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Milano

La Scrittura insegna la speranza e il vero senso del vivere

Si è conclusa la maratona che, dal 14 ottobre, ha impegnato oltre 700 volontari impegnati nella lettura integrale della Bibbia. A concludere, il sindaco di Milano, Giuseppe Sala e l’Arcivescovo

di Annamaria Braccini

20 Ottobre 2018

Dal principio, da Chi è in principio, fino all’ultima parola. Senza perderne nemmeno una, leggendo di giorno e di notte, senza fermarsi, per sei giorni. Con la voce, giovane o anziana, dei 700 volontari che si sono alternati, in 1500 turni, all’ambone di “San Giorgio”, la piccola cappella della Casa Scout di Milano. 140 ore di lettura, 70 i volontari scout che hanno reso possibile l’accoglienza anche nel cuore della notte. Come racconta Laura, citando un “insonne cittadino metropolitano” che, dalle 4 alle 5 di ogni mattina è arrivato per leggere, e come testimoniano le molte note lasciate dai partecipanti in un apposito quaderno posto a lato dell’altare.

Come ben si capisce subito, una bella esperienza – promossa, per la prima volta a Milano, dall’Ente e Fondazione Baden e dedicata a monsignor Giovanni Barbareschi, scout, partigiano, scomparso il 4 ottobre – alla quale non hanno voluto mancare le due prime autorità della città, l’Arcivescovo e il Sindaco che, anche loro, come tutti gli altri, si sono alternati all’ambone: Giuseppe Sala nella Lettura del Libro dell’Apocalisse al capitolo 21 (dal versetto 9 al termine) e monsignor Delpini nel seguente e ultimo capitolo, il 22esimo.

Di fronte alla gente e a tanti scouts di ogni età, ci sono, tra gli altri, la Capoguida Agesci, Donatella Mela, l’assistente ecclesiastico di Agesci Lombardia, don Paolo Poli, davanti alla semplice sepoltura, a terra, di don Andrea Ghetti resistente nelle file delle “Aquile randagie”, iniziatore dell’organizzazione clandestina Oscar, proprio con Barbareschi – detto, non a caso “Baden”, dal nome del fondatore del movimento mondiale scoutista, Robert Baden Powell -, si avvia la lettura.

La preghiera, il silenzio, che ne seguono, l’emozione palpabile sono il segno vivo di ciò che dice, nella sua breve riflessione, monsignor Delpini sottolineando – in riferimento alla presenza del Primo cittadino – l’evidente importanza anche civile della “maratona” intitolata, “Incontriamo la Parola”.

«Questo libro, la Sacra Scrittura, ha qualcosa di misterioso che, in ogni generazione, si è sempre rivelata feconda di nuove intuizioni e visioni, di incoraggiamento per il cammino dell’umanità. La Bibbia ha qualcosa in sé di veramente stupefacente e la lettura continua ne offre una prova concreta.

Papa Francesco ha sempre raccomandato di leggere la Scrittura e di tenere con noi un’edizione tascabile del Vangelo, perché ogni momento – magari in treno o in pullman – può bastare per leggere una frase: un seme da cui può crescere una pianta». La Bibbia, il Libro dei libri, che finisce con quelle parole che l’Arcivescovo richiama: “Vieni Signore Gesù”, la cui risposta è “Vengo presto”. «Si può dire che tutta la Scrittura si riassume in queste espressioni, perché la storia dell’umanità così tribolata ha un significato». E un senso chiaro: “Che ci sia una salvezza”. «Si è scritto questo libro per alimentare la speranza e, perciò, benedetti coloro che lo leggono, lo ascoltano, che ricevono questa visone della vita. La nostra vita è orientata a un compimento e si riassume in un gemito, “Vieni Signore”».

L’invocazione dello Spirito, la benedizione dell’Arcivescovo, proprio con la Bibbia – «perché vi accompagni la benedizione scritta in questo libro», la preghiera più preziosa che vi è scritta, il Padre Nostro e il canto corale “Madonna degli scout”, sono il suggello di intere giornate vissute con il Signore e la sua Parola, nel cuore di questa maledetta, benedetta città.

«In questo momento storico Milano è chiamata a una responsabilità particolare, deve resistere a situazioni in cui si semplifica troppo, si mistifica, si avanza per slogan. È importante che ogni anima della città, e gli scout ne sono un esempio, faccia la sua parte. Milano oggi deve lavorare per se stessa e il Paese», ha commentato, a margine, il Sindaco.

Insomma, tutti grati di questa scelta certamente da ripetere. «Siamo contenti di aver offerto un’occasione d’incontro, giorno e notte, una “movida” – data la vicinanza con la zona Navigli – alternativa, fatta di ascolto e testimonianza», dice, infatti, Agostino Migone, presidente di Fondazione Baden.

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