Fino al 23 marzo l’Arcivescovo, monsignor Mario Delpini, sarà in visita pastorale nel Decanato di Melegnano. «Nel nostro Decanato abbiamo la Comunità pastorale di Melegnano – spiega il decano, don Mauro Colombo -. Vizzolo Predabissi e Carpiano hanno parrocchie singole. Mentre verso Pavia ci sono Siziano, con due parrocchie, e Lacchiarella con altre due».
La crisi economica ha avuto un forte impatto?
A seconda delle zone si è sentita in modo diverso. A Melegnano la realtà economica è più forte, grazie alla vicinanza con Milano (qui c’è anche una metropolitana leggera che garantisce collegamenti frequenti con Rogoredo). La situazione peggiore è verso San Giuliano, in particolare per quelle fasce di popolazione che già prima della crisi avevano problemi economici. Secondo i dati della Caritas c’è stato comunque un aumento delle richieste di aiuto. Le realtà che gravitano verso Pavia invece sono prevalentemente imprese di carattere agricolo, che fanno fatica a causa di alcune politiche europee, come quelle sul latte, ma riescono ad andare avanti».
Dopo la pandemia la frequenza alle attività e alle celebrazioni è ripresa regolarmente?
La presenza è diminuita anche per motivi anagrafici. Sono venute meno alcune persone che formavano l’anello forte della comunità. Nelle parrocchie e negli oratori riusciamo fortunatamente a fare ancora un buon lavoro con giovani e ragazzi. A Melegnano c’è l’unico sacerdote della pastorale giovanile del Decanato e l’attività è molto vivace: ci sono bravi educatori che hanno saputo creare buone relazioni con i ragazzi. Anche durante la pandemia i ragazzi si sono ritrovati con incontri a cadenza settimanale dedicati alla formazione e allo scambio relazionale. E questo ha permesso di non registrare cali di presenze alla ripresa. Nelle realtà più piccole invece si è avvertita un po’ di sofferenza.

Giovani: a che punto siamo?
In generale qui si avverte l’onda lunga della realtà di Rogoredo. Dipendenze e spaccio di droga sono presenti in tutto il territorio, così come la movida. A Melegnano si trovano diverse scuole superiori con un alto numero di ragazzi che vengono da fuori. Molto diffusa tra i più giovani è la mancanza di senso. Abbiamo notato che quando sono presenti figure educative in grado di dare attenzione ai giovani e rivolgersi a loro con altruismo, i ragazzi sono molto ricettivi: percepiscono la vita come un dono e si danno da fare per donare agli altri. In questo bisogna dare merito a diverse figure educative, non solo religiose, ma anche laiche all’oratorio, agli scout e all’associazionismo.
Gli immigrati sono molto presenti?
Circa il 10-11% degli abitanti del territorio è straniero. Le nazionalità prevalenti sono albanesi, marocchini e ucraini (per i quali c’è una casa di accoglienza dedicata). Si tratta di presenze integrate che mantengono caratteristiche culturali proprie. Nella comunità cristiana ci sono anche persone provenienti dall’America Latina e dallo Sri Lanka. Vengono a Messa, ma è ancora prematuro un inserimento nelle attività pastorali. Molti sono anche gli islamici. Con loro c’è un dialogo aperto. Per esempio Decano e Sindaco vengono invitati a partecipare alla festa di fine Ramadan. Il rapporto è molto rispettoso e cordiale. L’integrazione deve ancora venire, ma la scuola e i gruppi sportivi sono un ottimo volano. Vivere con serenità e tranquillità permette ai ragazzi di conoscersi nel rispetto reciproco.
Quali le attese per questa visita e le sfide per il futuro?
A livello decanale sicuramente l’orizzonte di cura delle giovani generazioni e la missionarietà, uno stimolo per investire energie locali nella Comunità pastorale. Sul fronte culturale l’Arcivescovo ci invita a fare della cultura cristiana un messaggio per tutti. Pace, rispetto del creato e storia cittadina sono punti d’accordo su cui può convergere tutta la comunità civile.





