Percorsi ecclesiali

Proposta pastorale 2023-2024

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Matrimonio

Stare accanto alle famiglie perché non siano sole

Il valore della fedeltà, il dolore della separazione, la necessità di un accompagnamento nel cammino di coppia sono tra gli elementi messi in rilievo nella Proposta pastorale. Francesco Belletti, direttore del Cisf, sottolinea il lavoro dei Consultori e di altre realtà del territorio

27 Settembre 2023

Accompagnare gli sposi a vivere il progetto di fedeltà che è alla base del matrimonio. È l’esortazione che l’arcivescovo Delpini affida al terzo capitolo della Proposta pastorale Viviamo di una vita ricevuta (leggi qui) e che si rivolge alle tante realtà diocesane che hanno come mission proprio lo stare accanto alle coppie, soprattutto giovani, nelle difficoltà che, insieme alle gioie, sono ingrediente imprescindibile del cammino del matrimonio. Ne abbiamo parlato con Francesco Belletti, direttore del Cisf (Centro internazionale studi famiglia).

Partendo dalla fedeltà, l’Arcivescovo affronta anche il tema doloroso della separazione, rilevando come sia considerata ormai una cosa quasi “normale” nella nostra società…
Trovo che nella Lettera, affrontando questo tema specifico, l’Arcivescovo dimostri uno sguardo molto “pastorale” e realistico, per nulla moralistico, sui problemi della coppia. È vero, ormai esiste uno stereotipo nella società per cui la separazione troppo spesso viene raccontata come normale, senza traumi, quasi come se non interrompesse il flusso della vita. Si voleva che le separazioni fossero meno conflittuali e per questo, forse, si è finito per banalizzare la riflessione in merito. Ma quando due persone si sono scommesse l’una con l’altra in un progetto d’amore e questo finisce, è sempre un evento drammatico, anche in assenza di figli. Facendolo notare, l’Arcivescovo pone lo sguardo sui cuori delle persone, sul loro vissuto, sulla loro sofferenza, richiamando alla grande responsabilità della società e della Chiesa di non lasciare sole le coppie quando vivono queste situazioni.

Le numerose realtà che sul territorio della diocesi si prendono carico della coppia fanno un lavoro efficace?
Trovo che ci sia più offerta per quanto riguarda l’accompagnamento nella separazione che sul fronte dell’aiuto nell’attraversare le crisi, per evitare la rottura. Si può imparare a stare dentro le crisi: non sempre un conflitto, un tradimento (non solo sessuale, ma anche il tradimento del progetto di coppia) significano la fine. Spesso si ha la tentazione di scappare davanti alle difficoltà, ma la promessa di matrimonio chiede di restare insieme nella buona e nella cattiva sorte. Dovrebbe esserci sempre qualcuno, vicino alle coppie, a dare una mano. I Consultori diocesani e tutte le realtà che lavorano con coppie e famiglie in questo senso svolgono un lavoro preziosissimo. L’arcivescovo Tettamanzi chiamava i Consultori «la carezza della diocesi» alla famiglia. Ritrovo questo sguardo in monsignor Delpini, che nella sua Proposta cita esplicitamente e valorizza le presenze che affiancano le coppie sul territorio.

Quali sono i nemici peggiori delle coppie oggi?
Oggi famiglie e coppie sono travolte dai ritmi di una società post-moderna, che propone sempre individualismo e autorealizzazione come valori supremi, mentre i legami sono visti, più che come una risorsa, come una limitazione. Allora la famiglia è per forza sentita come una gabbia. Invece è proprio il contrario: il mistero della famiglia e del progetto di coppia sta nel fatto che uno affida la sua felicità alla presenza dell’altro. Certo è una sfida, che nasce però da un bisogno che la Bibbia evidenzia molto bene: non è bene che l’uomo sia solo, significa che da soli non possiamo arrivare alla felicità. La strada per la felicità è stare con gli altri, non difendersi dagli altri.

Quali invece i “migliori amici” delle coppie?
Nel documento l’Arcivescovo fa riferimento all’Amoris Laetitia di papa Francesco e al documento Itinerari catecumenali per la vita matrimoniale del Dicastero per i Laici, la Famiglia e la Vita. Mi pare che questi documenti offrano lo spunto per ricordare che nell’accompagnamento delle coppie il magistero, e strumenti come i corsi, sono importanti, ma è altrettanto importante che le famiglie si facciano compagnia tra loro, che ogni famiglia senta che intorno ci sono altre famiglie che affrontano le stesse sfide. È fondamentale offrire occasioni di condivisione e in questo le comunità cristiane sono un buon punto di riferimento. Gli stessi corsi di preparazione al matrimonio, pur nella grande variabilità dell’offerta, spesso prevedono anche momenti conviviali tra le coppie partecipanti, una bella occasione per creare legami tra famiglie nel quartiere e successive occasioni di incontro. Perché, come è bene che l’uomo non sia solo, non è bene nemmeno che le famiglie siano sole. Nessuna famiglia basta a se stessa.