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«Il Segno»

«Insieme in comunità: siamo anelli di una catena preziosa»

In occasione della Giornata mondiale della vita consacrata ecco la testimonianza di una monaca di clausura del Monastero di San Benedetto a Milano, pubblicata sul numero di febbraio del mensile diocesano. Lunedì 5 febbraio alle 17.30 la Messa in Duomo con l'Arcivescovo

5 Febbraio 2024

Da Il Segno di febbraio

Quando sono entrata in monastero avevo 21 anni e le monache più anziane mi facevano un po’ soggezione: mi sembravano austere, con i loro abiti e veli neri; mi guardavano però con una tenerezza appena accennata, con un po’ di curiosità per questa giovane del nuovo millennio, che veniva in monastero con i jeans e la maglietta. Muovevo impacciata i primi passi nella nuova vita, tra entusiasmi e momenti di nostalgia di casa e amici, e mi chiedevo come avevano fatto a stare in monastero per 50 o 60 anni, mi sembrava davvero un’eternità.

Con il passare del tempo ho iniziato a conoscerle più da vicino, a instaurare una relazione fatta di piccoli gesti, di qualche sorriso di incoraggiamento, di aiuto nel settore… tecnologico. Ebbene sì, anche qualche gagliarda ultraottantenne ha voluto imparare a usare il computer e ce l’ha fatta. In particolare una sorella morta qualche anno fa a 95 anni, ha svolto un lavoro di traduzione al computer fino a due mesi prima di morire. Sono stata orgogliosa della sua tenacia.

In questa relazione con le anziane ho ricevuto moltissimo, soprattutto quando ho visto l’umiltà di chiedermi scusa, a volte in modo commovente, mettendosi addirittura in ginocchio davanti a me, una sorella tanto più giovane di loro. Ho conservato ricordi dolcissimi, come quando mettevo a letto una sorella ammalata e tutte le sere mi dava il bacio della buonanotte, proprio come una bimba e io le rimboccavo le coperte. Ho conservato biglietti affettuosi, ma soprattutto la certezza che dal Paradiso, dove molte ormai sono, non smettono di accompagnarmi con la loro preghiera, come mi avevano promesso quando erano ancora su questa terra.

Nella vita comune non tutto è idilliaco, ho visto anche i loro difetti e imperfezioni, e loro hanno visto i miei, ma sempre in un cammino di conversione, nella prontezza a riconoscere i propri errori e a cercare di correggersi e migliorare, fino all’ultimo respiro, fino a 90 anni e oltre. Mi sono resa conto, ora accogliendo anche sorelle più giovani, che siamo anelli di una catena preziosa, la storia della nostra comunità, e che ogni anello è importante per trasmettere la vita.

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