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Milano

La sinodalità nella tradizione della Vita consacrata

La presenza e l’apporto dei consacrati nella storia e nel cammino attuale della Chiesa al centro della mattinata del 21 maggio in Santo Stefano a Milano. Interviene l’Arcivescovo

di monsignor Paolo MartinelliVicario episcopale per la Vita consacrata

15 Maggio 2022

Le persone consacrate nella Chiesa di Milano sono una presenza sinodale e partecipativa? La risposta non è scontata.

Come sappiamo, lungo tutto quest’anno pastorale ci siamo introdotti ampiamente al tema della sinodalità. Da poco si è conclusa la fase diocesana del Sinodo universale: «Per una Chiesa sinodale: comunione, partecipazione, missione». Anche la vita consacrata nel territorio ambrosiano si è mossa per attivare propri percorsi di consultazione sul documento preparatorio della segreteria del Sinodo dei Vescovi. Con questa esperienza, la vita consacrata ha dato il suo prezioso contributo al cammino sinodale diocesano, mettendo in atto una delle sue caratteristiche peculiari.

Caratteristica specifica

Infatti, come ci rivelano gli studiosi di storia della vita consacrata, la sinodalità è una delle caratteristiche specifiche di ordini, congregazioni e istituti che hanno attraversato i secoli e contribuito in modo decisivo alla missione della Chiesa. Se noi andiamo a studiare le grandi regole monastiche e di vita consacrata, come quella di san Benedetto o di san Francesco d’Assisi, oppure le regole diffuse nell’oriente cristiano, come quelle di san Basilio, ci si rende conto dell’importanza della condivisione e del confronto tra tutti i membri. La vita religiosa è fortemente caratterizzata da strutture partecipative e di condivisione.

Oggi papa Francesco – non a caso proveniente lui stesso dalla vita religiosa – sta sottolineando con decisione per la vita della Chiesa l’importanza non solo dei Sinodi come eventi puntuali, ma della sinodalità nel popolo di Dio e dello stile sinodale che deve caratterizzare le relazioni e le strutture ecclesiali. Proprio per questo la vita consacrata può condividere con tutto il popolo di Dio la sua tradizione di sinodalità e di partecipazione.

Obbedire alla voce dello Spirito

Nei percorsi di consacrazione il consiglio evangelico della obbedienza non deve mai mortificare la corresponsabilità, come se esso debba essere inteso come mera esecuzione di un comando calato dall’alto. Il voto di obbedienza è qualche cosa che riguarda tutti; tutti devono obbedire al Vangelo, tutti devono obbedire alla propria regola di vita. Tutti sono chiamati ad ascoltarsi reciprocamente e maturare in una modalità condivisa le decisioni riguardanti la propria missione nella Chiesa e per il mondo.

Simbolo di tutto questo è il “capitolo”, ossia il momento di confronto tra tutti i membri di un istituto che avviene regolarmente, in cui si decidono le linee di azione a cui anche il superiore eletto deve attenersi. Egli deve essere il primo a obbedire. In questo modo la vita consacrata esprime la consapevolezza che lo Spirito Santo parla attraverso i fratelli e le sorelle: tutto abbiamo l’unzione dello Spirito grazie al battesimo e siamo corresponsabili del carisma del proprio istituto.

Per questo sabato 21 maggio, nella chiesa di Santo Stefano Maggiore con la partecipazione dell’arcivescovo Mario Delpini, ci sarà una giornata di studio intitolata «Vita Consacrata nella Chiesa particolare: una presenza sinodale?» (vedi qui la locandina). Il preside dell’Istituto di teologia della Vita Consacrata Claretianum, il professor Maurizio Bevilacqua, tratteggerà le forme di sinodalità della vita consacrata nella storia e nel presente. Faranno seguito alcune testimonianze di vita consacrata attiva e contemplativa sulle forme di sinodalità come contributo che le persone consacrate vogliono offrire alla Chiesa di Milano, perché sia sempre più “Chiesa dalle genti”, che cammina in uno stile sinodale.