete viene dai giornali. La giornata rafforzi la convinzione sull’indispensabilità di comunicare a tutto campo. La Chiesa non può mancare questa straordinaria opportunità.