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Testimonianza

«Mi sento chiamata a condividere l’ansia missionaria della Chiesa»

Domenica 8 settembre suor Elena Bianchi, Dorotea di Cemmo, professerà il suo sì per sempre nelle mani dell’Arcivescovo: «Desidero mettere in circolo l’amore che ho ricevuto»

di suor Elena BIANCHI

1 Settembre 2019
Suor Elena Bianchi

Sono suor Elena, delle suore di Santa Dorotea di Cemmo. Originaria di Lumezzane (Brescia), da qualche anno vivo nella parrocchia di Santa Maria di Caravaggio a Milano con tre sorelle. Insieme a loro mi dedico all’animazione liturgica delle celebrazioni, al catechismo dei bambini e all’ascolto delle tante persone che incontriamo. Lavoro anche come impiegata contabile nel nostro Centro Asteria: qui un’équipe di suore e laici cerca di accompagnare la crescita di bambini e giovani attraverso lo sport, il teatro e il cinema.

La nostra fondatrice, la Beata Annunciata Cocchetti, ha ricevuto il dono del carisma educativo e, docile allo Spirito, ha saputo vivere il Vangelo nella concretezza della vita e nel nascondimento. Oggi noi Dorotee di Cemmo ci sentiamo chiamate a condividere l’ansia missionaria della Chiesa, a partecipare alla sua opera evangelizzatrice con ferma fiducia nella forza della Parola che anima ogni epoca e ogni cultura. In particolare siamo mandate ai giovani, inclusi in un processo educativo più ampio che comprende anche i piccoli e gli adulti, specialmente le donne. Cerchiamo di comunicare che la vita è un dono unico e irripetibile, siamo tutti creature chiamate all’infinito. Tutte le dimensioni della persona sono sacre, perché dono di Dio e c’è per ognuno di noi una vocazione, una chiamata alla felicità. La nostra modalità è stare accanto, accompagnare, come sorelle nella fede, sostenendo e incoraggiando. Noi siamo solo strumenti poveri, è il Signore che opera.

Tutto questo in luoghi concreti: nella scuola animando e collaborando con insegnanti e genitori perché la crescita dei ragazzi sia integrale e ci sia sintesi tra fede, cultura e vita; nella Chiesa locale contribuendo con i sacerdoti e i laici alla diffusione dell’annuncio di Cristo; nelle case di spiritualità aiutando a vivere la propria interiorità e nei centri culturali aprendo la porta alla domanda di senso che c’è nel cuore di ogni uomo; nelle missioni in America Latina e Africa spendendosi generosamente perché si conosca Cristo, nel rispetto di ogni popolo e cultura.

Papa Francesco, nel messaggio per la Giornata mondiale di preghiera per le vocazioni di quest’anno, dice: «La chiamata del Signore ci rende portatori di una promessa e, nello stesso tempo, ci chiede il coraggio di rischiare con Lui e per Lui». Anch’io mi sento responsabile del dono del fuoco che ci rende presenze vive tra gli uomini e sono desiderosa di mettere in circolo l’amore che ho ricevuto.

Professare il mio sì per sempre e pubblicamente nelle mani del nostro Arcivescovo spero possa essere un’occasione per mostrare, insieme a tutta la Chiesa, la gioia di rispondere all’amore di Dio. Potrò ringraziare con tanti amici il Signore che accompagna le nostre vite. In questi anni ho incontrato tantissime persone che mi hanno permesso di scoprire che il Signore abita i nostri cuori, le nostre case, le nostre storie, le gioie e le fatiche, i successi e le delusioni. Lui non ci abbandona mai, la sua fedeltà è per sempre.

Vorrei essere, insieme a tutti i battezzati, un segno nella nostra città che rimanda a Lui. Certo un segno fragile e piccolo, ma che parla di un amore che può saziare. Un amore che è per tutti, nessuno escluso.01

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