Percorsi ecclesiali

La Quaresima ambrosiana 2021

Sirio 26-29 marzo 2024
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7 marzo

Liberi di essere a servizio

Nell'omelia per la terza domenica di Quaresima l'Arcivescovo sottolinea: «Il criterio che orienta la nostra vita è la docilità al Signore per il compimento della nostra vocazione»

di monsignor Mario DELPINIArcivescovo di Milano

7 Marzo 2021
Miniatura di una Bibbia illustrata olandese (1430 circa), National Library of the Netherlands

Il tentatore vi ha messi alla prova

Quale esito incontra la predicazione di Gesù? Come viene accolta la sua parola? Con quale attesa si preparano al suo dono i destinatari della sua missione?

La sua parola risulta antipatica, il suo dono è imbarazzante, l’esito è il fallimento. Raccolsero delle pietre per gettarle contro di lui.

Gesù vuole offrire la libertà. È una offerta che suscita sorpresa, sconcerto, imbarazzo. Gli dicono: noi siamo già liberi.

Gesù vuole rivelare la verità di Dio. È una rivelazione provocatoria, offensiva. Gli dicono: noi conosciamo già la verità di Dio! Come puoi insinuare che ci sbagliamo?

Gesù dona la vita. È un dono incomprensibile. Gli dicono: noi siamo già vivi!

I discepoli che continuano la missione di Gesù possono incontrare lo stesso esito di Gesù, sperimentare il loro fallimento.

Quando offrono servizi richiesti dalla gente anche i discepoli di Gesù sono apprezzati; quando provvedono a quei bisogni ai quali gli altri non vogliono o non possono badare, si lascia fare e anzi si scarica volentieri un fastidio o un problema.

Ma a proposito del cuore della loro missione, a proposito dell’essenziale del messaggio che deve essere proclamato, i discepoli di Gesù, come Gesù stesso, sono circondati da indifferenza, si rendono antipatici, talora persino insopportabili, fino a essere perseguitati.

Discepoli di un Maestro antipatico

Che cosa faranno i discepoli constatando di essere discepoli di un maestro antipatico?

C’è la tentazione del risentimento che va in cerca di rivincite. L’atteggiamento di chi dice: se non volete accogliere la salvezza che viene da Dio, andate alla malora! La strada che state percorrendo vi porta alla rovina. Andate pure in rovina! Ve lo siete voluti!

C’è la tentazione di isolarsi nella cittadella assediata. L’atteggiamento di chi dice: chi ci sta venga con noi. Chi accoglie il Maestro, lo segua insieme a noi. Chiudiamoci negli ambienti rassicuranti del consenso scontato. Chiudiamoci nella cittadella fortificata: stiamo tranquilli noi e degli altri non ci importa.

C’è la tentazione di conformarsi alla mentalità e agli stili di vita di tutti per evitare l’imbarazzo di essere antipatici, giudicati antiquati, per farsi accettare. L’atteggiamento di chi dice: se il mondo non vuole sentire parlare di Gesù, ma solo di buoni sentimenti, ebbene lasciamo perdere Gesù; se la gente trova ridicola la parola della croce e della risurrezione, ebbene lasciamo perdere la risurrezione e rassegniamoci alla morte; se risulta di cattivo gusto parlare di temi morali e sociali come la famiglia fondata sul matrimonio, l’accoglienza della vita che contrasta l’aborto e le sue cause, la giustizia che difende condizioni di lavoro che rispettino i ritmi della famiglia e della comunità, ebbene lasciamo perdere i temi di cattivo gusto. Evitiamo i discorsi antipatici, per renderci simpatici.

La missione continua

Come Mosè è inviato al popolo per richiamarlo dall’idolatria, così i discepoli di Gesù, la Chiesa, è inviata ancora per continuare la missione di Gesù. Per quanto impopolare e imbarazzante, non abbiamo altro da dire che il Vangelo.

Noi continuiamo a essere discepoli di Gesù. Il criterio che orienta la vita delle nostre comunità e di ciascuno non è il successo o il fallimento, la popolarità o l’impopolarità, ma la docilità al Signore per il compimento della nostra vocazione.

Continueremo dunque a parlare di Gesù, ad ascoltare la sua voce, a lasciarci convertire dalla sua parola. Continueremo a essere inquieti nell’esaminare la nostra condotta e la nostra coscienza e la vita delle nostre comunità, per verificare se siamo fedeli al Signore Gesù, per evitare di essere il sale che perde sapore per conformarsi a una mentalità mondana.

Continueremo a insegnare la verità che rende liberi, non come coloro che presumono di essere maestri e di sedere in cattedra, ma come coloro che si lasciano accendere dal fuoco di Dio e si consumano facendo luce.

Continueremo a essere presenti nella vita ordinaria come testimoni di una verità che rende liberi, perché rende figli di Dio e non schiavi del peccato.

Continueremo a essere vicini a ogni persona con l’invito a sperare la vita che non finisce, la partecipazione alla vita di Dio perché chiamati dal Figlio che ci rende figli.

 

«Conoscerete la verità e la verità vi farà liberi»

Il confronto si fa teso, rovente persino. Gesù, rivolgendosi non a degli estranei, ma «a quei Giudei che gli avevano creduto» (come leggiamo nella pagina odierna del Vangelo di Giovanni), li mette di fronte alla necessità di compiere una scelta radicale: «Se rimanete nella mia parola, siete davvero miei discepoli».
Il Maestro Alessandro, il miniatore che tenta qui di illustrare questo concitato episodio, non appartiene certo alla schiera dei grandi artisti. È uno dei tanti artigiani che, agli inizi del Quattrocento, si ingegna a ornare in modo “grazioso” i libri di preghiera dei nobili e dei ricchi dell’epoca: in questo caso siamo probabilmente in Olanda, dalle parti del prospero porto mercantile dell’Aja. Eppure anche questo anonimo artista, pur rinunciando ai toni drammatici, riesce a suggerire efficacemente la tensione del momento.
Innanzitutto vediamo che Gesù è solo, cioè non è accompagnato dagli apostoli: solo come lo sarà nel Getsemani, di fronte a Pilato, sul Golgota. Davanti a lui, invece, i Giudei formano un gruppo compatto: fanno “muro”, i figli di Abramo, mentre “spalleggiano” una sorta di portavoce che cerca di ribattere alle parole incalzanti del Nazareno. Le espressioni dei volti dicono molto: c’è chi è sorpreso, chi è indignato, chi è deluso; e c’è anche chi sorride scioccamente, forse perché ha capito ben poco di quello che sta succedendo o perché è convinto che quello lì, che si proclama «Figlio di Dio», è soltanto un pazzo o un indemoniato.
Ma in fondo al gruppo c’è chi è già stufo di sentire discutere e vuole passare all’azione, raccogliendo pietre da scagliare contro Gesù, per tappargli la bocca. Uomini che si riempiono di sassi la tunica rimboccata, rivelando così che la loro non è una reazione impulsiva, ma un’azione premeditata, mirata a distruggere e ad uccidere. «Conoscerete la verità e la verità vi farà liberi», dice loro il Cristo. Ma a volte la verità si preferisce non conoscerla, neanche quando è lì, in piedi davanti a te.
Luca Frigerio

 

 

 

 

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