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Il Papa ai giornalisti: disarmiamo le parole per disarmare la terra

Leone XIV ha incontrato in aula Paolo VI gli operatori della comunicazione. Li ha invitati a «non cedere mai alla mediocrità» e a raccogliere la sfida dell'intelligenza artificiale, che richiede «responsabilità e discernimento»

Isabella PIROVatican News

12 Maggio 2025
@Vatican Media

È un profondo trattato di deontologia professionale quello che Leone XIV traccia per gli operatori della comunicazione di tutto il mondo, incontrati stamani, 12 maggio, nell’Aula Paolo VI. Circa tremila volti e voci provenienti da ogni parte del globo sorridono e acclamano all’ingresso del Pontefice, accolto da un fragoroso applauso. Il suo è un discorso punteggiato da tanti battimani dei presenti, consapevoli del senso di responsabilità che ciascun giornalista è chiamato a raccogliere per portare avanti «il servizio alla verità» e alla pace. L’impegno delineato dal Pontefice è chiaro: «Portare avanti una comunicazione diversa, che non ricerca il consenso a tutti i costi, non si riveste di parole aggressive, non sposa il modello della competizione, non separa mai la ricerca della verità dall’amore con cui umilmente dobbiamo cercarla».

Dire no alla guerra delle parole e delle immagini

Il modo in cui comunichiamo, ribadisce Leone XIV, è di «fondamentale importanza»: «Dobbiamo dire “no” alla guerra delle parole e delle immagini, dobbiamo respingere il paradigma della guerra».

Liberare i giornalisti incarcerati e tutelare la libertà di stampa

Di qui, il pensiero del Pontefice va a tutti i giornalisti incarcerati dei quali chiede la liberazione: sono testimoni coraggiosi che difendono «la dignità, la giustizia e il diritto dei popoli a essere informati, perché solo i popoli informati possono fare scelte libere»: «La sofferenza di questi giornalisti imprigionati interpella la coscienza delle Nazioni e della comunità internazionale, richiamando tutti noi a custodire il bene prezioso della libertà di espressione e di stampa».

Narrare la bellezza dell’amore di Cristo

Papa Prevost, poi, si sofferma sui tempi appena trascorsi: dai riti della Settimana Santa alla morte di Papa Francesco «avvenuta nella luce di Pasqua» fino alle «giornate faticose» del Conclave. In tutti questi avvenimenti, sottolinea il Pontefice, gli operatori della comunicazione sono «riusciti a narrare la bellezza dell’amore di Cristo che ci unisce tutti e ci fa essere un unico popolo, guidato dal Buon Pastore».

@Vatican Media

Non cedere mai alla mediocrità, la comunicazione crea cultura

La sfida, allora, in tempi «difficili da percorrere e da raccontare», è quella di «non cedere mai alla mediocrità», uscendo «dagli stereotipi e dai luoghi comuni»  attraverso i quali si tende a leggere la vita cristiana e della Chiesa. «Oggi, una delle sfide più importanti è quella di promuovere una comunicazione capace di farci uscire dalla “torre di Babele” in cui talvolta ci troviamo, dalla confusione di linguaggi senza amore, spesso ideologici o faziosi. (…) La comunicazione, infatti, non è solo trasmissione di informazioni, ma è creazione di una cultura, di ambienti umani e digitali che diventino spazi di dialogo e di confronto».

La sfida dell’intelligenza artificiale

Lo sguardo del Pontefice si volge anche all’intelligenza artificiale, al suo «potenziale immenso» che richiede, tuttavia, «responsabilità e discernimento» affinché sia davvero a beneficio di tutta l’umanità.

Disarmare la comunicazione da odio e pregiudizi

Ripetendo poi l’invito di Papa Francesco, contenuto nel suo ultimo messaggio per la Giornata mondiale delle comunicazioni sociali 2025, Leone XIV ribadisce: «Disarmiamo la comunicazione da ogni pregiudizio, rancore, fanatismo e odio; purifichiamola dall’aggressività. Non serve una comunicazione fragorosa, muscolare, ma piuttosto una comunicazione capace di ascolto, di raccogliere la voce dei deboli che non hanno voce. Disarmiamo le parole e contribuiremo a disarmare la Terra».

«Una comunicazione disarmata e disarmante», rimarca ancora il Vescovo di Roma, «permette di condividere uno sguardo diverso sul mondo e di agire in modo coerente con la nostra dignità umana». Ed è per questo, conclude, che occorre «scegliere con consapevolezza e coraggio la strada di una comunicazione di pace». A conclusione dell’incontro, Papa Leone XIV ha benedetto i presenti, dicendo poi: «Tante grazie!».

@Vatican Media

Strette di mano e saluti

Infine, avvicinatosi alle prime file dei partecipanti, ha salutato in particolare il prefetto e il segretario del Dicastero per la Comunicazione, Paolo Ruffini e monsignor Lucio Ádrian Ruiz, insieme ai direttori del medesimo organismo e ai responsabili e membri di altre testate. Un applauso particolare ha sottolineato il saluto del Pontefice con il direttore della Sala Stampa della Santa Sede, Matteo Bruni, con il gesuita padre Federico Lombardi, presidente del Consiglio di amministrazione della Fondazione vaticana Joseph Ratzinger – Benedetto XVI, e con Valentina Alazraki, “decana” dei giornalisti accreditati presso la Santa Sede. Uscendo poi dal fondo dell’Aula Paolo VI, Papa Prevost ha avuto modo di stringere tantissime mani, benedire alcuni bambini, ricevere tanti piccoli doni dai giornalisti e dai loro familiari.

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