«Come sacerdote, e anche come esperto di lingue, dico che questa traduzione si accompagna anche ai segni dei tempi: per le nuove generazioni, alcuni termini contenuti nelle orazioni del Messale stesso sembrano un poco superate nel linguaggio, quindi ben venga questa decisione anche dal punto di vista linguistico e della traduzione». Dice così don Paolo Ventura, responsabile dell’unità pastorale formata dalle due parrocchie di Valgreghentino. E aggiunge: «La comunità certamente si abituerà; magari, specie per gli anziani, ci vorrà tempo per far capire che il linguaggio della Chiesa cambia solo nella forma lessicale e nel modo di recepirla».
Ritiene che le comunità, la sua in specifico, nella grande maggioranza dei casi siano già preparate, conoscendo già i punti più importanti di queste variazioni?
Sì, perché molti ne avevano sentito già parlare in precedenza. Dopo alcune domande, qualche perplessità e qualche riflessione, credo che i fedeli siano pronti a cogliere queste variazioni. Ripeto: cambiano i termini, ma non la sostanza di ciò che è la liturgia.
Lei è anche liturgista. Crede che le variazioni più complesse possano essere comprensibili comunque a tutti?
Non c’è niente di così particolare e complesso Prendiamo per esempio il Gloria, con la formula «Pace in terra agli uomini di buona volontà» che viene mutata in «Uomini, amati dal Signore», con quella virgola che divide. Così si esplicita che siamo inclusi tutti, amati tutti, nessuno escluso, dal Signore. Forse qualche piccola fatica si troverà alla Comunione, dove si cambia completamente nel dire “Ecco l’Agnello di Dio, ecco colui che toglie i peccati del mondo; beati gli invitati alla cena dell’Agnello”: bisognerà abituarsi. Per il resto penso che la ricezione non sia così problematica ».
Interessante anche il punto di vista espresso da Mariarosa Tettamanti, formatrice diocesana dei catechisti e catechista a Beregazzo con Figliaro e Castelnuovo Bozzente in Zona pastorale II.
Come catechisti e catechiste, come vedete queste novità e come intendete comunicarle?
Facciamo due premesse. La prima è che la catechesi è online per noi: mentre a Messa si può andare, la Regione ecclesiastica lombarda ha deciso che la catechesi deve avvenire in questo modo. La seconda premessa è che la strada è aperta: ai bambini è stato spiegato – nel momento in cui affrontano il Padre nostro, al secondo anno di Catechesi – che “non ci indurre in tentazione” vuol dire “non lasciarci cadere nella tentazione”.
Le sembra che le persone, anche gli adulti della sua comunità, abbiano già recepito queste differenziazioni – almeno quelle che riguardano più direttamente le preghiere più diffuse -, o che vi siano delle resistenze?
Le persone sono informate e mi sembra anche che siano state accettate bene queste modifiche che interessano tutta la Chiesa italiana.