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Educatori nella società

La paura di andare a Ninive, città dei lontani

Il comando di Dio è chiaro: "Giona, va' a Ninive". Ma sono troppi i Giona dei nostri tempi che continuano a fuggire lontano dalla città del peccato

Vittorio CHIARI Redazione Diocesi

6 Febbraio 2009

Una nuova malattia sta contagiando il cuore degli italiani. La chiamerei “sindrome di Giona”.
Non si cura con farmaci né con psicoterapie e prende il nome da Giona, un profeta della Bibbia, un giusto d’Israele, riverito e stimato dalla gente perché conosceva la Parola di Dio, la interpretava e la comunicava con l’autorevolezza del suo ruolo.
Convertito a Dio ma non all’uomo, Giona rifiutava lo straniero ed il peccatore, forse più lo straniero che il peccatore, anzi per lui stranieri e peccatori erano sullo stesso piano: una “razza” da evitare e da condannare! Una nuova malattia sta contagiando il cuore degli italiani. La chiamerei “sindrome di Giona”.Non si cura con farmaci né con psicoterapie e prende il nome da Giona, un profeta della Bibbia, un giusto d’Israele, riverito e stimato dalla gente perché conosceva la Parola di Dio, la interpretava e la comunicava con l’autorevolezza del suo ruolo.Convertito a Dio ma non all’uomo, Giona rifiutava lo straniero ed il peccatore, forse più lo straniero che il peccatore, anzi per lui stranieri e peccatori erano sullo stesso piano: una “razza” da evitare e da condannare! Il rifiuto del diverso Affetti dalla sindrome di Giona sono certo tutti coloro che rifiutano “il diverso”, “l’immigrato”, “il clandestino”! Hanno gli stessi sintomi coloro che rifiutano i giovani d’oggi, quelli scomodi, delle periferie della città, dei “cinque in condotta”, dei pub e delle discoteche, i demotivati e gli indifferenti, ma anche i “buoni” che contestano e rifiutano la mediocrità del vivere! Può ben predicare il Cardinale Dionigi, scrivere i suoi messaggi ai giovani, quando questi sono considerati “stranieri”, da emarginare da chi è pentito di averli messi al mondo o da giusti, che considerano matti da legare, quelli che si mischiano a loro, considerando battaglia persa l’educare o l’ascolto dei loro desideri. Sullo stesso piano, dunque, immigrati e giovani? Non è un’esagerazione considerarli tutti abitanti di Ninive, città del peccato, che gli afflitti della sindrome di Giona vorrebbero eliminare fisicamente dalla faccia della terra? Andare a Ninive, la città dei lontani Anche oggi il comando di Dio è chiaro: “Giona, va’ a Ninive”, ma sono troppi i Giona dei nostri tempi che continuano a fuggire lontano dalla città del peccato! Si dicono cristiani e dimenticano che proprio Dio non fa differenze di popoli e razze! Si diceva cristiano anche chi mi ha avvicinato in sagrestia, scandalizzato, perché dall’altare avevo predicato che, nel Regno dei cieli, ladri, prostitute e pubblicani sarebbero passati avanti a tanti giusti, perché si erano convertiti! Non poteva averlo detto il Signore nel Vangelo, insisteva. Forse più che di sindrome di Giona, si tratta di ignoranza, che nasconde tuttavia una grettezza di orizzonti, una grettezza di cuore. Andare a Ninive, andare ai lontani, è un’occasione preziosa offerta alle nostre comunità, a volte chiuse o prese dal sonno dell’indifferenza o del quieto vivere! La meditazione di Divo Barsotti “Quante volte la Chiesa,– in quanto comunità dei fedeli è stata risvegliata proprio dai lontani, dai peccatori, da coloro che erano fuori di essa e che noi pensavamo reprobi”, scriveva circa quarant’anni fa Divo Barsotti in “Meditazioni sul libro di Giona”: “Noi siamo investiti veramente di una missione nei loro confronti e invece sono essi piuttosto che compiono una missione verso di noi così infingardi, pigri, sonnacchiosi, morti”. Ed il buon Divo si slanciava in esempi, che scandalizzano ancora oggi, le anime pie di chi ignora la Parola di Dio e i messaggi del Concilio Vaticano II. Per Barsotti, ha reso un buon servizio alla Chiesa la Rivoluzione Francese come Martin Lutero e… forse, lo stesso comunismo “che risveglia la nostra coscienza a una solidarietà con tutti, a una vera fraternità universale che vinca ogni barriera di nazionalità, di classe…”. Mio padre, che non ho mai visto in chiesa, la pensava così! Io che ci sono andato al suo posto, trovo che il Vangelo dice questo ed altro ancora: rivela quell’amore che Cristo ha vissuto duemila anni fa, ancora sconosciuto, non al mondo, ma agli stessi cristiani, che si dicono suoi testimoni. Ninive sarà salva I Santi non sono mai stati schiavi della sindrome di Giona, si sono buttati nella mischia: l’altro ieri, i Don Bosco, i Cottolengo, i Don Comboni; ieri, i Don Orione e i Don Guanella; oggi, Madre Teresa, Padre Pio, per citare i più noti. Se vogliano liberarci da Giona, dobbiamo affrontare le nuove realtà, confrontandoci e seguendo quelli che già stanno operando tra i nuovi poveri e tra i giovani, con proposte forti: nei centri Caritas, in quelli dell’accoglienza, in missione, in carcere, senza tralasciare proposte altrettanto forti, che richiedono continuità d’impegno, in oratorio o in associazione, nella scuola e sul territorio, nel mondo del lavoro. I campi, dove essere presenti in modo profetico, sono tanti: basta fare il passo! Ce lo chiede il Signore! Andiamo a Ninive e Ninive sarà salva! Parola di Dio.