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Speciale

Il Giubileo dei Giovani

Sirio dal 17 al 23 novembre 2025
Radio Marconi cultura
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Veglia

Sotto il cielo stellato l’Arcivescovo invita i giovani a essere come i Magi

Una suggestiva meditazione notturna sulla spiaggia di Formia: così oltre 800 ragazzi, di cui 700 ambrosiani, hanno vissuto un'ulteriore significativa tappa del gemellaggio tra le diocesi di Gaeta e Milano

di Annamaria BRACCINI

6 Agosto 2025

Il mare calmissimo visto dalla spiaggia nella luce radente di un fine pomeriggio e, poi, nel tramonto che sembra un quadro, con la luna che si fa sempre più luminosa contro il cielo disegnato di stelle. Proprio perché è la «Veglia sotto le stelle» che più di 800 ragazzi e ragazze – 700 solo gli ambrosiani – vivono a Formia e che arricchisce di una nuova esperienza particolarmente significativa il gemellaggio tra Milano e Gaeta.

Prima, la cena conviviale – con la pasta al forno per cui si sono messi a disposizione tutti i ristoranti della zona – e, a seguire, la Veglia presieduta dall’Arcivescovo, con la presenza dell’arcivescovo di Gaeta, monsignor Vari che ha proclamato il Vangelo. Tanti i momenti suggestivi, come quando un appassionato astronomo ha parlato, appunto, delle stelle e, in un secondo passaggio della serata sono stati letti ampi brani della 3 cantiche della Divina Commedia con, per l’Inferno e il Paradiso, i due rispettivi, famosissimi versi conclusivi: «Quindi, uscimmo a rivedere le stelle» e «L’amor che move il sole e l’altre stelle».   

Infine, il terzo momento dal titolo, «Le stelle nella Parola e la contemplazione dell’Eucarestia, Cristo nostra stella», accompagnato dalla lettura di un brano del capitolo 15 della Genesi, dal canto quando l’Eucaristia viene portata al centro dell’assemblea nell’ostensorio, dal Vangelo di Matteo 2 e dalla «Esposizione del Vangelo secondo Luca» di Sant’Ambrogio, con l’esplicazione del peregrinare dei magi alla ricerca del Bambino, del Cristo che è stella. La frase che i nostri ragazzi hanno, non a caso, portato, con orgoglio, stampata addosso, indossando le loro magliette per l’intero il Giubileo dei Giovani.    

Da qui, l’annodarsi della riflessione dell’Arcivescovo che si raccoglie in preghiera inginocchiato sulla sabbia e appoggiato a una semplice sedia.

Disponibili alla chiamata del Signore

«Mi sembra che il Signore questa sera ci chieda tre percorsi: anzitutto, ci chiama a passare dall’estetica alla disponibilità. L’estetica, è quel sentire che ammira, che resta incantato davanti alla bellezza, quel contemplare che fa di noi degli spettatori. L’estetica è questa espressione dell’animo umano che resta ammirato guardando il cielo, guardando i fiori, i volti, la bellezza. Però, in questo cielo stellato appare a un certo punto una chiamata. I magi hanno riconosciuto, tra le molte stelle, il segno del re dei Giudei e si sono messi in cammino. Quello che io vorrei proporvi in nome del Signore. Voi siete qui, siete commossi, siete ammirati, ma il Signore forse questa sera, o in questi giorni o nei prossimi, fa apparire un segno che vi chiama come gente che si mette in cammino».

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Poi il secondo passaggio: «Passare dall’emozione all’incontro». «L’emozione, questa reazione interiore che è gioia, trepidazione, commozione per qualche persona che abbiamo incontrato, per qualche momento di preghiera che ci ha toccato in modo particolare, è una cosa bellissima, ma è precaria e soggettiva»

Non così è l’incontro, come accadde, infatti, ai magi, suggerisce ancora il vescovo Mario. «L’incontro è quella decisione che rende possibile la continuità, non solo l’euforia di un momento, ma la decisione della perseveranza, dello stare “con”, del camminare, del vivere, del condividere».  

Infine, il terzo e decisivo itinerario, quello che capace di passare dalla ricerca alla gratitudine. «Ricerca vuol dire domande, inquietudine, vuole dire questo percorso complicato che i magi hanno compiuto, come una sorpresa, preparata da una ricerca per provare, infine, una grandissima gioia. Ecco che la grandissima gioia, la gratitudine, tutto il cammino compiuto, tutta la fatica e tutta l’inquietudine sono come risolti nella riconoscenza».

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