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«Il Segno»

Preti sotto pressione: la sfida del ministero oggi

Riduzione numerica, mobilità forzata, attese e burocratizzazione crescente mettono a dura prova l’equilibrio dei sacerdoti. Ma cresce una nuova attenzione al benessere psichico, alla fraternità tra confratelli e all’importanza di essere accompagnati. Ne parla il mensile diocesano nel servizio di copertina del numero di ottobre

21 Ottobre 2025
Foto di Mario Giacomelli, «Io non ho mani che mi accarezzino il volto», 1961-1963 (Archivio Mario Giacomelli)

Da Il Segno di ottobre

Oggi essere prete è sempre più complesso. Riduzione del clero, età avanzata, aumento delle comunità da seguire e pressioni istituzionali, pastorali e burocratiche rendono il ministero sacerdotale faticoso e, a tratti, disumanizzante. Come sottolinea don Enrico Parolari, psicoterapeuta e docente, si rischia di vivere la vocazione come un mestiere, perdendo il senso profondo del ministero come dono e relazione.

È il tema della copertina de il Segno di ottobre, che si avvale dei contributi di sacerdoti, psicoterapeuti, psichiatri e formatori per tracciare un quadro il più possibile fedele del “disagio” vissuto dai preti in questi anni.

Il sacerdote è spesso spinto verso un “eroismo clericale” che accumula incarichi e tenta di colmare ogni vuoto, a scapito di ascolto, dialogo e relazioni autentiche. Si crea così un modello di onnipresenza inefficace, in cui si “fa per tutti” ma non si riesce a voler bene a nessuno, alimentando solitudine, frustrazione e il rischio di burnout.

A complicare la situazione, la frequente mobilità tra parrocchie e la frammentazione dei legami comunitari rendono difficile per i presbiteri costruire relazioni durature, con un impatto negativo sull’equilibrio psicologico e sulla qualità del servizio pastorale. Inoltre, il minor interesse per la fede, soprattutto tra i giovani, contribuisce a una sensazione di marginalità e inutilità.

Eppure, proprio nella fragilità può nascere un cammino nuovo. Sempre più Diocesi promuovono percorsi di accompagnamento psicologico e spirituale per i sacerdoti, superando lo stigma del “prete in crisi”. La consapevolezza che la vocazione non annulla la vulnerabilità, ma la assume, apre a una visione più umana e sostenibile del ministero.

La relazione con il Vescovo e tra confratelli resta decisiva: laddove è fraterna e non formale, può diventare spazio di sostegno e discernimento. La prevenzione, l’ascolto non giudicante, la formazione integrale sono oggi strumenti fondamentali per evitare rotture e rigenerare fiducia.

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