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Intervista

Pirovano: «Assemblea sinodale, un confronto tra cristiani adulti»

Il presidente della Cooperativa “Aquila e Priscilla”, membro della delegazione diocesana in Vaticano: «Si poteva abbandonare l’assise dicendo che eravamo contrari. Ma siamo rimasti, perché stare in una Chiesa sinodale significa che, davanti ai contrasti, non li si nega e ci si assume una responsabilità»

di Annamaria BRACCINI

8 Aprile 2025

«Leggo in questo modo l’assemblea che ho vissuto. È stata un’esperienza da adulti». Ottavio Pirovano, presidente della Cooperativa “Aquila e Priscilla”, racconta così il suo ruolo di delegato della Diocesi alla Seconda Assemblea sinodale italiana.

In che senso definisce l’assise un evento interpretato in modo adulto?
Quando ai delegati dell’Assemblea è arrivato l’elenco delle Proposizioni, molto in ritardo, si poteva decidere di non partire per Roma; quando è stata data la parola ai delegati e vi sono stati 53 interventi negativi, si poteva abbandonare l’Assemblea dicendo semplicemente che eravamo contrari. Ma tra adulti non funziona così: tra adulti ci si confronta, ci si arrabbia, si generano magari conflitti, però si rimane, si dice il proprio «eccomi». Da cristiani adulti abbiamo avuto il coraggio di non scappare.

Ottavio Pirovano

Il tempo di approfondire le Proposizioni, quindi, è stato davvero scarso….
Sì, oltre ad aver avuto poco tempo, siamo tutti rimasti un poco sbalorditi dalla forma dei testi, molto, troppo sintetica. Tuttavia la scelta è stata di ragionare su che cosa potevano diventare. Questo mi è sembrato bello: aver raggiunto uno spirito davvero sinodale, entrando nel vivo dello spirito del Sinodo stesso. Essere dentro una Chiesa sinodale vuole dire, a mio avviso, sapere che ci sono momenti di contrasto e non negarli, essendo consapevoli che in tutto c’è un senso ed è nostro dovere assumerci una responsabilità. Anche perché eravamo delegati, quindi rappresentavamo altri. Dietro di noi, membri dei gruppi, c’erano tante persone che abbiamo ascoltato in questi anni, che ci hanno chiesto di portare anche la loro testimonianza e il loro vissuto. Per questo ci siamo sentiti in dovere di continuare a dialogare.

A quale gruppo ha partecipato?
A quello che si occupava della prima parte delle Proposizioni, riguardante diciamo così, la forma missionaria che doveva assumere la Chiesa. Il dibattito è stato assolutamente proficuo, nel senso che la posizione assunta non è stata di contrasto o di arroccamento. Pur non sapendo ancora cosa sarebbe accaduto dopo, se si sarebbe votato o meno il Documento finale, abbiamo continuato a lavorare intensamente. Tuttavia, direi che nel momento in cui siamo arrivati, abbiamo capito che la maggior parte delle persone non erano d’accordo con quel testo: già da lì era chiaro che le cose potevano andare in modo diverso e anche sorprendente.