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Milano

L’Arcivescovo: «La morte non è finire nel nulla»

Messa di suffragio presieduta in Duomo per sacerdoti, consacrati, consacrate e diaconi defunti nel corso dell’anno. «La fede nella risurrezione è il nostro vero conforto»

di Annamaria Braccini

11 Giugno 2021

I nomi che scorrono nel silenzio della Cattedrale, il senso della perdita e la certezza della risurrezione.

In Duomo si celebra, presieduta dall’Arcivescovo nella vigilia della Solennità del Sacro Cuore di Gesù, la Messa per ricordare i sacerdoti, consacrati e consacrate, diaconi  defunti nel corso dell’anno. E così, all’inizio del Rito, concelebrato da 6 vescovi ausiliari, altri membri del Cem, canonici del Capitolo metropolitano, diversi preti, il Moderator Curiae, monsignor Bruno Marinoni, legge, appunto, i nomi di 62 tra presbiteri, religiosi e diaconi – da monsignor Marco Ferrari, vescovo ausiliare – e delle Congregazioni di appartenenza, 13 maschili e 14 femminili, di consacrati e consacrate. «Ricordiamo con commozione, gratitudine e spirito di fede tutti questi fratelli e sorelle che ci hanno preceduto nella gioia di Dio. La fede nella risurrezione è il nostro vero conforto, la certezza della comunione dei santi è il nostro sguardo più realistico sulla vita, sulla morte, sulla santità e sul peccato. Ringraziamo il Signore per tutto il bene da loro ricevuto», dice l’Arcivescovo con parole che tornano nell’omelia. 

«Quelli che hanno visto – scandisce, infatti, l’Arcivescovo – sono figli e figlie degli uomini, fragili e peccatori, capaci di eroismi e di pensieri sublimi, ma anche di meschinità e di banalità; sanno, come tutti, di essere mortali ma, nelle tenebre e nel grigiore, sono quelli che hanno visto e questo ha deciso la loro vita. Talora sono stati molto amati, applauditi, ricercati, talora, mal sopportati, ignorati, contestati, ma sono andati avanti. Alcuni, forse, hanno trascorso tutta la vita volgendo lo sguardo a colui che hanno trafitto e questa contemplazione li ha commossi e segnati. Altri sono stati spesso distratti, indaffarati e feriti dalla vita e si sono ripiegati su di sé, ma tutti hanno visto e sono stati segnati per sempre con il segno santo».

Ma cosa hanno visto?  «Hanno visto il crocifisso e hanno avuto la rivelazione delle imperscrutabili ricchezze di Cristo, hanno visto la storia e vi hanno riconosciuto l’attuazione del mistero nascosto in Dio. Hanno visto in Cristo la libertà di accedere a Dio in piena fiducia e, ancora oggi più che mai, ci danno testimonianza perché coloro che hanno visto crocifisso ora lo hanno visto nella gloria. I nostri fratelli e sorelle, morti in questi mesi, hanno aperto i loro occhi per riconoscere che la morte di Gesù, il suo cruore trafitto, è la rivelazione dell’amore nel suo compimento. Danno testimonianza e ci incoraggiano per vedere anche noi e per compiere quel passo della fede che dalla visione passa all’affidamento e, infine, da questo entra nella visione».  

Da qui, la conclusione: «Così piego le ginocchia davanti al Padre che sta nei cieli, perché mi conceda di comprendere la profondità del mistero che è stato annunciato a tutti i popoli. Le nostre comunità, come ci hanno ricordato i nomi, hanno celebrato molti funerali: secondo la mentalità del mondo, la morte è un congedo definitivo, i morti finiscono nel nulla, ma noi che abbiamo visto in Gesù il cuore trafitto, sentiamo questi fratelli e sorelle come partecipi della gloria di Cristo e chiediamo la grazia di imparare a vedere. Molti dicono che questo nostro tempo è buio, il futuro oscuro, la vita minacciata; molti sembra che ci invitino a guardare a Gesù come a uno dei 3 delinquenti sacrificati dal potere, ma noi, tra questi 3 crocifissi, riconosciamo che c’è il figlio dell’uomo che si è abbassato fino alla condizione di morte rivelare la gloria di Dio. Noi tutti abbiamo visto e sentiamo la responsabilità di dare testimonianza».

Poi, le litanie dei Santi cantate in ginocchio dall’Arcivescovo, dai concelebranti e dall’assemblea, la liturgia eucaristica e, al termine della celebrazione, ancora un pensiero. «Questa, del Sacro cuore, è la sera adatta per fissare lo sguardo su Gesù e per riconoscere la salvezza. Da lì è venuta l’acqua viva che zampilla per la vita eterna; questa è la sera adatta per ricordare tutti i nostri morti, per pregare con e per loro».