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Intervista

«Montini, il vescovo-padre che viveva la fede nella passione per Dio e per gli uomini»

Alla Festa dei Fiori la storica Giselda Adornato terrà la relazione sul futuro Santo: «Per lui l’urgenza era essere cristiani veri. La Missione di Milano e il Piano Nuove Chiese pietre miliari del suo “pontificato ambrosiano”»

di Annamaria BRACCINI

6 Maggio 2018
Giselda Adornato con Alessandro Zaccuri e monsignor Mario Delpini in occasione di un recente incontro pubblico su Paolo VI

Una Diocesi segnata da un vertiginoso aumento della popolazione. E al centro – in tutti i sensi – la grande città, temuta un poco e amata moltissimo da colui che ne diviene Pastore e guida nel 1955, lasciandola nel giugno 1963 per salire al Soglio di Pietro.

Non poteva che essere dedicata a «L’episcopato di Giovanni Battista Montini e la sfida di Milano», la relazione che, martedì 8 maggio, nel Seminario di Venegono, precederà la celebrazione eucaristica presieduta dall’Arcivescovo in occasione della Festa dei Fiori. Affidata a Giselda Adornato, storica, consultore della Causa di canonizzazione del futuro Santo (la data dovrebbe essere resa pubblica dal Papa il 19 maggio), la relazione delinea alcuni punti-cardine dell’azione montiniana in terra ambrosiana, «dove l’Arcivescovo trovò 949 seminaristi che, otto anni dopo, sarebbero diventati ben 1444».

Eppure Montini osserva che bisogna «riabituare la gente a pensare Dio». È questa la sfida degli anni milanesi?
Esatto. Occorre, infatti, approfondire, aggiornare e allargare la viva tradizione ambrosiana: «Non nova, sed nove», non cose nuove, ma proposte in modo nuovo. Montini sarà un vescovo-padre, compartecipe ed esigente, che cercherà, innanzitutto, di ascoltare i bisogni e valorizzare le positività, di correggere con coraggio deviazioni e fughe in avanti, di studiare strategie pastorali adeguate. Contro ipocrisie e «intruppamenti», l’urgenza è essere cristiani veri, sottolinea.

Qualcuno ha parlato di un “pontificato ambrosiano” di Montini, come se la Diocesi fosse stata per lui una sorta di laboratorio pastorale…
Nella relazione indicherò i diversi e molti ambiti per i quali è giustificato dare questa definizione. Due esempi per tutti: la grande Missione di Milano del 1957; la scelta privilegiata di dare spiritualità alle periferie, con il “Piano Nuove Chiese” che porterà all’edificazione di 123 luoghi di culto.

La Festa dei Fiori è festa di sacerdoti e seminaristi. Quale fu la sua attenzione per il clero?
Dedicherò ampio spazio a tale questione che è centrale per Montini, tanto che nella Lettera del Giovedì santo 1957 rivolta a preti e seminaristi scrive che, da quando è arrivato a Milano, «non ha cessato di pensare a voi, ogni giorno, ogni ora». Così egli viveva la fede, nella passione per Dio e per gli uomini. Dopo un colloquio con Paolo VI dedicato proprio a “cosa sia il prete”, Jean Guitton commentò: «Sentendo parlare il Santo Padre del sacerdozio con una commozione così intensa mi dicevo che questo doveva essere il suo segreto, la sua stessa sostanza».