Sirio 06-12 maggio 2024
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Le famiglie raccontano le ragioni della speranza

I genitori di un figlio diversamente abile, una coppia aperta all'esperienza dell'affido, due coniugi sposati da 50 anni: le loro testimonianze, accompagnate dalla riflessione dell’Arcivescovo, raccolte dal Servizio diocesano per la Festa del 28 gennaio

24 Gennaio 2024

Un invito alla gioia per tutti. Questo il significato della Festa della Famiglia, che si celebra domenica 28 gennaio sul tema «Animati da invincibile speranza». Per l’occasione il Servizio diocesano ha curato la realizzazione di un video in cui le testimonianze di tre coppie si affiancano all’intervento dell’Arcivescovo.

Introdotti da Paolo Zambon (co-responsabile del Servizio diocesano), i primi a parlare sono Pietro e Alda, lecchesi, che raccontano la “loro” invincibile speranza, manifestatasi alla nascita del secondo figlio, Silvano, diversamente abile. «È la speranza che ci ha permesso di andare avanti, di combattere diverse battaglie», a partire «dall’accettazione del compito che ci era stato affidato».

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Segue poi la testimonianza di Fabio e Laura, brianzoli, che hanno desiderato formare una famiglia dal momento in cui si sono incontrati. Hanno accolto i loro quattro figli «non perché fosse facile, ma perché l’amore ci aiutava a fare queste scelte». Ma un giorno Laura dice: «Possiamo fare di più, possiamo dare amore anche ad altri». Così si avvicinano all’affidamento e, dopo un percorso con l’Associazione Amici dei Bambini, iniziano «assieme ai nostri figli questa incredibile avventura dell’affido»: «A oggi abbiamo accolto sei bambini: alcuni sono stati adottati, una è tuttora con noi». Un’esperienza «che ci ha veramente sconvolto in senso buono e cambiato la vita», insegnano loro «ad amare gratuitamente». «La famiglia è gioia, confronto, anche fatica, però non c’è altra dimensione dove vorremmo trovarci», concludono.

La terza coppia è quella costituita da Renata e Edoardo, residenti a Eupilio (Como), sposati da 50 anni. Nella loro testimonianza si soffermano sulla parola «invincibile»: «Quando si è amati e si ama sembra davvero di essere invincibili». Animati da questa passione hanno deciso di vivere insieme. Poi «un incidente di percorso» ha accelerato questa decisione, ma in quell’occasione «un sacerdote ci ha accolto con tenerezza, attenzione, benevolenza», aiutandoli ad accogliere «la vita che stava nascendo, assumendoci le nostre responsabilità di sposi e di genitori». In 50 anni Renata ed Edoardo hanno dovuto affrontare un grosso incidente, problemi economici, la malattia, incomprensioni, silenzi… «Però tutte le volte abbiamo avuto la capacità tornare al giorno del nostro matrimonio. Perché da quel momento abbiamo ripreso la luce, la forza, la speranza, e ci siamo ricordati che Dio ci ha fatto la promessa di essere con noi». «Pensiamo che le famiglie cristiane possono testimoniare questa gioia – concludono -, perché questo amore iniziale è sicuramente nutrito dalla speranza di un amore più grande, che è l’amore di Dio per ciascuno di noi».

Al termine la riflessione dell’Arcivescovo: «Tante storie di famiglia dicono che la speranza può essere sconfitta… dal raffreddarsi dell’amore tra i coniugi, dalle fatiche della vita… Ciascuno può provare momenti di esasperazione in cui sembra che la vita sia una delusione. Ma noi invitiamo tutte le famiglie a far festa», rivelando il triplice segreto «dell’invincibile speranza». Il primo segreto «è la certezza che Dio ci accompagna, che da lui riceviamo tutti i doni che rendono bella, ricca, importante la vita: i figli, i genitori, gli amici, la comunità cristiana». Il secondo segreto è «il tenere vivo il rapporto di coppia», cioè quell’amore che consente di «affrontare delle prove, perdonarci, essere pieni di entusiasmo», perché «io ho stima di te e tu hai stima di me». Il terzo e ultimo segreto è la comunità cristiana, «l’inserirsi dentro una dinamica di persone che condividono le stesse problematiche. Così anche le famiglie che fanno fatica possono scoprire di essere capaci di aiutare gli altri e quanto è necessario lasciarsi aiutare».

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