«Da un profondo abisso si leva il grido di un cuore che, accolto da Dio, diventa subito lode: è quanto sant’Agostino offre ai suoi lettori nelle Confessioni. Da una parte un cuore, dall’altra un grido. Entrambi sono certamente i suoi, ma hanno in sé quel tratto che è alle radici di ogni uomo. E così, partendo dalle radici di ognuno, quel grido si innalza per rapirci tutti con sé e portarci, infine, alla lode. Non lo sapevo, né lo capivo, quando mi accostai ad Agostino per la prima volta. Eppure ben presto anch’io mi sono ritrovato a essere trascinato dal desiderio di quel cuore inquieto: il Vescovo di Ippona è stata per me testimonianza viva e vera che mi ha portato, infine, a chiedere il dono del battesimo». A raccontare la propria vocazione con semplicità è Alberto Carugo, impegnato nel cammino di catecumenato e universitario presso la Facoltà di Filosofia all’Università degli Studi. Dove ha conosciuto giganti del pensiero come sant’Agostino, a cui dedicherà la sua tesi di laurea triennale.
Perché proprio Agostino?
Non sono rimasto colpito per il suo genio intellettuale o, per chissà quale intuizione, ma da quella carità e da quella verità a cui mirava ogni suo sforzo, mirando in profondità alla sapienza. Sapienza che non ha niente a che spartire con una conoscenza fredda e astratta, presentandosi anzitutto come bellezza e come vita. Come vita della vita, mi piace pensare, perché attraversa le nostre storie e le nostre concrete esistenze.

In Sant’Agostino ci sono anche i segni dell’inquietudine…
Sì, si tratta di una seduzione inquieta. Molti filosofi si sono interrogati, e tuttora si interrogano, sulla portata di questa inquietudine. E così l’incontro con Agostino si è fatto, anche per me nel mio piccolo, domanda, resa concreta dal percorso di studi universitari in filosofia. Papa Leone XIV, figlio di Agostino, dice: «La pace sia con voi». Credo che così la ricerca appassionata della verità non rimanga segregata in rigide speculazioni, ma esca nel campo della vita. Una pace «disarmata e disarmante» che diventa pratica di carità e opera di pace, appunto, chiamando in causa anche me come uomo di questo mondo.
Il motto del Papa recita In Illo uno unum: un’espressione di Agostino per spiegare che «sebbene noi cristiani siamo molti, nell’unico Cristo siamo uno»…
Certamente. In Uno siamo un’unica cosa e la sapienza, che in Cristo ha camminato per le vie di questa terra, ora continua la sua missione nella comunità della Chiesa universale e in quella di Milano, in cui lo stesso Agostino ricevette il battesimo dalle mani di Ambrogio. Così come anche noi catecumeni abbiamo fatto esperienza di quell’incontro di pace.




