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«Il Segno»

Una chiesa, una moschea e una sinagoga fianco a fianco

Il sistema italiano, tra i più avanzati nel panorama internazionale, rischia un pericoloso passo indietro: da strutture miste di rieducazione a luoghi separati e onerosi. Le preoccupazioni del Coordinamento nazionale comunità accoglienti della Lombardia nel numero di febbraio del mensile diocesano

24 Febbraio 2025
La Abrahamic Family House

Da Il Segno di febbraio

La Casa della Famiglia Abramitica di Abu Dhabi compie due anni: qui – come dice monsignor Martinelli, vicario per l’Arabia meridionale, nel numero di febbraio del mensile diocesano – il fedele, al di là della sua appartenenza religiosa, deve riconoscere che vicino c’è un’altra religione, da conoscere e rispettare

Ad Abu Dhabi, negli Emirati Arabi Uniti, nel Distretto culturale di Saadiyat, sorge l’Abrahamic Family House. Una vicina all’altra, coesistono una chiesa, una moschea e una sinagoga. Tre cubi di trenta metri per trenta, che sembrano germogliare dalla terra: la chiesa, dedicata a san Francesco d’Assisi, guarda a est, verso il sole che nasce; la moschea Ahmed El-Tayeb è rivolta alla Mecca; la sinagoga Mosè Maimonide guarda a Gerusalemme. Intorno a loro vialetti e giardini sopraelevati convergono nel Forum, uno spazio comune pensato per il dialogo interreligioso, il luogo in cui si programmano gli incontri di formazione e di educazione alla coesistenza pacifica. Il tema centrale è sempre la fratellanza umana: siamo differenti nelle religioni che professiamo, ma siamo tutti chiamati a riconoscerci come fratelli e sorelle e a camminare insieme per il bene comune.

La Abrahamic Family House nasce in seguito al “Documento sulla fratellanza umana per la pace mondiale e la convivenza comune”, firmato nel 2019 ad Abu Dhabi da papa Francesco e dal grande imam di Al-Azhar Ahmad Al-Tayyeb. In quell’occasione, il Papa ha voluto celebrare nella capitale degli Emirati l’ottavo centenario dell’incontro a Damietta tra san Francesco e il sultano d’Egitto. Ci sono voluti quattro anni per la realizzazione della Casa della famiglia abramitica, affidata a sir David Adjaye, architetto anglo-ghanese: i tre luoghi di culto appaiono uniti armoniosamente, ma restano chiaramente distinti.

«Non c’è nessun proposito di sincretismo – spiega monsignor Paolo Martinelli, vicario apostolico dell’Arabia meridionale -. Ognuno ha il suo luogo di culto, celebra le proprie liturgie, recita le proprie preghiere: ma le tre case religiose sono connesse tra di loro. Il fedele, al di là della sua appartenenza religiosa, di fatto deve riconoscere che, vicino, c’è anche un’altra religione, da rispettare e conoscere».

Nella Abrahamic Family House la chiesa cattolica di san Francesco propone un approccio basato su quella che viene chiamata la “teologia delle differenze”: le differenze sono accolte e intese come “luogo teologico” per un reciproco arricchimento e una crescita di radicamento nella propria fede. Le tre fedi qui convivono, si conoscono e imparano a rispettare i reciproci simboli: il campanile con la croce, la menorah della sinagoga e la mezzaluna della moschea.

Se la partenza della chiesa di San Francesco è stata in sordina, si è arrivati ora a 800-1.500 partecipanti alla messa domenicale, al punto di dover allestire gli spazi esterni con schermi e tende per il sole. «In questi ultimi mesi – interviene padre Stefano Luca, che rappresenta la Chiesa cattolica presso la Casa della famiglia abramitica ed è il direttore dell’Ufficio per il dialogo interreligioso ed ecumenico del vicariato apostolico – abbiamo avuto 10 battesimi e 8 matrimoni. Per quel che riguarda le catechesi e le attività, nella chiesa di san Francesco promuoviamo la spiritualità francescana e il numero di partecipanti va dai 30 ai 50».

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