Si conclude venerdì 16 maggio, alle 20.45, con la Messa nella chiesa di Santa Maria di Lourdes a Milano (via Induno 12), la quarta edizione del corso di formazione «Te Laudamus», promosso dal Servizio di Pastorale liturgica per musicisti, coristi e direttori di coro. I circa ottanta corsisti hanno affrontato lezioni in presenza e online; ora, con la celebrazione conclusiva nel venerdì della III settimana di Pasqua, concludono l’anno, ricevendo anche l’attestato di partecipazione.
«La Chiesa tratteggiata dal Vaticano II e dai suoi pastori ci sta invitando a vivere la celebrazione della fede non considerando il ministero ordinato come “somma di tutti i carismi”; piuttosto, nella forma comunionale che nasce a Pentecoste, dove si riconoscano carismi e competenze diversi, sperimentando che è possibile vivere un’esperienza corporea, affettiva e comunionale con Dio – spiega don Riccardo Miolo, collaboratore nella Pastorale Liturgica per la sezione Musica liturgica -. Il corso, attraverso la molteplicità delle discipline (musicali, liturgiche, pedagogiche), cerca di rendere vera l’espressione di papa Francesco “nessuno si salva da solo” e che ogni forma di protagonismo è un marcatore di qualcosa di non completamente limpido, che chiede conversione e accompagnamento».
I pomeriggi tematici
La principale novità di quest’anno è stata l’introduzione, per gli allievi del secondo anno, di alcuni sabati pomeriggio tematici: l’ultimo sarà sabato 7 giugno, sul tema «Canto e catechesi dei piccoli». Secondo don Miolo, questi incontri specifici rappresentano «una sorta di formazione permanente che tiene desto il desiderio della formazione, dell’incontro e della preghiera». Dall’esperienza degli anni precedenti è poi nato il Coro «Te Laudamus», che si ritrova una volta al mese.
Lo stile di «Te Laudamus» non preclude alcuna forma o stile musicale, se applicato con criterio. È così anche per questa celebrazione: «Si potranno apprezzare generi e forme diverse del canto senza contare l’alternanza (e la compresenza) di organo e chitarra, strumenti spesso pensati in antagonismo». I musicisti non sono necessariamente professionisti o già esperti, ma hanno mostrato di volersi mettere completamente in gioco.
L’Arcivescovo è stato aggiornato circa l’andamento del corso di quest’anno: «È grato per il lavoro profuso – riconosce Miolo -, ma realisticamente nota ancora come in poche comunità il canto assembleare sia una abitudine consolidata. La svolta spesso è data dalla presenza di un fedele che guidi al canto l’assemblea».




