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Delpini: «Non possiamo rispondere all’ostilità con l’ostilità e la violenza»

L’Arcivescovo ha presieduto la Messa pontificale nella solennità del Santo Patrono. «Ciascuno deve realizzare la sua vocazione, ma tutti insieme abbiamo la responsabilità di una testimonianza che renda attraente seguire Gesù»  

di Annamaria BRACCINI

7 Dicembre 2025
Mons. Mario Delpini d (Agenzia Fotogramma)

Che cosa vi dice oggi Ambrogio, cosa dice a voi e a coloro che vengono a Milano da ogni parte del mondo? Si apre con una domanda il Pontificale nella solennità del Santo patrono che dà il nome all’intera Diocesi, nella basilica a lui intitolata, tra le navate che non riescono a contenere l’imponente massa di fedeli che si affollano sino all’esterno, nell’atrio di Ansperto. 

È l’Arcivescovo che presiede la Messa solenne concelebrata dall’abate di Sant’Ambrogio, monsignor Carlo Faccendini, dall’arciprete del Duomo, monsignor Gianantonio Borgonovo e dai Canonici dei due rispettivi Capitoli, a porre questo interrogativo, la cui risposta è una sola e scandita con le parole dello stesso Ambrogio, nella sua famosa espressione, “Cristo è tutto per noi”. La frase tratta dal trattato “De Virginibuis”, che – ricorda il vescovo Mario Delpini – i candidati ambrosiani al presbiterato 2026 hanno scelto come loro motto. 

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L’omelia 

Insomma, tutto, dentro e fuori la Basilica – il 5 dicembre è stato anche inaugurato, dalle massime autorità civili del territorio e da monsignor Delpini, il museo “Ambrosius”, un curato percorso storico e artistico realizzato per valorizzare il “Tesoro di Sant’Ambrogio” -, parla del patrono, dalla consegna degli “Ambrogini d’oro”, alla Festa diffusa nella città che si accende di mille luci per la grande Prima della “Scala”. Ma è nel Rito solenne, aperto dai 12 Kyrie, che la potenza santambrosiana sprigiona ancora, a oltre 1600 anni dalla morte del santo, la sua potenza evocativa e di testimonianza. Il “cuore” di tutto è, infatti, la Chiesa di Milano che Ambrogio volle con quella esemplarità capace di amare i deboli e i poveri e di confrontarsi con imperatori e potenti senza paure: ieri come oggi una Chiesa che sa parlare perché ha qualcosa da dire. 

L’omelia di mons. Delpini (Agenzia Fotogramma)

Come più volte ha sottolineato il successore attuale di Ambrogio che, per l’occasione, siede sulla millenaria cattedra marmorea sita al centro del Coro ligneo dell’abside che fu del santo. Dopo le Letture proprie – la proclamazione della vita, l’epistola paolina agli Efesini e la pagina del Buon Pastore del Vangelo di Giovanni al capitolo 10 – l’omelia parte proprio dal riferimento evangelico. 

«Gli ostili, gli estranei e gli smarriti»

«Ci sono quelli che provengono da altrove, che sono fuori dal gruppo dei discepoli devoti, quelli che si trovano in una condizione spirituale diversa da quella delle pecore, conoscono me così come io conosco il Padre. Tra quelli che provengono da altri recinti ci sono, io credo, persone ostili. Ostili sono quelli che fanno guerra al Buon Pastore, che in nome di Dio mettono a morte il figlio di Dio. Ostili sono quelli che trovano insopportabile di essere amati, di essere chiamati a formare un solo gregge con un solo pastore; quelli che trovano insopportabile dover riconoscere che vivono di una vita ricevuta». 

Mons. Mario Delpini (Agenzia Fotogramma)

E, ancora – ha continuato l’Arcivescovo -, tra quelli che provengono da altri recinti ci sono gli estranei. «Estranei sono quelli che non hanno niente a che fare con Gesù, che sono indifferenti, vivendo con i loro pensieri, i loro affari, le loro feste e le loro tragedie. Estranei sono quelli che non hanno bisogno di niente, che trovano bizzarro l’insegnamento di Gesù e improbabile la sua storia, incomprensibile la sua risurrezione».

Infine, gli smarriti. «Smarriti sono quelli che non sanno dove andare e si sentono perduti, quelli che hanno perso la strada e per i quali la vita è un enigma. Quelli che sono confusi tra le molte parole, notizie e proposte e non sanno più che cosa sia vero e che cosa sia falso; che hanno nostalgia di tempi migliori, quando si sentivano al sicuro dentro il gregge e si fidavano. Erano ingenui, forse, ma sereni. Adesso che sono tanto sapienti e avveduti sono persi e infelici».

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La responsabilità della testimonianza 

Ma cosa pensa Gesù di coloro che sono ostili, estranei, smarriti? E che cosa faremo noi? «Saremo arrabbiati verso coloro che sono ostili senza motivo, che sono estranei senza disponibilità, che sono smarriti e chiedono quello che noi non siamo capaci di dare?», ha proseguito il vescovo Delpini. «Gesù chiama a tutti a formare un solo gregge. Gesù conosce la parola che tutti ascoltano». 

Da qui il richiamo ad Ambrogio. «Le parole e il ministero di Ambrogio suggeriscono ai cristiani la via da percorrere: non possiamo rispondere all’ostilità con l’ostilità e la violenza, non possiamo rassegnarci a vivere da estranei. 

Un’immagine suggestiva della missione cristiana, nei testi di Ambrogio, è quella del profumo: come un profumo discreto e attraente, così è l’anima che accoglie Gesù e se ne lascia tutta trasformare».

Mons. Mario Delpini durante la Messa Pontificale nella solennità del Santo Patrono (Agenzia Fotogramma)

Un “profumo” che si è diffuso su tutta la terra. «Anche tu, se desideri la grazia, accresci l’amore; versa sul corpo di Gesù la fede nella risurrezione, il profumo della Chiesa, l’unguento della comune carità. Un buon profumo che può attirare l’attenzione degli indifferenti, convincere gli smarriti al cammino, rasserenare gli animi ostili». 

«Ciascuno», conclude l’Arcivescovo, «deve realizzare la sua vocazione, ma tutti insieme abbiamo la responsabilità di una testimonianza che renda attraente seguire Gesù».  

Poi, al termine dell’Eucaristia, la discesa del vescovo Delpini e dei concelebranti, nella cripta per la preghiera a sant’Ambrogio, con le parole tratte dal “De Virginibus” e le intercessioni di fronte alle reliquie del santo e dei martiri Gervaso e Protaso. Arriva anche un annuncio: infatti, il vescovo Delpini rende noto che è in via di pubblicazione la versione latina della II Edizione del Messale ambrosiano entrato in vigore, in Diocesi, il 17 novembre 2024. 

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Nella Basilica intitolata al Patrono venerdì 5 dicembre l'Arcivescovo rivolge la sua riflessione dal titolo «Ma essa non cadde. La casa comune, responsabilità condivisa». Domenica 7 presiede il Pontificale. Lunedì 8 il Pontificale dell’Immacolata presieduto dall’abate Faccendini