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Sirio 09 - 15 dicembre 2024
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Milano

«Monsignor Negri ha vissuto intensamente la sua appartenenza alla Chiesa»

In Duomo la celebrazione presieduta da monsignor Delpini per l'Arcivescovo emerito di Ferrara-Comacchio, deceduto il 31 dicembre: «Il suo zelo trovi nel Signore il premio delle sue fatiche»

di Annamaria BRACCINI

5 Gennaio 2022

Il feretro di monsignor Luigi Negri – proveniente da Ferrara, della cui diocesi era stato pastore dal 2012 al 2017 -, accolto sul sagrato del Duomo. L’ingresso nel silenzio e nella commozione dei tanti fedeli presenti. La benedizione e l’incensazione della bara, con sopra il Vangelo aperto, adagiata semplicemente a terra, ai piedi dell’altare maggiore della Cattedrale, dove le esequie vengono presiedute dall’Arcivescovo, come tributo di riconoscenza della Chiesa ambrosiana per il sacerdote e vescovo scomparso a 80 anni, lo scorso 31 dicembre a Cesano Boscone.

Concelebranti e autorità

Dieci gli arcivescovi e vescovi concelebranti, tra cui alcuni presuli di Diocesi lombarde, gli ausiliari di Milano, monsignori Stucchi, Martinelli e Raimondi, l’assistente generale dell’Università Cattolica monsignor Giuliodori e il successore di monsignor Negri alla guida della Diocesi di Ferrara-Comacchio, monsignor Gian Carlo Perego. Una quarantina i presbiteri presenti, tra i quali il Vicario episcopale della Zona I monsignor Carlo Azzimonti e l’assistente diocesano di Cl, don Mario Garavaglia. In prima fila siedono i parenti dello scomparso, tanti membri di Comunione e Liberazione, il presidente ad interim della Fraternità di Cl Davide Prosperi, l’assessore Raffaele Cattaneo in rappresentanza di Regione Lombardia, e, con la fascia del Sindaco di Milano, il consigliere comunale Matteo Forte. E, poi tanti amici, magari di tutta una vita, come il cardinale Angelo Scola che invia un suo messaggio, letto in apertura del rito dall’Arcivescovo

Il messaggio del cardinale Scola

«La mia amicizia con don Luigi – ha scritto l’Arcivescovo emerito – dura da una vita. L’impegno missionario è per noi la naturale conseguenza del dono della fede a cui ci ha conquistato, fin da ragazzi, il Servo di Dio monsignor Luigi Giussani. L’impegno episcopale è stato per Don Luigi l’occasione per testimoniare l’amabilità della Chiesa. In questo impegno Don Luigi ha profuso la sua competenza teologica e storica ed ha segnato la personalità di molti fedeli».

L’omelia

Dopo le letture proprie dei funerali di presbiteri e vescovi – con brani della Passione secondo Luca, Matteo e Giovanni – monsignor Delpini, avviando la sua omelia proprio in riferimento alla pagina evangelica giovannea, invita tutti a «considerare la comunità dei discepoli che Gesù ha radunato intorno a sé», fatta di «uomini come tutti, santi e peccatori, mediocri e litigiosi, generosi e disponibili, che si riconoscono perché sono quelli che si radunano nella memoria e nel nome di Gesù. L’obbedienza contrastata e inquieta dei discepoli, prende la forma dell’appartenenza alla comunità che si raduna nel suo nome».

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Il pensiero va all’individualismo di oggi, quello che «l’epoca moderna ha insinuato anche nella gente della nostra terra» e che, invece, «suggerisce di indebolire le appartenenze, di cercare nel privato il principio della propria tranquillità e la condizione per realizzare la propria identità». Al contrario, «monsignor Luigi Negri ha vissuto con intensità la sua appartenenza alla Chiesa, al movimento di Comunione e Liberazione con i suoi modi perentori e con il suo linguaggio tagliente».

Un’appartenenza «che è sempre grazia», anche se «la comunità dei discepoli non è una città ideale costruita nella sua perfezione ammirevole, non è una organizzazione perfetta definita per un funzionamento garantito. È una comunità di peccatori perdonati, è sempre una trama di rapporti da ricucire, è sempre una fraternità che chiede riconciliazione, è sempre un popolo un cammino che conosce le stanchezze e le tentazioni, l’ardore per giungere infine alla terra promessa. E se, «la comunità dei discepoli non può restare un luogo chiuso per timore delle ostilità e antipatie del mondo che sta intorno», è perché il compito è la missione.

Il ricordo

«Così vogliamo ricordare e ringraziare monsignor Luigi Negri, proprio in questa Cattedrale, proprio in questa città – conclude l’Arcivescovo -. In questa terra, in questa Chiesa, Don Luigi ha scelto, approfondito, vissuto la sua appartenenza. Ecco come si vive la fede appartenendo alla comunità dei discepoli: don Luigi si è sentito milanese e ambrosiano, come attesta la sua scelta che il funerale fosse celebrato anche nella chiesa di Milano, in rito ambrosiano e che fosse il vescovo di Milano a celebrare questa eucaristia. Qui ha incontrato, scelto, coltivato il carisma di don Giussani e la sua appartenenza a Comunione e Liberazione. Qui ora gli amici e tutta la Chiesa ambrosiana lo accompagnano con la preghiera, l’affetto, la gratitudine per il bene ricevuto. Chiediamo che monsignor Negri renda più profondi i nostri rapporti, più intenso il senso di appartenenza a Cristo, e perciò alla sua Chiesa e più abituali le vie del perdono e della riconciliazione».

A conclusione, ancora un richiamo dell’Arcivescovo ai messaggi del Papa – letto durante le esequie presiedute in mattinata a Ferrara dal cardinale Matteo Maria Zuppi -, del cardinale Scola e ai tanti segni di cordoglio giunti in Diocesi. «Voglio esprimere la mia gratitudine – termina monsignor Delpini – per tutti coloro che negli ultimi tempi della malattia hanno accompagnato e sostenuto don Luigi che si è sentito figlio di questa terra e responsabile di una parola da dire qui a Milano, a San Marino-Montefeltro (diocesi di cui era stato vescovo), a Ferrara e nella Conferenza Episcopale Italiana. Questo suo zelo trovi nel Signore il premio delle sue fatiche e noi, che ereditiamo la sua testimonianza, possiamo vivere l’appartenenza e la disponibilità a quei cammini di pace e gioia e riconciliazione che fanno della Chiesa un segno di speranza per il mondo».

Infine, dopo la benedizione sul sagrato di monsignor Azzimonti e don Garavaglia, l’ultimo viaggio verso il cimitero di Vignate, per la sepoltura nella tomba di famiglia. 

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