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L’Arcivescovo ai giovani riuniti a Formia: «Non sottovalutatevi»

È un consiglio quasi paterno quello che Delpini rivolge ai ragazzi durante l'Eucarestia nella chiesa di San Giovanni, all’inizio della seconda giornata del gemellaggio tra le diocesi di Milano e Gaeta

di Annamaria BRACCINI

5 Agosto 2025

«Se ti guardi allo specchio e non ti piaci, se ti confronti con gli altri e ti sembra di essere inferiore, non abbastanza bello o bella, non abbastanza intelligente, non abbastanza simpatico, ricordati di questo: non sottovalutarti». E non farlo anche se, «ripensando all’anno passato, o facendo l’elenco dei tuoi disastri o dei tuoi peccati, ti viene da dire: “Ma io sono uno schifo”».

È un consiglio quasi paterno o forse, di più, una speranza quella che l’Arcivescovo rivolge durante l’omelia ai tanti ragazzi che ha davanti all’inizio della seconda giornata del gemellaggio tra la nostra Diocesi e quella di Gaeta.

Dopo le Lodi, presiedute dal vicario episcopale di Settore, don Giuseppe Como, nella chiesa di San Giovanni a Formia, è, infatti, il vescovo Mario a presiedere l’Eucaristia, officiata in Rito ambrosiano e concelebrata da 25 sacerdoti, tra cui i preti che hanno accompagnato il Giubileo dei Giovani provenendo da ogni zona pastorale della Chiesa di Milano e i confratelli della Pastorale giovanile locale con i loro ragazzi, molti dei quali ieri sera avevano partecipato alla catechesi con lo stesso monsignor Delpini e l’arcivescovo Vari. Presente anche il diacono permanente Maurizio Bianchi impegnato nella Pg a Milano, mentre il servizio liturgico è affidato al gruppo di Besozzo. 

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Le prime file della navata centrale dell’ariosa chiesa illuminata dalla luce estiva del mattino, sono colorate delle tante magliette indossate dai ragazzi e non mancano le autorità militari e civili del territorio con il sindaco della città, Cristian Leccese.  

La scelta

A tutti si rivolge l’Arcivescovo, ma, in primis come è ovvio, ai giovani pellegrini che spesso «si sentono inquieti e quasi in trappola tra il dover scegliere e il non sapere che cosa scegliere».

Ma, appunto, di fronte alle scelte della vita «come si fa a evitare la tentazione di sottovalutarsi?» si chiede il vescovo Mario che pare guardare negli occhi, a uno a uno, i ragazzi che prendono, velocissimi, appunti sui loro smatphone.

«Invece che stare a piangerti addosso, guardandoti allo specchio, rispondi a chi ti chiama a fare qualche cosa di buono nell’oratorio feriale, nell’associazione che offre un poco di sollievo alle famiglie dove ci sono persone con disabilità, nel gruppo chierichetti, in parrocchia o nel gruppo che si vuole impegnare nell’amministrazione locale. Quando rispondi a una proposta, ti rendi conto che tu, proprio tu, sei capace di renderti utile, di far contento qualcuno, di coltivare rapporti d’affetto che non avresti immaginato, di avere delle idee originali. Invece che stare a commiserarti perché ti sembra di non essere adatto alla vita, di non meritare l’attenzione di nessuno, prova a pregare, a guardarti con lo sguardo di Dio. Forse puoi riconoscere che sei addirittura immagine di Dio».

Le circostanze e il veggente

E, poi, il monito a non disprezzare le circostanze e ciò che succede.

«Capitano incontri e coincidenze. Perciò non sottovalutare le circostanze, non passare attraverso le coincidenze come uno stupido che non si rende conto di niente, un animo troppo superficiale o troppo ottuso che non si lascia raggiungere dall’appello scritto nelle vicende e negli incontri inaspettati.

Forse, anche in questi giorni, c’è stato un incontro, una parola del Papa, la storia di un amico, la richiesta di un aiuto, l’esperienza di una fatica: non essere come lo stolto che non si rende conto di nulla. Domandati che cosa possa dirti quello che è successo, il messaggio che vi è scritto».  

Il riferimento è alla lettura del giorno, tratta dal I libro di Samuele con il profeta che fa da veggente, secondo il comando del Signore, per il re Saul.

«La presenza di un veggente non è rara nella nostra vita: forse un prete, una suora, un libro, persino l’insulto di un antipatico. Ci sono veggenti che incrociano la tua strada e hanno una parola da dirti, forse una parola necessaria per le tue scelte. Non disprezzare il veggente, quello che ti parla in nome di Dio, anche se si tratta di una persona improbabile. Dio fa talora scelte inaspettate».

 

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