Bambini affidati alle culle per la vita. O trovati senza vita in un cassonetto. Fatti di cronaca che fanno soffrire e che riportano l’attenzione sul tema del sostegno alla maternità difficile. Al lavoro egregio compiuto in questo ambito dai Centri di aiuto alla vita in alcuni casi si affianca l’azione di parrocchie e Centri di Ascolto, che possono portare un contributo importante: la loro presenza capillare sul territorio.
È quello che è successo nella parrocchia di Santo Stefano a Sesto San Giovanni. Yvonne Borioli, responsabile del Centro di ascolto Caritas, ci racconta com’è nato il «Progetto neonato»: «Una decina di anni fa è arrivata da noi una signora in gravidanza, con grossi problemi economici. Mi sono interessata per sapere quali iniziative di sostegno alla maternità esistessero sul nostro territorio. Abbiamo allora pensato di creare un progetto nostro, che è nato così, sull’esigenza di quella singola mamma».
Come funziona
«Progetto neonato» si è strutturato ed è cresciuto negli anni, aprendosi a tutta la città: «Il percorso – spiega Yvonne – prevede l’accoglienza della mamma, previo incontro con la nostra commissione, che valuta se la situazione può rientrare nei criteri del finanziamento. Parliamo di 200 euro al mese fino al primo anno di vita del bambino, per un totale di 3600 euro».
I finanziamenti arrivano da diverse strade e sono sempre frutto della creatività e della capacità di mobilitazione in cui le parrocchie fanno scuola: «Dall’azienda locale che un Natale ha proposto l’adozione di una mamma ai dipendenti, alla vendita dei lavoretti dei bambini del catechismo; dal Lions club di Sesto, ai fioretti di Quaresima degli alunni della scuola parrocchiale; dalle donazioni anonime di parrocchiani benestanti, alla signora che versa una piccola parte della pensione tutti i mesi. Ogni aiuto, piccolo o grande che sia, dà un contributo importante», spiega Yvonne.
Oltre il denaro
Non si tratta solo di soldi, naturalmente. Come testimonia la storia di una delle prime assistite, che dopo alcuni anni ha avuto un’altra gravidanza: «Il sostegno avuto durante il percorso l’ha portata a decidere autonomamente di accogliere quest’altro bambino, anche se non ha potuto usufruire del nostro contributo perché il progetto può essere erogato una sola volta – racconta Yvonne -. Dall’aprile 2011 abbiamo aiutato 25 mamme. Donne con gravidanze per lo più non cercate e in grave difficoltà economica, magari con il marito disoccupato e l’impossibilità a lavorare loro per complicanze nella gestazione. Nei loro occhi si legge sempre la ricerca disperata di un aiuto, perché in fondo c’è il desiderio di portare avanti la gravidanza, nonostante tutto».
Parola alle volontarie
Paola Meregalli, una volontaria, sottolinea proprio questo aspetto: «Caritas con i suoi progetti fornisce non solo un aiuto economico, ma anche vicinanza alle madri in difficoltà, così da valorizzare la loro scelta di portare comunque a termine la gravidanza, facendole sentire meno sole e in grado di affrontare il futuro. Accogliere, ascoltare e condividere restano i capisaldi del prendersi cura e caratterizzano l’operato di Caritas anche in queste situazioni».
Un’altra volontaria, Ljdia Messa, insiste invece sull’aspetto informativo: «Gli ultimi casi di cronaca fanno riflettere su quanto bisogno ci sia di educazione. Se si può capire quanta disperazione possa portare alla decisione di abbandonare il proprio figlio, non è tollerabile l’ignoranza delle varie opportunità che esistono per difendere e tutelare la vita. Servono più attenzione e più sensibilità da parte di chi è vicino a queste mamme, ma anche maggiori informazioni e diffusione delle possibilità sia di aiutare le madri sia di tutelare le nuove vite».
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